Preti e monache in Internet

E' utile Internet per i sacerdoti? E per le suore di clausura?

09/06/1999

In occasione della presentazione a Roma del volume che pubblica le prime 85 di queste prediche (v. Predica 99) sono stato intervistato per un certo numero di giornali e di televisioni.

Due domande che quasi sempre sono state rivolte sono: "Non Le pare che l'Internet sia una perdita di tempo per i sacerdoti e per le suore? " e "Può una suora di clausura , "sepolta viva", navigare nei cieli ambigui e mondani di Internet o inviare messaggi e comunicare con la società sia pur in maniera virtuale?" Analoga problematica è stata toccata anche dal P. Salvini sj, direttore di "Civiltà Cattolica", uno di quei tre presentatori, quando ha toccato il dubbio, ancor oggi piuttosto comune, circa l'efficacia di una comunicazione tramite internet, poiché pare che nella Chiesa si preferisca ancor oggi la comunicazione interpersonale; egli però ha anche precisato che questo tipo di predicazione va approvato, perché anche l'Internet può diventare "patria dell'anima".

Come si vede, sono problemi sentiti nel mondo cattolico ed è opportuno dedicarvi la dovuta attenzione.

Il dubbio toccato dal P. Salvini non è dello stesso tipo delle prime due domande; ma, a ben vedere, la sostanza di base è la stessa ed è basata su un equivoco:; quello di confondere lo strumento (l'Internet è un mezzo, uno strumento) con l'uso che se ne fa.

Non mi consta che la Chiesa abbia mai bandito od osteggiato le comunicazioni telefoniche, perché non "comunicazioni interpersonali". E' vero che, molte volte, un discorso a quattr'occhi può essere più efficace di un discorso per telefono.

Ma è anche vero che, almeno in qualche caso, per telefono si riesce a esprimersi o a confidarsi meglio. E da notare che, per certi rapporti, l'Internet può essere assai più efficace del telefono.

Ma l'equivoco soggiace anche alle domande circa preti e monache: certamente l'Internet può essere una perdita di tempo e forse peggio, come lo può essere frequentare certi ambienti (p.e. il tifo sportivo, per citare il meno... malvagio); certamente una donna, che s'è sepolta viva per stare solo col Signore, non dovrebbe cercare distrazioni nell'Internet.

Ma se, per caso, una claustrale o addirittura un convento ricevessero dal vescovo il compito di curare la pagina Internet della Curia diocesana, come è stato per il Convento di Santa Maria a Ripa per la diocesi fiorentina?Certamente, il pericolo della perdita di tempo e della dispersione psicologica e spirituale resta sempre e altrettanto certamente la cosiddetta "grazia di stato" che viene con l'Obbedienza, deve essere accompagnata da un preciso dominio di sé.

Starà ai superiori e alle superiore assumersi la responsabilità di affidare l'incarico; ma non tocca certo a noi giudicare. Analogamente per i sacerdoti: uno che si mette a navigare in Internet deve essere conscio di quello che sta facendo. Ma va ben notato il duplice (semplificando) uso di Internet: la navigazione e la comunicazione nelle sue varie forme. La navigazione certamente presenta i maggiori pericoli; ma è anche utilissima come fonte di informazioni.

Tutto sta a vedere perché ci si mette a navigare e quale risultato si vuole ottenere. Andare a ruota libera certamente non conviene a un sacerdote religioso/a, ma non conviene nemmeno ad alcun cristiano che intenda conservare la propria fede.

Non a caso, un signore m'ha scritto di un giovane di buoni sentimenti cristiani, che, da quando gli hanno messo a disposizione computer e Internet è andato allontanandosi un po' alla volta da quei buoni principi (e ci sarebbe tutto un discorsetto, che forse farò).Usare dell'Internet per comunicare può essere pure positivo.

So di qualche parroco che ha adottato l'Internet per comunicare con i propri parrocchiani; e fa bene, perché sa usare bene quel linguaggio. E so di una "mailing list" organizzata per lo scambio di idee tra o con sacerdoti: "preti-on-line". Tutto bene. Ma se, per navigare, occorre una certa oculatezza e un certo dominio di sé, per comunicare occorre un'opportuna metodologia, che non è il semplice saper usare Internet sotto il profilo tecnologico.

Difficoltà e obiezioni di carattere pastorale e morale contro l'uso delle nuove tecnologie della comunicazione, cominciando dal cinema, già giù fino alla tv, ci sono sempre state (e io ne so qualcosa). Sempre attenta particolarmente ai pericoli incombenti, già con la "Vigilanti Cura" di Pio XII e poi col Decreto conciliare "Inter Mirifica" (1963), la Chiesa ha allargato gli orizzonti pastorali, chiamando "mirifica (meravigliosi doni di Dio)" quelle invenzioni tecnologiche.

Purtroppo non tutti gli uomini della Chiesa hanno saputo aprirsi a quegli orizzonti spaziosi; ritardando così l'azione pastorale dei pionieri. Ma oggi si comincia a respirare un'aria nuova. C'è tuttavia da sperare che non si voglia ricominciare tutto da capo, trascurando il prezioso ed efficace cammino che già è stato fatto con molta competenza e profondo spirito cristiano.

Sempre a disposizione. Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj