È sbagliato essere buoni?

Essere buoni serve a qualcosa, per noi e per gli altri?

31/07/1999

Il sig. C. C. "povero trentenne" (come lui si firma) mi internetta: "Da circa un anno sono combattuto dall'essere buono o dall'essere cattivo. Essere buoni è sbagliato, ma essere cattivi è giusto? Non so se credere ancora in Dio, oppure no; se credere alla Divina Provvidenza, oppure no. Eppure non voglio cambiare, anzi spero sempre che il Cielo veda e provveda."

Colgo il messaggio, scusandomi però anzitutto di attendervi con tanto ritardo (mi era andato perso).

Non so quindi se queste mie considerazioni potranno ancora essere utili al sig. C.C.; più che sperarlo, penso proprio che egli abbia superato il momento di sconforto.

Ma faccio oggetto di una mia predica le Sue parole, perché mi pare che sia argomento che non interessa solo a lui.

Anzi, dirò che anch'io ho sofferto molte volte e soffro ancora questa constatazione, che ho denunciato anche sul mio mensile "Edav - educazione audiovisiva": "essere buoni - ho scritto - oggi è quasi impossibile; e questo è segno di come sia degradato il mondo (ovviamente mi riferisco all'Italia) nel quale siamo costretti a vivere".

Proprio oggi, su "Il Venerdì" di "Repubblica", mi cade sott'occhio la risposta che il giornalista Scalfari dà a una signora o signorina di Salerno la quale, di fronte ai tristi casi della famiglia Kennedy, non sa se credere o meno al destino. Le risponde Scalfari: "Neanche io credo al destino; infatti non penso che l'uomo sia il vertice della creazione e non penso che vi sia Qualcuno che veglia sul compimento del suo destino. Ma qui ci moviamo su un terreno largamente opinabile che non offre prove né a favore né contro le tesi in contrasto."La domanda sembra molto prossima a quella che C.C. a rivolge a me; e penso che la risposta di Scalfari sarebbe stata più o meno la stessa se C.C. si fosse rivolto a lui. Ma, nell'ipotesi, se avessi chiesto a C.C.: "La soddisfa?" scommetto che m'avrebbe risposto no.

E' vero che lì si parla di "destino", ch'è qualcosa di cieco e di perverso; mentre qui si parla di "Provvidenza", ch'è quella mano materna che sorregge le vicende di ciascuno di noi.Scalfari dice di non credere al destino e fa bene; ma quello che egli scrive per spiegare fa pensare che egli non creda nemmeno alla Provvidenza, cioè a un Qualcuno che muove amorevolmente tutte le cose; e - pare - ritiene d'essere giustificato, perché "quel terreno non offre prove né pro né contro".Il che non è affatto vero. Le prove che quel Qualcuno esiste, ciascuno le può trovare dentro di sé, se appena appena riesce a superare quell'orgoglio che ci fa credere di poter giudicare tutto e tutti e ci lascia ricordare che noi siamo nati senza che ci potessimo mettere becco.

Quindi…. Quel Qualcuno c'è, se ci sono i fiori e gli animali e l'uomo, maschi e femmine, e venti e mari e tempeste e giornate di pioggia e di sole.

Altro che terreno opinabile! Chiedo allora: dipende forse da quel Qualcuno, se oggi non è quasi più possibile essere buoni? Se si, vuol dire che quel Qualcuno esiste (inutile allora metterne in dubbio l'esistenza), ma che non c'è né Provvidenza, e nemmeno destino, perché Lui non si interessa di quanto succede quaggiù.Come mai? "Guardate ai gigli del campo, più belli dei vestiti di Salomone e agli uccelli dell'aria, che non mietono e non raccolgono, eppure Qualcuno li nutre…

E non volete che quel Qualcuno non abbia cura anche dell'uomo che vale ben di più"? No! non può essere che quel Qualcuno si disinteressi della Sua opera e particolarmente di tutti gli uomini creati "a sua immagine e somiglianza" Ma allora, cos'è che rende quasi impossibile, oggi, essere buoni? Se guardiamo bene, vediamo chiaramente che tutto questo è qualcosa che non è secondo la legge di Dio. E possiamo vedere anche che, quando non riusciamo a essere buoni e siamo tentati di essere cattivi, pure in noi c'è qualcosa che non è secondo Dio: un po' troppo d'egoismo e un pizzico d'orgoglio, , una certa fiacchezza morale, una fede un po' deboluccia (siamo capaci di dire "Tutto è provvidenziale", anche quando quello che ci capita è spiacevole?), un voler aver sempre tutta la ragione quando forse un po' di ragione ce l'hanno anche gli altri, e così via.

Tutto qui. E' poco, ma non è facile.

Essere buoni non è facile, ma essere cattivi non è giusto e non risolve nulla. Teniamo duro nella bontà, quindi, senza però lasciarci fare la pipì in testa!Ricordiamoci però anche che la Fede è un dono e che dobbiamo chiedere a Dio che ce ne dia un po' di più ("Credo Domine, sed adiuva incredulitatem meam.").

E cerchiamo d'essere sereni, sentendoci cullati e protetti nelle braccia del nostro Padre che sta nei cieli.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj