1° Maggio e verità

In occasione della festa dei lavoratori, alcune riflessioni su verità e menzogna in politica.

04/05/2002
La sig.ra A.B. di Milano mi internetta: «M’avevano detto che mi mancava l’età per avere il milione di pensione promesso dal governo. Ma io ho fatto la domanda e ho avuto subito l’aumento e tutti gli arretrati. Lo dica forte che non si lascino imbrogliare da quelli lì. Il governo i provvedimenti li ha presi e loro non ci avevano pensato. Adesso impediscono perfino ai poveri pensionati di avere quello che gli spetta. Così possono continuare a dire che il governo non ha fatto niente.»
 
Anzitutto ringrazio la sig.ra A.B. che si rivolge a me, perché ha capito che è un fatto di «verità, giustizia e carità nella libertà», ben più che politico; quindi religioso, morale e sociale; degno quindi - e doveroso - per una «predica», chiunque siano «quelli lì».
 
Non potevo credere che la spudoratezza della menzogna nella lotta politica, in istituzioni, poi, che devono aiutare i lavoratori, attivi o pensionati, e non fare politica, fosse arrivata addirittura al punto di danneggiarli, anziché aiutarli. E’ chiaro che, se le cose stavano a quel modo, si era di fronte a una gravissima mancanza di verità, giustizia e carità: un sacerdote non avrebbe potuto non reagire, pur affrontando le conseguenze di vario genere che ne sarebbero potute derivare.
Ho fatto quindi una rapida inchiesta per telefono, ma mi sono fermato quasi subito, allibito, tanti erano i casi analoghi riscontrati soprattutto in Emilia. In qualche caso, addirittura, certi patronati hanno trattenuto le domande senza inoltrarle; ma più frequenti sono i tentativi di dissuadere i pensionati interessati dal fare la dichiarazione con un motivo e con un altro, dicendo anche che era inutile perché ci sarebbe stato l’ingorgo e il governo non avrebbe più avuto soldi per far fronte alle richieste.
Ho saputo anche di lettere e di e-mail inviati a deputati e senatori non so di che parte; ma non ho saputo di interessamenti che siano seguiti. E mi auguro che non significhi che non ci sono stati.
 
L’e-mail della sig.ra A.B. mi arriva, ieri, il 1° Maggio, Festa dei Lavoratori, che la Chiesa dedica a S. Giuseppe, il santo lavoratore per eccellenza.
Ieri ho sentito di manifestazioni trionfanti proprio di «quelli lì»; ma non ho sentito niente da parte di chi affida a S. Giuseppe le sorti del lavoro (non so però dire se ce ne sono state o meno). Non fa onore a S. Giuseppe.
La differenza tra una parte e l’altra, comunque, è che di lì si parla di «lotta» di classe; mentre dall’altra si parla di «collaborazione» di classe. A che punto, poi, porti la lotta, ne abbiamo prova proprio nei casi qui citati: è problema di potere; non di servizio a chi ha bisogno.
Questa analisi forse ci porterebbe in politica, benché rispettare gli impegni che si sono presi con gli elettori è sempre problema di verità e di giustizia. Lasciamo pure! Comunque, è problema religioso anche che la gente si lasci imbambolare dalle chiacchiere, quando le chiacchiere sono menzogne, pur facilmente scopribili come quelle di cui stiamo dicendo. E il padre della menzogna non è certo S. Giuseppe! Questo è il grosso punto!…
C’è quindi un problema di coscienza anche per chi si lascia abbindolare e non vuole avvertire che i sistemi di lotta impostati sulla menzogna e sul tradimento dei doveri che uno pubblicamente si assume (com’è il danneggiare, anziché aiutare il lavoratore che gli si affida) non può aiutare a risolvere i problemi del lavoro e delle pensioni secondo verità e giustizia. Quindi le loro parole e proposte non sono attendibili e quindi non accettabili secondo verità e giustizia.
Se poi ci si dovesse accorgere che quei tali fanno eversione, camuffandosi da opposizione, il discorso si farebbe ancor più imponente e radicale. E ci si chiederebbe se non sarebbe urgente dovere di coscienza dei cittadini il chiedere, a gran voce, a chi ne ha gli obblighi, di essere difesi dalle forze politicamente e moralmente aggressive.
 
Vengono in mente le parole dell’Apocalisse (ma scaccio il pensiero di applicare): «Satana, liberato dal carcere, uscirà per sedurre le nazioni ai quattro angoli della terra, per adunarli per la guerra, il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono e cinsero d’assedio l’accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco discese dal cielo e li divorò.» (Ap 20, 1-15)
 
Sempre a disposizione.
Cordialmente

 

P. Nazareno Taddei sj