Bonolis ateo o credente? Mala TV

Uno dei tanti “predicatori televisivi” dediti a creare mentalità secolaristica. Che fare?

28/10/1999

La trasmissione era cominciata da poco, sabato scorso (23 ottobre), quando G.G. mi internetta: "Corra a vedere "Ciao Darwin" su Canale5. E' su atee e credenti. Possibili queste cose, proprio in un'Italia che, più bene che male, è cattolica?"

Sono corso; la trasmissione era già avanti; ho telefonato a un amico per la registrazione.

Mentre mi preparavo per questa risposta, mi giunge un'altro e-mail: "Direi che per predicare oggi si debba ricorrere a queste forme. Non Le pare?"

Ahimé! Rispondo.

La trasmissione diretta da Paolo Bonolis con Luca Laurenti m'ha dato una grande tristezza; tristezza, ovviamente, per chi ha ancora un certo senso della dignità !

Ma più che la scarsa credibilità delle "credenti" o, peggio ancora, la sicumera delle "atee" (è proprio vero che la superbia è figlia dell'ignoranza ), m'ha tristemente impressionato la scarsa autenticità della trasmissione: quanto c'era di sincero e di spontaneo da una parte e dall'altra, compreso il pubblico dei maschi che dovevano dare il proprio voto, e quanto invece non c'era di prestabilito e di preorganizzato (p.e. scelta delle concorrenti e del pubblico)?

Triste il fatto che un centinaio di donne - credenti o non credenti - abbiano accettato di spifferare in pubblico un loro problema ch'è così intimo per un'autentica natura umana; ma, peggio ancora, che ci sia chi - con la scusa dello spettacolo - si serve di queste povere donne (vittime presuntuose d'una mentalità consumistica) per fare propaganda d'ateismo.

Si dirà: "Ma è uno spettacolo! Non si può star lì ad arzigogolare!" Signori miei! Qui lo spettacolo (peraltro, piuttosto ben riuscito, come tale) era solo un pretesto. Qui s'è fatto spettacolo per diffondere secolarismo, cioè - come ho già detto in precedenti prediche - per distruggere nella gente la mentalità del Trascendente, per educarla [!?!] a considerare la vita dai tetti in giù.

Infatti, in una trasmissione come questa, il confronto tra "atee" e "credenti" non aveva nessun significato, perché lo stato interiore dell'animo umano, particolarmente femminile (ch'è così ricco e aperto a orizzonti, ben meno aperti per il maschio), non può essere valutato, tanto meno in pubblico e sotto forma di spettacolo, tanto meno ancora sottoposto a numeri: quella della fede o della non-credenza è una realtà di qualità e non di quantità, per di più profondamente interiore e privata.

Perché dunque lo si è preso, pur rischiando il filo del rasoio? eppure, lo si è preso, giocando sul passe-partout dello spettacolo.Non è stato uno sbaglio degli organizzatori; è stata evidentemente una cosa voluta da persone che sanno bene che la vera comunicazione della tv (come già quella del cinema) avviene su un piano, diverso da quello che superficialmente appare; cioè sul piano di formazione della mentalità e non su quello della materialità dell'informazione o della spettacolarità: "atee" e "credenti" dovevano apparire sullo stesso piano di valore (ecco il primo elemento per combattere il maggior valore, tradizionale, della fede), ma le "atee" dovevano fare migliore figura, se non vincere (ed ecco il secondo elemento, decisivo: la posizione di fede vale meno, o almeno tanto quanto, quella della non-fede).

Lo si è capito da tutto il complesso, ma soprattutto dall'impostazione consumistica e ben poco adatta a un confronto di natura, diciamo, spiritualistico se non proprio spirituale: l'insistente sfilata - tutt'altro che necessaria - di una trentina di ballerine (ovviamente più svestite che vestite), ma in particolare la vistosa apparizione d'una splendida ragazza quasi nuda (l'australiana Vanessa Rae Kelly), presentata come "la Natura" (in questo caso, tipico elemento secolaristico, per giustificare l'inutilità di un ricorso al vero Creatore).

L'intenzione di far prevalere le "atee" lo si è capito fin dalle prime battute tra Bonolis e l'attore Bova, il bello; ma s'è visto anche il maggior aiuto, offerto per le risposte alle "atee", p.e. nella sequenza dell'Inquisizione, ecc.; ma non trascurerei l'ambiguo evento nella sequenza della vetrina degli animali disgustosi, dove Bonolis irregolarmente è entrato in aiuto di Rita Dalla Chiesa, capa delle "credenti", poi s'è sentita male e Bonolis se l'è dovuta portar fuori in braccio.

Un dubbio è lecito, come pure è lecito qualche dubbio nella sequenza finale dell'acqua nei cilindroni - le "credenti" erano vincenti di 52 punti - dove la concorrente "credente", che pure aveva indovinato l'autore (Moravia) de "Gli indifferenti", non ha saputo rispondere sulla città natale di Ciampi (Livorno) e sul nome del dossier del KGB (Mitrokhin). Trasmissioni come quella (che non è l'unica in Mediaset, ma anche nella Rai) sono deleterie per la mentalità che diffondono, più che per i dettagli talvolta blasfemi o anche solo sciocchi che contengono.

Anche questi ultimi concorrono a creare mentalità, cioè modo di vedere e di sentire la realtà e le sue vicende: una mentalità, appunto, secolaristica; ma soprattutto è il modo di fondo di organizzare il complesso, sì che il pubblico sia portato a considerare tutto come se la realtà dell'uomo finisse interamente con questa vita terrena, che però ci si illude non debba finire mai.

Chi sta alle spalle di simili modi d'organizzare lo spettacolo? Viene da dire che Maurizio Costanzo nel suo nuovo incarico della "fiction" di Mediaset non ha perso tempo. Il business da solo non spiega e tanto meno giustifica.Chi è allora il grande suggeritore, forse ignoto agli stessi organizzatori?

Evidentemente, è il diavolo, perché è lui l'eterno nemico di Dio e quindi della religione e della fede. La cosa certamente più triste, dunque, è che milioni di telespettatori non s'accorgano dei tranelli tesi alla loro fede o anche solo alla loro dignità. Chiedere che boicottino certe trasmissioni è purtroppo un'utopia, date le attuali circostanze; ma che s'addestrino a "leggere" come si deve la tv, questo sì, si può chiedere alla loro coscienza. Anche per loro, la sicumera di non aver bisogno di un'adeguata e specifica formazione (ch'è poi superbia) è figlia dell'ignoranza. Speriamo che aprano gli occhi!

Ma c'è l'altro e -mail: la Chiesa (è essa la depositaria della predicazione) dovrebbe imparare a predicare da trasmissioni come quella.Fatte le debite precisazioni, posso essere d'accordo.

Purtroppo, in quella trasmissione ci sono solo due momenti che possono essere positivi, come metodologia della comunicazione.

Il primo è stato il momento quando Luca Laurenti, all'apparire della Vanessa, ha esclamato: "È la prova vivente che Dio esiste", frase ripresa da Bonolis pur ridendo, ma d'un riso che non ne distruggeva la validità: è stata un'efficace (come comunicazione) ammissione dell'esistenza di Dio, creatore anche dell'uomo e della bellezza;che l'ha suscitato, quando Rita Dalla Chiesa ha confessato il suo passaggio da non-credente e credente: "A un certo punto della mia vita - ha detto - ho ricominciato a credere.

Capivo che c'era qualcosa di più forte, di più importante: di me, dei miei problemi, e delle cose che mi stavano succedendo e a queste cose mi sono aggrappata. " (grandi applausi: dove sono finite "le atee" e i loro sostenitori?)

Tutto il resto della trasmissione è stata ottima predicazione in favore del secolarismo, cioè in funzione d'un sentire la fede come qualcosa che si può mettere sullo stesso piano della non-credenza e quindi della scarsa validità dei principi morali e di comportamento che ne conseguono.

Ma non si devono confondere i "contenuti" con la "metodologia". Certamente i contenuti del secolarismo non sono quelli della Chiesa; ma è anche vero che la metodologia dei suoi uomini nell'esprimere i propri contenuti è tuttora vigente quasi ovunque e non tiene conto dei cambiamenti di "modi del comunicare" e quindi di mentalità, indicati, ma ben poco ascoltati, dal Papa attuale all'art. 37 della "Redemptoris Missio".

Pregando quindi che anche gli uomini della Chiesa non si lascino travolgere dalle ondate di secolarismo e s'aprano come si conviene (non come sta facendo qualcuno, più arrivista che esperto) alle nuove indispensabili metodologie della comunicazione, cerchiamo di fare quello che sta in noi per affrontare le nuove battaglie per il Regno dei Cieli, che sono poi le battaglie per la salvezza di ciascuno di noi.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj