Sanremo 2000

Da un festival vuoto come Sanremo 2000 è possibile cogliere qualcosa di buono? Si, ma...

08/03/2000

Il sig. G.H. mi internetta: "Dopo il Sanremo di quest'anno, si sente di ripetere (Predica 39) che, anche da un festival vuoto di senso, si può cogliere qualcosa di buono?"

Sì, anche da un festival vuoto come il Sanremo 2000 (ma dire "vuoto" è fare un complimento) "si può cogliere qualcosa di buono"; in questo caso un insegnamento.

Nel citato '97, ho detto di canzoni che mostravano, sia pure - qualcuna - in forma negativa, per non dire blasfema, una profonda esigenza di Dio o quanto meno il riconoscimento della sua presenza.

Nei testi di quest'anno, ha prevalso la confusione mentale, non tanto circa Dio, bensì circa la vita stessa, l'amore, la solidarietà, gli affetti naturali. E questo è più grave della stessa bestemmia, la quale impreca sì contro l'esistenza di Dio, ma la riconosce. Il discorso sulle canzoni - testi e musica - mi porterebbe troppo lontano da una "predica"; mentre il Sanremo 2000 vi offre materia abbondante; e proprio perché è il festival della canzone italiana. Faccio solo qualche considerazione.

Quando il festival di Sanremo nacque, 50 anni fa, io ero da poco uscito dalla scuola di G. Francesco Malipiero, con un bel diploma di composizione e direzione d'orchestra. Dovevo considerare la canzone italiana dall'alto al basso, come m'avevano insegnato: "romanticume"; ma francamente non ce la facevo. Sanremo nasceva proprio con quello stupendo romanticume; e come apprezzavo l'antiromanticismo del mio maestro e la dodecafonia di Schönberg, così non potevo non apprezzare la canzone italiana, particolarmente quella napoletana e quella della montagna.

Ma a Sanremo spuntò anche "Grazie dei fior!".Forse potrei dire qualcosa anche di questa musica oggi sbandierata a Sanremo; ma sarebbe un discorso culturale, non morale; troppo fuori da questa sede.Morale invece comincia a essere il discorso di un festival che si presenta della canzone italiana e che di "italiana" non ha niente: tutto importato - e spesso male - da altre origini, particolarmente mode anglo-americane. E' una falsificazione; ma ancora passabile. Molto meno passabile moralmente, invece, che la musica sia stata soppiantata dallo spettacolo: è una falsità evidente, che ne nasconde altre.

Dovrebbe essere la musica a fare spettacolo; ma essa evidentemente non basta agli organizzatori, ai quali non interessa la musica, bensì qualcos'altro, che solo un grande spettacolo di varietà può portare, cioè soldi. Moralmente, siamo fuori strada: se volete fare soldi, non prendete a pretesto un fatto culturale e anche educativo importante com'è la musica, soprattutto quella popolare. E che cosa si fa per fare spettacolo? Si getta polvere negli occhi e, nell'accecamento, si ruba alla gente che paga le lasse; furto legalizzato ovviamente

Leggo da "Panorama" (24.2.00): Pavarotti, 150 milioni a serata; Fazio, 100 milioni a serata oltre il contratto RAI (che dicono miliardario); Sastre, 70 milioni a serata; Teocoli, 60 milioni a serata; Marcuzzi, 35 milioni a serata; Fichi d'India, 30 milioni a serata. Fanno 445 milioni a serata, che moltiplicato per 5 (supponiamo pure che la giornata d'intervallo sia stata gratis), fanno 2 miliardi 225 milioni. Vale a dire l'ammontare di un anno di pensioni (che non direi basse:32.500.000) di 68,5 pensionati. Che se si aggiungono i 400 milioni, costo complessivo dei quattro ospiti italiani (ma gli stranieri?), i pensionati salgono a 80,769.

Cifre che gridano vendetta al cielo. Da notare che per guadagnare quello che gli insipidi "Fichi d'India" (i meno retribuiti) prendevano in una serata, un operaio ben retribuito deve lavorare un anno! E per guadagnare quello che Pavarotti ha preso in una serata (e che cosa ha fatto?), quell'operaio deve lavorare cinque anni. E' questa la giustizia?Cinque serate! per di più, pressoché inutili allo scopo che ufficialmente si prefiggevano, cioè la canzone italiana.Per fare spettacolo, l'anno scorso s'erano chiamati il Premio Nobel Dulbecco e Gorbaciov. Qualcosa di socialmente e culturalmente valido lo avevano certamente detto, in qualche modo giustificando la spesa, per quanto fuori posto.Quest'anno, Pavarotti non aveva molto da dire, ma avrebbe potuto cantare all'italiana. Invece. niente! Ha fatto la bella figurina, peraltro nemmeno bellissima. Tanto da far pena. Ma lui "s'è tanto divertito"! E' questo lo spettacolo?E anche Teocoli, pur bravissimo come imitatore, non ha graffiato lo schermo come lo scorso anno.

Quest'anno poi c'è stato il "rap" di Jovanotti. Quanto credibile la sincerità di quel suo intervento (100 milioni per la sua presenza! )? E infatti, l'indomani è ricevuto con Bono dal Presidente del Consiglio, che ha promesso di abbonare il debito delle nazioni bisognose. Non c'era arrivato da solo? Nemmeno con la parola del Papa? La nostra politica lavora a livello di guitti? O è tutto polvere negli occhi, magari in vista delle votazioni? Spettacolo?

Sì, ma intanto la gente, che osserva, si chiede (sbagliando) se vale la pena di andare a votare, ch'è quello che molti vogliono: "lasciateci lavorare"...La gente comincia a smaliziarsi: non accetta più di essere presa in giro; ma è arrivata solo al piano dello spettacolo: gli ascolti sono calati, in maniera quanto meno significativa. Troppa artificiosità, troppo interesse smaccato; troppa noncuranza, diciamo pure, dell'etica nei suoi vari aspetti. Ma il discorso deve andare più in là. A questo punto, infatti, il discorso si fa molto più serio. Quei miliardi non sono tutti rubati dalle tasche dei contribuenti, almeno direttamente. La Rai ha le sue colpe; ma gli sponsor hanno dato il loro bel contributo a quei miliardi... osceni.

Tutte quelle falsità, quegli sprechi, quella diffusione di secolarismo nei testi, quella confusione di valori nelle musiche per aumentare la confusione mentale, affinché la gente non capisca e non si renda conto di quello che sta succedendo, sono le armi dei conquistadores delle teste per poter dominare il pianeta. Gente ben al di sopra di Sanremo e dell'Italia politica. Non sono loro gli organizzatori di Sanremo, per quanto vi abbiano qualche po' di "longa manus"; ma loro se ne servono astutamente.

Avete mai letto in qualche giornale qualcuno che dica queste cose? Eh, no! Sarebbe pericoloso. Così, la gente non se ne accorge, nemmeno se qualcuno cerca di farlo capire. Anzi gli dà contro. Cos'è la verità?

E Gesù non ha risposto; ma non perché non lo sapesse... Si può fare qualcosa? Sì, attendendo alla verità e alla giustizia. In poche parole: al momento, sentire, come problema proprio, il doversene accorgere.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj