Omosessuali a Roma

Alcune riflessioni sul gay-pride di Roma

12/06/2000

L'amico B.C. mi internetta: "Cosa pensa della cagnara sul gay-pride di Roma?"

Rispondo: penso che sia un'ennesima manovra diretta o indiretta della campagna secolaristica, mediante "confusione mentale" dei conquistadores planetari attuali, la quale campagna in Italia da circa un anno sta assumendo delle forme semplicemente spudorate.

M'è capitato di leggere l'articolo di Francesco Merlo su " Sette" n° 23 ("Il Gay Pride inopportuno? Ma non facciamo i cavernicoli!"): bisogna dirlo settario (non oso dire prezzolato), perché non è pensabile che un opinionista pari suo scriva errori di logica e di cultura come quelli. Ma penso anche che dietro quella "cagnara" come B.C. (non a torto) la chiama, ci siano dei problemi consistenti, anche penosi.

Cerco di dire quello che posso, per quello che conosco. Pare che i gay di quella annuale manifestazione mondiale siano divisi se accettare o meno anche le lesbiche. E' un dettaglio che, già questo, fa pensare; ma lo cito solo per dire che, al momento, intendo riferirmi agli omosessuali in genere.

Per prima cosa, essi dicono di voler "affermare pubblicamente l'orgoglio di essere omosessuali". Non posso, allora, non pensare a quegli omosessuali che ho incontrato nella mia lunga vita di sacerdote: non ho mai trovato alcuno orgoglioso di quella anomalia; li ho trovati invece tutti, in maniere diverse, desiderosi di riservatezza e di poter rientrare nella normalità.

E ciò, non tanto per il disagio nell'essere umiliati dagli sfottò degli altri, quanto piuttosto per il peso che si sentivano addosso.

Tra questi posso citare tranquillamente Pier Paolo Pasolini, che mi ha onorato della sua amicizia e della sua fiducia, la cui anomalia era pubblicamente strombazzata anche dai cattolici e ne soffriva ovviamente moltissimo; ma mi confidava appunto il peso di non potersi sottrarre (e di più non posso dire). Mi pare quindi lecito chiedere quanto ci sia di sincero e di spontaneo nella dichiarazione - che si fa urlando - di quell'intento. Un'altra considerazione: molte cose fanno pensare che, in casi come l'attuale, si debba distinguere tra chi è omosessuale per vera e propria anomalia biofisiologica o anche solo psicologica o per ambedue e chi lo è per vizio o anche per interesse economico.

Diciamo forte e insisto nell'affermarlo che il vero omosessuale, come qualsiasi altro handicappato, ha tutti i diritti di essere rispettato; non solo, bensì anche, quando necessario od opportuno, ha il diritto di manifestare pubblicamente le sue istanze e i suoi desideri. Credo, quindi, che bisognerebbe effettivamente impedire quelle irriverenze e sfottò piuttosto abituali, tanto più l'opporsi ad eventuali manifestazioni pubbliche, e punire anche severamente chi li compie, così come succede per tutti gli altri handicappati.

E' vero che qualche handicap può produrre qualche imbarazzo in certe circostanze; ma ciò, se non autorizza alcuna mancanza di rispetto o violazione di diritti; impone tuttavia un certo riguardo anche nei portatori e accompagnatori.Ma dubito che il vero omosessuale - salvo eccezioni - abbia voglia di realizzare manifestazioni pubbliche per dimostrare l'orgoglio di esserlo.

Comunque, il principio è quello. Chi poi è omosessuale per vizio, non penso che abbia gli stessi diritti; è come se i ladri o gli assassini avessero diritto di manifestare per chiedere l'abolizione delle pene.

E veniamo al caso del Gay Pride 2000 a Roma. Anche dato - ma difficilmente concesso - che i suoi organizzatori siano veri omosessuali e che, chissà per quale misterioso e straordinario caso, vogliamo veramente far credere di esserne orgogliosi, il fatto è che il loro primario dichiarato intento in questa iniziativa è quello di realizzare la manifestazione a Roma nell'anno del Giubileo, proprio per sfregiare in qualche modo lo stesso Giubileo e la Chiesa che essi ingiustamente incolpano di penalizzarli moralmente.

Dico ingiustamente, perché non è vero che la Chiesa penalizzi la loro anomalia, anzi la rispetta profondamente e cerca di aiutare almeno quelli che non rifiutano di essere aiutati; la Chiesa condanna invece chi fa professione di vizio.E volete chiamare cavernicolo chi cerca di difendere dai ladri la propria casa?

Povero Merlo!La manifestazione, comunque, non farà certo cambiare opinione circa gli omosessuali a quelli (e ce n'è più d'uno) che sbagliano nel considerarli. Ma c'è chi invoca la democrazia! Bene, gli si può ricordare che la stragrande maggioranza degli italiani (pare oltre il 70%) s'è già dimostrata contraria a quella manifestazione. Il dato non è ufficiale; ma proprio in democrazia gli amministratori pubblici devono tener conto della volontà popolare.

Tuttavia l'aspetto più importante della faccenda forse è proprio quello che dicevo all'inizio: siamo in piena campagna di secolarizzazione, organizzata dai conquistadores dell'epoca attuale. Questo probabilmente è un episodio da grandi manovre campali, da grandi prove generali.

Vorrei dire allora: apriamo bene occhi e orecchie e non perdiamoci in dettagli che possono solo distrarre. Anche gli amministratori della cosa pubblica devono accorgersene, perché ci vanno di mezzo anche loro.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj