La fine del mondo

Si torna a parlare del rapporto tra scienza e fede e tra scoperte e credenza.

27/04/2005
Dettaglio dell'articolo del quotidiano "Libero" del 22/4/05 su "Futuro da brivido per la terra"

La pagina «Scienza» di «Libero» , venerdì 22 aprile 2005, titola vistosamente: «Futuro da brivido per la terra»; nel Sommario recita: «Previsioni: paurosi risultati di un sondaggio fra importanti scienziati di tutto il mondo»; nel sottotitolo specifica: «Buchi neri, pandemie e caldo minacciano la sopravvivenza del pianeta», esibisce la foto che riproduco (fig. 1) e la tabella che pure riproduco (fig. 2), il testo di Roberto Manzocco, che cito e due finestrelle, una delle quali contiene la finestrella «Le prime catastrofi entro i prossimi settant'anni» e una redazionale «L'autostrada del cielo realizzata dalla Nasa» nelle tre parti: La mappa informatica che re-
golerà il traffico delle nuove auto volanti», «I batteri sono intelligenti» e «Bambola robot respira e ha orgasmi»; e, per fortuna, la prima di Nantas Salvalaggio: «Facciamo le corna» con la citata paurosa finestrella.

«Come si vede, tutto fantascienza. Ma forse, meno campate in aria quelle previsioni sulla fine del mondo.
«Cosa e come deve pensare un buon cristiano?»
Rispondo volentieri, come so e come posso.
Tabella delle "dieci catastrifi che ci aspettano" secondo il quotidiano "Libero"
Anzitutto, dobbiamo avvicinarci alla verità.
E, in pratica, a costo di sembrare retrogrado e antemedievale, direi: «E chi ci crede?» Il che non significa non credere o sottovalutare la scienza. Proprio viceversa: proprio perché credo nel valore della scienza e so che è qualcosa di molto serio, mi chiedo anzitutto: che valore veramente scientifico hanno quelle previsioni, delle quali nessuna si presenta con dati di fatto scientifici seri, bensì tutte sembrano semplici illazioni circa fenomeni di fatto esistenti, esistenti, però, come «possibilità» e non come «certezze» di eventi possibili. Quando la scienza si presenterà con dati di scienza più attendibili, si potrà e probabilmente si dovrà credere; ma fino a quel punto, penso sia secondo verità (come dev'essere per ogni cristiano) porsi grossi e seri punti interrogativi e non affidarci a delle fòle.
Ma ecco il secondo e non sottovalutabile pensiero per un buon cristiano, che veramente voglia essere nella verità: e se una o l'altra di quelle previsione poggiasse sulla realtà e si potesse veramente realizzare?
ll problema, qui, è più serio e la domanda è più che lecita, perché, anzitutto, è anche secondo verità: infatti, per quanto anche uno o più scienziati possano errare nei loro percorsi, è anche vero che ciascuno di essi ha cercato e cerca la verità ed è quindi più che logico supporre che l'uno o l'altro di quei percorsi sia prossimo alla verità, al punto da non poter negare a priori che l'uno o l'altro di quegli eventi possa succedere.
E , allora, cosa può e deve fare il buon cristiano?
La risposta ce la dà, con la sua vita concreta, Gesù stesso. Noi saremmo, infatti, - pensiamoci un miomento! - nelle sue stesse condizioni: quando Lui era nell'attesa di un evento catastrofico per la sua stessa vita e per la sua stessa missione, evento (passione e morte e resurrezione) che non era ancora accaduto, ma che certamente sarebbe avvenuto (e di fatto è accaduto, come Egli, uomo-Dio, ben poteva sapere e sapeva. E cosa ha fatto?) Solo nell'orto degli ulivi, Egli ha piegato le ginocchia e ha pregato «Se è possibile, passi da me questo calice!»; ma cosa ha fatto in tutto il resto dei suoi giorni? ha continuato a fare quello che doveva fare: annunciare la Buona Novella.
E noi? Cosa dobbiamo fare?
Dobbiamo attendere, come ha fatto Lui; e nell'attesa, continuare a fare il nostro lavoro.
La risposta è semplice e ovvia. Ma sarebbe ben da sciocchi dire che l'impresa è facile e gradevole. Già sappiamo quanto sia incresciosa e causa di sofferenza ogni attesa.
Eh, sì! e dobbiamo aspettare, e, nel contempo, offrire lealmente a Cristo, «a compimento di quanto tu hai fatto e sofferto per tutta l'umanità (la sua sofferenza salvifica)». E approfittiamo di quegli istanti per offrire a Cristo e alla sua Vergine Madre, tutta la nostra vita e il nostro essere e che Egli ne
di­sponga nella maniera che Egli riterrà più opportuna per la purificazione dell'esistenza, nostra e dei nostri cari, e per il maggior bene dell'Umanità. Così, potremo sentire anche lo splendido valore di collaborare realmente, noi, poverelli, con Cristo, alla salvezza dell'Umanità!
Pensiamo alle immani sofferenze che i nostri contemporanei soffrono per le ingiustizie e per la cattiveria umane. I media ci offrono ogni giorno immagini orripilanti di quanto succede e noi vorremmo, ma non sappiamo cosa fare.
Ed ecco la riposta: «Gesù mio, ti offro la mia sofferenza di questa attesa o del non saper cosa fare.
È poca cosa; ma vicino alla Tua, qualcosa può valere. Prendila Tu e aiutami a offrirtela con tutta la lealtà di cui sono capace. E che la Vergine Madre mi aiuti nella Sua ormai infinita comprensione».

 

Che la Santa Famiglia e la SS.ma Trinità ci benedicano;
e, sempre a disposizione, credetemi
 
P. Nazareno Taddei sj