Epifania al ristorante

Un incontro al ristorante, alla vigilia dell’Epifania, due chiacchiere e poi…

12/01/2001

Anche questa volta parto da una mia esperienza personale.

La vigilia dell'Epifania sono andato a cena nella trattoria di Roma, dove vado generalmente quando sono di passaggio.

La sala era piena. Una coppia di signori (mi accorsi poi che erano francesi) era già lì ad aspettare che si facesse posto e io mi sono accodato con la persona che mi accompagnava.

Poi ci fecero accomodare su due tavolini contigui, ma separati. Ciascuno per conto suo. A un certo punto, traduco al cameriere una parola che egli non capiva e i signori mi fecero un cenno di ringraziamento.

Chiesi allora se fossero a Roma per il Giubileo e mi risposero di no: erano lì solo per non ricordo quale anniversario di nozze in un viaggio offerto dai loro due figli già adulti.

Chiesi allora se fossero cattolici; la signora, una dolce minuta donnina, mi rispose che era cattolica e il signore, gentilissimo, aperto, ma rispettoso, mi disse che era ateo.

Mi raccontarono dei loro due figli, non battezzati, il più giovane dei quali, però, quasi ormai trentenne, aveva scelto liberamente di farsi cattolico e da poco s'era fatto battezzare con gioia di tutti.

La signora poi mi fece osservare la coincidenza di quel loro viaggio: a Roma, alla fine del Giubileo, per l'Epifania che è la festa dell'Universalità, quando, almeno per rispetto del marito, quel viaggio non doveva avere nessun significato religioso, ma le circostanze avevano indotto quel luogo e quel tempo.

Notai subito il grande affiatamento d'amore che c'era tra i due coniugi.

Chiesi al marito perché fosse ateo. Mi rispose francamente, ma con molta amabilità, che in quel modo si sentiva libero, perché non poteva accettare vincoli sulla sua guida di coscienza, ma disse anche che era alla ricerca della verità e l'avrebbe accettata, qualora gli se ne fosse presentata una plausibile.

Gli osservai che egli non era affatto libero; mi interrogò con gli occhi. "Perché - gli chiesi - Lei va dormire e non può farne a meno? perché mangia, beve? e perché non può rifiutare di fare i suoi bisogni corporali?" "Ma quella è la natura!", rispose. "Già! - osservai - Vuol dire però che Lei non è libero di fare tutto quel che vuole, nemmeno nelle cose più ordinarie della vita…; vuol dire che c'è Qualcuno o

Qualcosa al di sopra di noi, comunque si chiami…" Insomma, si intavolò una vera e propria discussione tra l'esistenziale e il filosofico-teologico, alla quale quel signore rispondeva anche con argomenti tutt'altro che vacui. Il bello è che la moglie, pur dimostratasi fervente cattolica, sembrava stare più dalla parte del marito che dalla mia: sembrava volerlo difendere dagli attacchi che non gli risparmiavo, pur in un clima di grande rispetto reciproco.

Per farla breve, a un certo punto non potei esimermi dal rilevare il grande amore che li legava; ambedue annuirono con piena e forte convinzione.

Allora azzardai: "Ma è Dio l'amore!" Il marito disse qualcosa come per dire (m'è sembrato senza convinzione o, almeno, con molta titubanza) che non accettava che l'amore fosse quel Dio che noi intendiamo. La moglie ci tenne a dire che l'amore è quello che li fa rispettarsi pienamente nella differenza di convinzione religiosa; che, per quanto lei lo desideri, non farà mai nulla per portarlo a una conversione ("salvo la preghiera", le osservai quasi sottovoce).

Ci salutammo come grandi amici, augurando al signore un'ottima ricerca, augurio che egli accettò molto volentieri.

Un incontro, per me e secondo me, notevole.

Recentemente il Papa aveva detto che il Paradiso può essere anche di chi non crede: questo era un chiarissimo esempio che il Signore Iddio mi faceva incontrare, perché allargassi gli orizzonti della mia credenza.

Quella dolce, ma decisa, signora l'aveva capito da sempre: Gesù si incarna anche nella vita quotidiana di ciascuno, secondo le esigenze e le circostanze di ciascuno. Purché ci sia una fede sincera e onesta. In simile contesto spirituale, quella signora ha una serena convivenza col marito che è ateo, ma onesto nel suo pensiero e nella sua ricerca.

Per me è stato un concreto allargamento di orizzonti pastorali. Ma non vuol dire cessione di impegni di fede e di morale. Vuol dire conoscere sempre meglio la dottrina.

Detto questo, non ho potuto fare a meno di pensare alla stranezza delle coincidenze: due coniugi anziani, uno ateo, l'altra cattolica convinta, ricevono in dono dai due figli un viaggio di nozze; capitano a Roma, la vigilia dell'Epifania e della chiusura del Giubileo, la sera vanno a mangiare una pizza nella trattoria sotto l'albergo e lì, per puro caso, incontrano un sacerdote che - come minimo - pone domande che l'ateo non s'aspetta e si sente dire che l'amore che lo fa vivere nella sua famiglia è Dio.

Somma di coincidenze fortuite o non piuttosto Provvidenza? Io direi precisamente: Provvidenza.Non so se questo incontro lo porterà alla conversione; non so nemmeno - cosa però possibile - se lo farà riflettere ulteriormente nella sua ricerca.

So però che nulla si svolge nella vita di ognuno che non sia per lo meno permesso, se non proprio guidato, da un Dio infinito che ci vuol bene.

Proprio perché Egli sa trarre tutto, anche il male, a nostro vantaggio, a condizione però che siamo onesti con noi stessi e con Lui. Questa è Epifania.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj