L'oscura chiesa di Jacopo Fo

Anche lo “storico” (sic!) Jacopo Fo si scaglia contro la Chiesa; ma quanti errori…

09/01/2001

G.P. mi scrive: "Sono rimasto scosso dal libro di Jacopo Fo sui misfatti del cristianesimo. Non sapevo che fossero così numerosi, così micidiali. (...) Viene attaccato perfino S. Paolo, riportando l'episodio dello schiavo Onesimo, che venne da S. Paolo riconsegnato al suo padrone (pur sapendo che la fuga era punita con la morte). Mi dia una parola confortatrice e chiarificatrice."

Rispondo con questa predica, rispondendo anche al sig. G.P., perché mi pare che l'argomento sia interessante, soprattutto perché pare proprio far parte della campagna in atto contro la Chiesa cui ho fatto già qualche accenno in altre occasioni.

Dico subito che non ho letto il libro di cui mi parla il sig. G.P. e che, almeno al momento, non ho alcuna intenzione di leggerlo. Questo, per due motivi: il primo, ho studiato per anni la storia (non le storielle) della Chiesa e credo d'essere abbastanza informato sui misfatti, di vario genere, anche orribili, che sono stati commessi nei duemila anni, anche da figli della Chiesa; il secondo, non mi consta che Jacopo Fo sia uno storico, bensì un uomo tra giornalista e spettacolo (vedere "c@c@o: il giornale delle buone notizie").

Probabilmente - come il papà poeta e attore e... mimo (Premio Nobel), che si è sempre interessato di fatti incresciosi della Chiesa (e non perché anche di quelli gioiosi?), che io stesso ho conosciuto più di vent'anni fa e ho ammirato e anche difeso in alcune sue opere e diretto qualche tesi di laurea su di lui - anche il figlio ha analoga passione più per i fatti incresciosi della Chiesa che della storia. Non posso dire se con analoga verve poetica.

Mi basta l'accenno allo schiavo Onesimo (il nome vuol dire "persona utile"). Onesimo era fuggito, sì, pagano, dalla casa di Filemone, forse di Colosse; è vero che un fuggitivo poteva incontrare pene severissime e in qualche caso anche la morte; ed è vero che S. Paolo lo rimanda la suo padrone.

Ma come? Filemone era un signore cristiano, ricco, divenuto tale anche con l'aiuto di S. Paolo. Probabilmente era il marito di quella Archippo collaboratrice di S. Paolo. Paolo, quindi, sa bene a chi si rivolge.

Ma non è tutto. Fuggendo, Onesimo, pagano, si era rifugiato presso S. Paolo che gli aveva fatto capire il valore della liberazione dello spirito al di sopra di quella umana e giuridica. Si era quindi convertito. S. Paolo, da un carcere che non si sa bene di quale città, scrive la Lettera a Filemone, pregando di riaccettarlo. Onesimo, ormai, come cristiano è un fratello.

Ma si noti come Paolo scrive: anzitutto, ricorda a Filemone, lodandolo, l'impegno cristiano: "La fede che ci è comune si manifesti in tutta la sua efficacia e ti faccia conoscere tutto il bene che noi [cristiani, quindi anche Onesimo], per Cristo, possiamo fare." Poi glielo raccomanda con queste parole: "Pur avendo in Cristo molta libertà di comandarti quello che deve essere fatto, (...) ti prego per il figlio mio che ho generato in catene, Onesimo, già a te disutile, ma ora utile a te e a me.

Ti ho rimandato, lui, cioè il mio cuore. (...). Forse proprio per questo [cioè aiutare Paolo al posto di Filemone] si è allontanato da te momentaneamente: perché tu potessi poi averlo per sempre, non più come schiavo, ma molto più che schiavo, come un fratello diletto, moltissimo a me, ma quanto più a te secondo la carne e il Signore."

Non si sa se quell'Onesimo sia lo stesso ex-schiavo successo poi come vescovo a Timoteo o costituito da Paolo stesso vescovo in Macedonia. E' credibile che S. Paolo abbia fatto un misfatto rinviando Onesimo fuggiasco al padrone Filemone? Come si fa presto a dir bugie, dicendo cose vere! Questo è un tipico esempio di "comunicazione inavvertita" che fa credere cose false o comunque erronee, dicendo cose vere.

Di questo tipo di comunicazioni sono pieni i media, soprattutto la tv e soprattutto di essi si servono quei certi signori per fare campagna - sporca - contro la Chiesa. Posso arguire che identica verità contraffatta ci sia anche nel parlare dei fatti incresciosi che si trovano sparsi qua e là nei due millenni di cristianesimo e quindi nel libro citato. Si fa presto a far passare per assassini tutti i Crociati o tutti gli Inquisitori! Che fatti di questo genere ci siano stati, nessuno lo può negare. Lo stesso Giovanni Paolo II, proprio durante il Concilio, ha chiesto solennemente perdono per tutti questi misfatti.

Da notare, però che sono stati fatti non dalla Chiesa, ma nella Chiesa, cioè da suoi figli, alti o bassi nella gerarchia, in buona o in mala fede. Misfatti che qua e là ancora oggi si commettono, anche se in forme non sanguinarie; ma non è la Chiesa che li commette: è qualcuno degli uomini della Chiesa, certamente non rispettosi (in buona o mala fede, ripeto) dei suoi insegnamenti.

C'è da essere sfiduciati? Direi proprio di no, anzi viceversa, perché significa che la Chiesa continua il suo cammino. E' eterna, nonostante qualche autore di misfatti. Mi viene in mente quel detto-barzelletta: "La prova più bella dell'autenticità della Chiesa è che in 2000 anni nemmeno i suoi preti sono riusciti a distruggerla."

E' un po' cattivella, ma non è lontana dalla verità, chiedendo ovviamente scusa a quella miriade di preti, frati e monache e laici, che vogliono veramente bene a Cristo e che si sforzano di seguirne gli insegnamenti. Rifugio e conforto di tanta gente d'ogni razza, nonostante limiti e difetti.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Tadei sj