Dio buono e le miserie

Come si fa a dire che “tutto è provvidenziale” finché ci sono bambini che muoiono di fame? Eppure…

22/06/2001
M.T., studentessa, mi internetta: «Lei dice sempre che tutto è provvidenziale, ma allora cosa si può dire degli uomini che non hanno potuto conoscere il bene? dei bambini che in Africa muoiono di fame, mentre da un’altra parte del mondo ci sono bambini obesi? e in che modo si può parlare di Dio buono e giusto, quando è un solo caso fortuito a stabilire se un bambino debba nascere in una famiglia ricca o in una povera, sano o malato, stupido o intelligente?»
 
È certo un problema.
Intanto dico subito che non c’è alcun uomo che non abbia potuto conoscere il bene, perché in tutti c’è una coscienza che chiama il bene, anche se l'ambiente o la mala educazione l'hanno fuorviata. Dio saprà valutare e, prima ancora, comprendere.
Per il resto, rispondo partendo dai fiori di queste due fotografie. Non li avevo mai visti e non ne conosco il nome; ma me li sono trovati davanti sull’altare per tanto tempo e ogni giorno li osservavo.
[fiore_giallo.jpg - 14,20 Kb - Data creazione: 23/11/2006 11:27]  
Il fiore giallo qui a sinistra ho visto che, dal centro in alto (v. freccia), un po’ alla volta faceva diventare giallo-oro anche le foglie che gli stavano attorno (si vede anche quella grande in basso che si sta colorando), ma la punta restava verde. Poi, a un dato punto, è cominciato l’inverso: le foglie giallo-oro hanno cominciato a ridiventare verdi. Perché? Non so. Ma sto ancora osservando per vedere come andrà a finire.
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La pianta qui a destra me l’hanno portata con quei due bei fiori bianchi con quel grosso… pistillo (si chiama cosí?). A un dato punto le due grosse foglie, che si vedono sotto i fiori a destra e che erano a sinistra, si sono mosse fino a fermarsi davanti al fiore, quasi a proteggerlo (dalla vista? da qual­cos’altro? mah!). Una specie di pudore. Dopo qualche giorno si sono mosse ancora verso destra (come ora le vediamo) e il fiore relativo è sembrato  invecchiare: il grosso petalo bianco ha cominciato a fare chiazze marrone, partendo dai bordi; e quando è diventato tutto marrone, quasi improvvisamente s’è rinsecchito e il grosso pistillo è reclinato verso il basso, su uno stelo che non lo reggeva più, facendo uscire innumerevoli piccoli semi. Durante quel riparo dietro le foglie, evidentemente è successo qualcosa in funzione di maturazione.
Non ho potuto far a meno di pensare all’Autore — come sempre guardando i fiori di qualsiasi genere — che ha inventato queste meraviglie.
 
Ricordo che Gesú ha detto (Lc 12, 27; Mt 6, 26): «Guardate i gigli del campo: nemmeno Salomone vestiva come uno di loro! Eppure il corpo vale piú del vestito. Se dunque Dio veste cosí l’erba del campo, che oggi c’è e domani è gettata nel forno, non farà assai piú per voi, gente di poca fede? (…) Perfino i capelli del vostro capo sono contati!»
Con un Creatore di quel genere, come si può anche solo dubitare che Dio sia buono?
 
Ma il problema c’è.
Dobbiamo distinguere tra il mondo delle cose e il mondo dell’uomo. Dio ha stabilito le leggi per l’universo: quelle che fanno muovere quelle foglie dei due fiori, che sono poi quelle che fanno vivere anche noi. La natura segue l’ordine stabilito e produce quelle meraviglie.
L’uomo invece è stato creato «a immagine e somiglianza di Dio»; è cioè dotato di intelligenza e di libera volontà: è l’uomo che deve scoprire le leggi del creato che lo riguardano (le leggi psicologiche e morali) e scegliere di seguirle. Dio lascia libero anche di non seguirle, proprio perché ci sia merito — e quindi premio — nel seguirle. Non è colpa di Dio, se nel mondo c’è tanto male. Ci si deve chiedere, anzitutto, come e quanto, in questo e in quest’altro caso, sono state osservate le leggi di Dio.
 
Ma il problema resta ancora, almeno in parte: pensiamo alle alluvioni, ai terremoti, ai disastri della natura, ai figli che nascono deformi, ecc.. Qualche volta, in tutto o in parte, è anche colpa dell’uomo che non s’è comportato come Dio comandava; ma qualche volta l’uomo non c’entra per niente.
E allora, come si spiega?
È proprio un mistero. Il mistero della scienza divina: Lui solo sa perché succedono certe cose e perché ne permette altre.
Fin da ragazzo m’hanno insegnato che il creato è come un ricamo meraviglioso steso nel cielo; noi però lo vediamo da sotto, cioè dal rovescio. Anch’esso, fino a un certo punto, è meraviglioso per il suo intreccio di fili colorati; ma non riusciamo a capire dove vanno certi fili, com’è fatto il vero disegno.
Questa è la sola risposta sicura.
Pensiamo ai due fiori che ho fatto vedere; pensiamo alle sole orchidee — fiore cosí raro e splendido — di cui ci sono 30 mila qualità solo in un parco apposito della Colombia; pensiamo alle farfalle e alle api, ai topolini d’India e agli elefanti e alle giraffe. Ma pensiamo anche a uomini e donne come P. Pio e M. Teresa di Calcutta o il Papa Buono, Giovanni XXIII. Ma, senza andare tanto su, pensiamo alle brave e oneste e generose persone, amici cari, parenti, che abbiamo conosciuto e che incontriamo ogni giorno. È il Signore che li ha fatti cosí e si sono lasciati guidare. Non sono forse la garanzia che quel meraviglioso ricamo esiste, anche se noi ne vediamo solo il rovescio?
 
Sí. Ci vuole un po’ di fede; ma anche un po’ di umiltà: contiamo solo i battiti del cuore o i respiri che facciamo in un minuto e moltiplichiamoli per tutti i minuti della nostra vita fino a oggi. Ce li ha fatti fare Dio, senza che noi ci preoccupassimo o addirittura ci accorgessimo: che diritto abbiamo noi di non aver fiducia nel disegno divino che egli sta ricamando da migliaia di secoli e continua a ricamare, nonostante le risposte sprezzanti e blasfeme, oltre che ignoranti, che spesso gli uomini gli danno?
Lui sa quanti sono i capelli del nostro capo, cosa che nemmeno noi sappiamo di noi.
Possiamo fidarci.
Ma — in verità — chi ci dà il diritto di dubitare di lui? Che sappiamo noi di quello che veramente succede e delle meraviglie che, spesso, ci sono nascoste dietro aspetti che sembrano sventure?
 
Sempre a disposizione, molto cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj