Considerazioni sulla purezza

Alcune considerazioni sul sesto Comandamento, e in particolare sulla purezza; ha ancora un senso nel mondo contemporaneo?

02/06/2002
S.G. mi internetta: «mio papà - per quanto un po' all'antica - mi chiede se Lei può spiegarci qualcosa sul 6° comandamento e in particolare sulla "purezza", visto che nelle omelie nelle nostre chiese non se ne parla più e sembra che sia tutto ammesso. Grazie.»
 
Rispondo volentieri, per quello che posso, perché il fenomeno non è né di poco conto, né molto semplice.
 Anzitutto, vorrei dire che non è solo della «purezza» che non si parla più. Ci sono altre parole importanti per la vita umana e cristiana che sono piombate nel silenzio; p.e. «obbedienza», ma soprattutto «verità»,  «giustizia», «onestà». Segno evidente che i mass media e particolarmente la tv hanno inciso profondamente e negativamente nel modo di pensare e di comportarsi delle nostre popolazioni. Ma quel che è ancor più triste è che questa mentalità massmediale, di natura quantitativistica e quindi praticamente materialistica, è riuscita a oltrepassare perfino le soglie sacre.
Il problema è ben più grosso e imponente di quanto possa sembrare a prima vista e purtroppo è poco avvertito anche da parte del clero, sia diocesano sia religioso; o, meglio, è avvertito ovunque il disagio che ne consegue, ma ci si ostina a non credere a quegli studiosi seri, i quali affermano da qualche decennio che alla base c’è proprio il problema della mentalità massmediale e che per affrontare quel disagio occorre anzitutto affrontare quel fenomeno.
 
Ma veniamo al 6° Comandamento e relativo discorso della purezza.
Perché nelle omelie delle nostre chiese non si parla più di purezza?
Non si può rispondere su due piedi e restringere tutto a un solo aspetto; ma io penso che – sostanzialmente – alla base ci sia un errore teologico, oltre che psicologico e sociologico, relativo al sesso. E’ un errore (se non mi sbaglio) invalso nell’educazione cristiana, probabilmente fin da dopo la metà (circa) del ‘700, quando ha preso piede un certo indirizzo rigoristico della prassi cristiana, che ha dato inizio a un certo formalismo.
Per quanto riguarda il nostro argomento (sempre se non mi sbaglio), si è arrivati a dimenticare praticamente che il sesso l’ha inventato Dio e non il diavolo.
Il sesso – si noti bene - è il dono che Dio ha messo alla base della natura, perché il mondo vivente, dai protocellulari all’uomo, continui sulla terra.
Tutto quello che si riferisce al sesso, quindi, è sacro, non demoniaco. E, proprio perché è sacro, è degno del massimo rispetto, da una parte, e, dall’altra, può essere profanato, sia da chi ne abusa, sia da chi lo demonizza. E’ chiaro, poi, che il demonio ci guazza nel sospingere l’uomo alla profanazione sia in un senso che nell’altro.
Con l’avvento,  poi, del cinema e della televisione, il campo dove il diavolo può spaziare si è ingran­dito enormemente, tanto creando confusione circa i limiti del lecito e del non lecito, quanto sospingendo gli uomini a lottare (ed è un altro settore in cui si dovrebbe parlare di pace) per stabilire il punto di liceità di quei confini. Si pensi anche solo (ma è un piccolo esempio) alla risibile storia dei mutandoni in tv, qualche decennio fa, che ricorda lo storico «quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini (quello che non hanno fatto i barbari, l’hanno fatto quelli della famiglia Barberini)» a proposito dei celebri nudi romani, anche nella residenza dei Papi, fatti coprire da uno zelante Barberini.
 
Il silenzio sulla «purezza», a mio avviso, anzitutto dipende dal fatto che s’è legata troppo la «purezza» al sesso, particolarmente visto nell’ottica erronea suddetta.
La purezza, invece,  è – lo dice il vocabolario - «qualità da assenza di elementi estranei, generalmente riconducibili a fattore di pregio o anche di massima funzionalità – limpidezza – regolarità e finezza – correttezza  ed eleganza - in chimica: rapporto di quantità di sostanze che vanno messe insieme – immunità da intenzioni peccaminose». Come si vede, non c’è solo il sesso dove elementi estranei o intenzioni malevole, se non peccaminose, possono inquinare la purezza necessaria; p.e. la purezza di intenzioni nel lavoro, nel prestare un servizio o nell’osservare un dovere; ogni campo o settore, dove la purezza si identifica con la verità e la giustizia.
Anche qui, probabilmente, avverrà lo stesso errore di… parallasse: qualcuno dirà che s’è perso il senso dovuto a quella qualità, qualche altro dirà ch’è la concezione di liberazione che sta maturando.
C’è poi un’altra ragione: le difficoltà, nel clima odierno, di esercitare la purezza, in un contesto di educatori che non sempre hanno il coraggio di mettersi contro la vigente tendenza di libertà sessuale, vittime anch’essi della mentalità massmediale (confusione mentale).
 
In conclusione, a me sembra che, alla base, il vero problema sia quello di superare la fase dell’errore nella concezione del sesso: opera di Dio e non del demonio.
 
Ovviamente, resta il problema dei limiti da una parte e dall’altra. E qui entriamo in un campo assai più vasto e delicato; p.e. perché l’uomo ha sempre l’istinto sessuale, mentre negli animali l’istinto è regolato da precisi periodi? Si risponde: perché l’uomo può e deve regolarsi con la ragione in un ambito in cui c’è qualcosa di ben superiore al puro istinto: il piano di Dio. E ancora, perché alla base del matrimonio, anche cristiano, c’è l’amore e non il sesso, che pure è lo strumento che lo rende fecondo secondo il piano di Dio? Si risponde che Dio è amore e non sesso e l’uomo è stato creato «a immagine e somiglianza di Dio». Ma, si obietta, Dio non ha corpo mentre ogni uomo ce l’ha, proprio secondo la natura ch’è la base del piano di Dio.
E qual è allora questo piano?
Ecco il punto: certamente non lo si può conoscere demonizzando ciò che Dio ha messo alla base della natura vivente; ma nemmeno lo si può conoscere pensando che tutto sia lecito.
La teologia dice già chiaramente che l’uso del sesso è per la procreazione, nel matrimonio, e per sedare la concupiscenza. Saggiamente, però, la Chiesa non ha stabilito alcun dogma in proposito, affidandosi alla teologia e alla coscienza dei cristiani; ma la teologia cresciuta nell’ottica della demonizzazione e la coscienza o troppo vincolata ad essa o eccessivamente liberatasene, hanno ancora davanti un camino da indagare e da percorrere.
 
Penso che siamo in un momento in cui anche la teologia sente bisogno di approfondimento, proprio per offrire alla coscienza cristiana una linea sicura e umana (quindi cristiana) da seguire.
In questa attesa, invochiamo lo Spirito Santo che illumini tutti e soccorra i deboli.
 
Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj