Natale cristiano o pagano

Il Natale è e resta cristiano e non pagano come alcuni vorrebbero far credere.

20/12/2020
Il sig. G. K. mi internetta:  «Ma il Natale è cristiano o pagano?»
 
Come si fa a rispondere?  Tanto più che ho già parlato del Natale, circa ogni anno e magari anche a Ferragosto (v. Predica  n° 106).
Ma rispondo volentieri, perché sono verità care, ch’è sempre bene rinfrescare.
 
E’ chiaro che il nostro Natale non è la nascita di Gesú, bensì è la festa che ogni anno la ricorda.  Gesú Cristo è il fondatore della nostra religione. Storicamente e quindi culturalmente il Natale è cristiano, perché senza Cristo non ci sarebbe stata nel mondo nemmeno la festa del Natale.
Come già dicevo nella Predica n° 34 del Natale 1996, «La data del 25 dicembre non e' ovviamente la data storica della nascita di Cristo, ma e' stata decisa dalla Chiesa romana con l'intento di soppiantare la festa pagana del sole, che si teneva al solstizio d'inverno: Gesù e' la vera luce ch'e' nato per illuminare ogni uomo che viene nel mondo.»
In proposito, voglio ricordare la trasmissione del 13 dicembre scorso, pessima ma con ottime cose (p.e. le risposte di Mons. Ravasi; però anche l’occasione – per chi ha voluto – di affrontare seriamente le obiezioni contro la fede per risolverle): «Enigma – Il mistero di Gesú», tentativo di attaccare la Chiesa e, di riflesso, la validità della sua fede in Cristo, con panzanelle circa la data vera della nascita di Cristo e simili.
Sì! Il Natale è cristiano.
 
Ma effettivamente, vedendo come lo si sta festeggiando di fatto, anche in molte famiglie cristiane, secondo tutte le spinte del consumismo (come ha deplorato, anche il Papa domenica scorsa) viene proprio da chiedersi se il Natale non sia stato rubato dal diavolo ai cristiani per farne una festa pagana.
L’idea del diavolo che ruba a Cristo non è azzardata, tanto meno frutto di fissazione; rientra esattamente nel recente discorso di Papa Wojtyla sul testo di Geremia: «Dio è disgustato» dell’uomo e si è chiuso nel silenzio. (Tra parentesi, ricordo che «L’Espresso» della settimana scorsa [26.12] s’è affrettato a pubblicare l’articolo dove Eugenio Scalfari, travisando,  parla di «un papa sempre piú solo e apocalittico […]; non si era mai visto un Papa piú disperato di questo al termine del suo pontificato»; dimenticando però che quel discorso termina con le parole: «Anche noi, dunque, possiamo essere certi che il Signore non ci abbandona, ma che Egli ritorna a far brillare il suo volto su di noi.»)
Vien da pensare che uno dei mezzo-termini piú efficaci di cui si serve il diavolo per trasformare in pagano il Natale cristiano è quello dei doni. Il Natale è il grande fondamentale dono che Dio ci ha fatto; vale a dire quello di farsi come uno di noi (come stona quel «Morandi, uno di noi», usato come pubblicità per il business dell’Epifania) - «il Verbo si è fatto carne ed è abitato tra noi» - proprio perché anche noi andassimo ad appartenere alla stirpe divina. Fare doni, dunque, a Natale, è un cercare di ricordare quell’incommensurabile dono. Ma quello di Dio è un dono spirituale; i nostri doni sono per lo piú materiali: ed ecco la cerniera per l’equivoco: lo Spirito diventa carne, io che vorrei, o dovrei, imitare lo Spirito mi impelago nel materiale. Chi si ricorda piú dell’equivoco?
E’ certamente  triste che anche molte famiglie cristiane ci siano cascate e che – pur senza volere – siano passate dalla parte del diavolo. Questa infatti è la realtà.
 
Ma non è sufficiente per dire che il Natale è diventato pagano.
Esso è e resta storicamente e culturalmente cristiano; ma lo resta anche esistenzialmente: pensiamo alle migliaia di sacerdoti, religiosi e religiose (suore dei piú vari tipi e di colore della pelle), ma anche uomini e donne e bambini di tutto il mondo che si sono preparati, anche con sacrifici, al Natale vivendo l’Avvento,  facendo la Novena e mettendo al centro della loro vita almeno una delle tre Messe di quel giorno – forse quella di mezzanotte , anche col cenone o prima o dopo – ma nell’esplicito ricordo di dell’enorme fatto di duemila anni fa. Milioni di persone, insomma, che ci credono.
25 dicembre o altra data; bue e asinello o grotta o casa, il Verbo è nato come uomo. Quei pastori o altri uomini, a nome nostro, hanno cantato Gloria; i Magi, saggi o furfanti, tre o uno o cento, ma guidati da una stella astronomica o creata apposta sono venuti ad adorarlo da lontano. E’ vissuto, è morto in croce ed è risuscitato, tracciando il nostro cammino.
Per noi vale la fede, che è un dono, assicurati però i «preambula fidei». Noi siamo con i piedi per terra e vogliamo starci; ma con testa nei cieli. Non siamo noi gli illusi e i ciechi: i ciechi sono loro, purtroppo, quelli che non ci credono, pensando di sapere una pagina piú del libro.
Un pensiero anche per loro, quindi, a Natale, proprio perché ricevano luce dal Dio della misericordia..
 
Sempre a disposizione. Cordialmente

 

 
P. Nazareno Taddei sj
23.12.2002