Bandiere fasulle

A proposito di pace, di bandiere e di piazze ricolme di gente; ci sarebbe da dire...

28/02/2003
Il sig. R.L. mi internetta: «Cosa pensa Lei di tutto questo gioco di bandiere che riempiono le piazze?»
In risposta chiedo: «è proprio solo gioco, quello dei milioni (??) di bandiere d’ar­co­baleno e con scritto sopra, grande, la parola “pace” di sabato scorso?»
Comunque, per rispondere cosa penso – gioco o non gioco - riporto qui quanto ho risposto a chi, nei giorni scorsi, mi invitava a sottoscrivere l’una o l’altra delle petizioni per la pace. Dicevo o scrivevo: «Non posso firmare la petizione per la pace che Lei mi propone, perché si tratta di un’azione di guerra, tanto più poi in nome falsificante della pace. È infatti il tentativo di dividere e non di unire chi è già unito, quindi di mettere la guerra anche noi e noi, che siamo in pace; e, per di più, in una faccenda che non dipende da noi. Io sono veramente per la pace, come il Papa; e non posso camuffarmi di pace per servire la menzogna delle sinistre, le quali agiscono contro la Costituzione e la morale cristiana, e probabilmente si mascherano al soldo conscio o non conscio, di Bin Laden. Non a caso, quello, che proprio in questi giorni è riapparso (se è lui). Mi dispiace piuttosto che un amico e un discepolo così fedele come Lei non si sia accorto dell’inganno vestito di “coro di pace”. »
Il mio pensiero mi pare dunque chiaro.
 
Mi spiego: quelle bandiere non sono certo bandiere di pace, se, anche in questi giorni, hanno creato e fatto guerra, contro la Costituzione impedendo il normale sviluppo dei traffici e danneggiando gravemente proprietà non proprie, con la complicità di alcuni magistrati o ingannati o fedifraghi.
 
Cosa vuol dire una «bandiera»? Con questa parola si indica un drappo a uno o a più colori appeso a un’asta, che viene assunto a simbolo di una comunità (Stato, Comune, partito, società, aggregazione). Sim­bo­lo quindi di adesione - giuridica, ma anche morale - a un’entità organizzata, secondo certe regole statutarie, ma anche secondo i principi ai quali quell’unità si ispira. Simbolo quindi di unità.
Simbolo però anche di contrapposizione, fisica e morale, a entità diverse da sé; quindi, se necessario, guerra, almeno quand’è giusta, di difesa.
Per questo, p.e, per un certo tempo i cattolici non potevano iscriversi al Partito Comunista, bensì lo potevano alla Democrazia Cristiana, perché le caratteristiche delle due ideologie espresse dalle rispet­tive bandiere erano fortemente contrastanti, anzi addirittura opposte e quindi incompatibili in uno stes­so individuo. E chi ricorda ha ben visto quante volte dalle parole si è passati ai fatti anche sanguinosi.
Così come anche oggi, nonostante le parole menzognere e calunniose, si passa ai fatti: anche tra amici: se non sei con me, ti metti contro. Il che, di per sé, non è vero; ma in casa di menzogna tant’è…
Insomma, quelle bandiere dicono pace, ma creano guerra anche dove la pace già c’è.
 
Quelle bandiere, poi, prendono significato primo e immediato dall’arcobaleno, cioè da quel fenomeno che la natura fa apparire dopo una violenta tempesta; una tempesta quindi non ancora avvenuta.  Questo significato si può applicare anche in senso figurato: una tempesta di spiriti, di ideologie, di sentimenti, di interessi; ma non si può eliminarle il significato di «dopo» una tempesta, e darle invece quello di «prima», di «inizio», di «speranza», di «augurio».
Quelle bandiere, ancora, hanno sovrascritta la parola «pace», che giganteggia. Orbene, «pace» è «tranquillità dell’ordine», altro fenomeno che suppone superato ogni aspetto di guerra e di contrasto.
È quindi doppiamente falso e immorale utilizzarle per una guerra qualsiasi, soprattutto contro l’Iraq, circa cui sono in moto tutte le varie (e non sempre disinteressate) diplomazie del mondo, che forse sanno meglio di noi le cose stanno; e che comunque noi non sappiamo.
 
Come mai, allora ci si chiede, chi può avere interesse a utilizzare ufficialmente un simbolo che è una menzogna? Si potrebbe rispondere: chi non sa distinguere tra verità e menzogna ed è generalmente abituato a usarla. Ma in questo caso, non si capirebbe quale vantaggio ne avrebbe.
E, allora, «cherchez la femme», cioè il «business».
Chi le fabbrica e le vende quelle bandiere? Alcune case di proprietà o legate ai no-global, come mi ha assicurato qualche negoziante che se ne è servito per rivenderne di vario costo. Quindi fonte sicura per il marchio di fabbrica: purtroppo vero e proprio «gioco» di cui parla il sig. R.L..
Altro che pace, vera o fasulla!
 
Ma come mai tanti cattolici ci sono cascati?
Certamente è forte il «Tutto può essere salvato con la pace; e tutto può essere perduto con la guerra» (Pio XII: chi lo ricorda se non per i suoi presunti torti agli ebrei?). Ma ha ragione anche S. Pietro: «Il vostro nemico, il diavolo, vi circuisce cercando chi divorare: resistetegli, forti nella fede»: chi può dire quale guerra oggi è o non è necessaria e qual è il punto della extrema ratio? Non certo lo possiamo sapere noi, né ce lo possono insegnare gli operatori di menzogna, che ci ammantano proprio di quelle bandiere fasulle, che, con la scusa della pace, fabbricano e vendono a bizzeffe, sfruttando certamente l’ignoranza e la presunzione di tante televittime della «nuova cultura».
 «Questa nuova cultura – scrive il Papa nella Redemptoris Missio, (art. 37) - è un pro­blema complesso, poiché nasce, prima ancora che dai con­tenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteg­gia­men­ti psico­logici».Tutte cose che bisogna studiare; e studiare è fatica. Lasciarsi imbrogliare dalle mode è assai più comodo. Chi conosce almeno le prime nozioni di quella «”nuova” cultura» sa (dovrebbe sapere) che: «L’immagine di una seggiola non è una seggiola; la notizia d’una guerra d’aggressione non è una guerra d’aggressione».
Ancora una volta, quindi, teniamo conto dei mass media… ma per difenderci, non per farci infinocchiare.
 
Sempre a disposizione, cordialmente

 

P. Nazareno Taddei sj