Viene la fine del mondo? - di P. Giuseppe Pirola sj

Abbiamo visto cambiare il clima, gli ambientalisti lanciano allarmi spaventati per il riscaldamento del pianeta: tutto questo ci deve far pensare che sta per venire la fine del mondo?

20/01/2007
Rispondo.
Dice il Vangelo:
«Vi saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con potenza e gloria grande. Quando cominceranno ad accadere queste cose, alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.» (Luca, 21,25-28)
Queste parole di Gesù Cristo possono dare l’impressione che anche Gesù Cristo abbia recitato la parte dei profeti di sventure che preannunciano la distruzione totale, l’annientamento del mondo in cui siamo. Verifichiamo l’impressione e rileggiamo.
 
Le notizie che leggiamo in questo passo del vangelo sono tre. La prima sembra appunto parlare di uno sconvolgimento del mondo astronomico e di un gigantesco tsunami che semina terrore negli uomini, fatti che sono indicati come segni premonitori dell’imminente fine del mondo; la seconda annuncia la venuta o l’avvento del Figlio dell’uomo o di Gesù Cristo che afferma la sua signoria dall’alto sul mondo intero; in questo secondo caso i segni della fine del mondo sono invece i segni della venuta gloriosa del Figlio dell’uomo; la terza invita gli uomini a non temere, a mettersi in piedi, ad alzare il capo: quei segni terrificanti che preannunciano la fine del mondo, preannunciano anche l’imminenza di un evento, l’evento della liberazione degli uomini e del loro mondo da sconvolgimenti e terrori.
 
Come combinare queste tre notizie? Che ci riserba l’estremo futuro della storia umana nel mondo? Tutto finirà inesorabilmente nel niente? L’evento della liberazione definitiva degli uomini e del loro mondo da sconvolgimenti e terrori? La venuta di Gesù Cristo che fa da perno all’alternativa, preannuncia quale dei due eventi finali? L’evento che annienta il mondo e terrorizza gli uomini o l’evento liberatorio degli uomini da sconvolgimenti e terrori?
 
Proviamo a ripartire dai fatti che sono indicati come segni premonitori. Essi preannunciano non uno ma due eventi: la fine del mondo e l’evento della liberazione degli uomini e del loro mondo. I due eventi sono tenuti insieme da un unico perno, e quindi non sono due, cioè o l’uno o l’altro, ma e l’uno e l’altro. Allora: il vangelo non annuncia la fine del mondo o di tutto in niente, una distruzione globale e totale, una catastrofe universale che annienta e azzera il mondo intero con l’effetto di incutere paura e terrore negli uomini per ciò che l’estremo futuro riserva; No. Il vangelo preannuncia una fine e un principio, una mutazione, un passaggio da un mondo ad un mondo altro e diverso dal primo, e cioè la trasformazione dunque di questo mondo in un altro, cioè il passaggio da un mondo non libero a un mondo altro, liberato e libero. Annuncia non l’annientamento del mondo in cui siamo, e la sua sostituzione con un altro mondo che viene dopo la fine del primo; annuncia la fine di un mondo non libero in cui siamo e la sua mutazione in un mondo nuovo e libero, un mondo in cui gli uomini potranno liberamente vivere di una libertà umana finalmente raggiunta da e per tutti.
 
E la venuta gloriosa del Figlio dell’uomo? Essa è l’evento che determina la trasformazione definitiva, che porta a compimento ultimo e definitivo il processo della liberazione degli uomini nel mondo, e instaura il regno di Dio.
Dove attingiamo questa notizia del regno di Dio? Dal vangelo: il venire del regno del regno di Dio è la prima parola, il primo annuncio che Gesù Cristo ha dato in Palestina: «Il regno dei cieli (espressione ebraica per regno di Dio) è vicino: convertitevi e credete all’evangelo (=la buona notizia)». Con questo annuncio Gesù Cristo disse ciò che intendeva e cominciò a fare in questo mondo, il processo di liberazione degli uomini e del loro mondo che avrà il suo compimento con l’evento della sua venuta gloriosa dopo quella umile, povera e crocifissa, della sua vita terrena.
 
Il vangelo dunque non parla di fine futura e inesorabile del mondo che avverrà e porrà fine alla storia della vita degli uomini in questo mondo, riducendo tutto a niente; ma dell’avvenire ultimo, del destino ultimo del mondo degli uomini, il regno di Dio, il mondo umano finalmente libero da sconvolgimenti e terrori. E ciò che Gesù ha fatto è dare inizio alla realizzazione del regno di Dio che si compirà con l’evento della venuta gloriosa del Cristo crocifisso e risorto, l’evento che coincide con la gloria di tutti gli uomini liberati e liberi nel mondo. La gloria di Dio, disse sant’Ireneo nel secolo III dopo Cristo è l’uomo vivente.
 
Gesù Cristo ci ha comunicato la volontà di Dio Padre, ciò che Dio Padre vuole per gli uomini e si compirà, il regno di Dio glorioso per Dio e gli uomini. Ad una condizione per entrarvi a far parte, una condizione che impegna la nostra libertà, seguire Cristo nel compiere la volontà del Padre, e perciò l’attiva e libera partecipazione all’opera di liberazione del mondo e gli uomini dal peccato, individuale e sociale, che va contro la volontà del Padre e il venire del Regno. La libertà di cui parla il vangelo è il processo di liberazione dell’uomo dal peccato che conduce alla libertà dalla morte e dal destino del nulla finale del mondo e all’evento glorioso del regno.
 
Per noi cristiani il venire o l’avvento del Regno di Dio è l’evento che dischiude il senso del tempo della nostra esistenza nel mondo, e misura il tempo; diciamo «è tempo di avvento» o dell’approssimarsi sempre più della venuta gloriosa del Signore al tempo e al momento della nostra esistenza attuale. Il passare degli anni avvicina di anno in anno sempre più il venire del regno di Dio e della nostra compiuta e definitiva liberazione. Questo è l’avvenire nostro e del mondo che ci attende e che attendiamo, l’orizzonte di speranza per il nostro presente.
 
Dice Bloch: «sotto il faro non c’è luce; ma il faro getta luce su un punto lontano». È l’immagine che dice il senso del nostro vivere in questo mondo. Siamo al buio; non vediamo luce sotto i nostri piedi, e cioè nel presente, sommersi come siamo da avvenimenti negativi che turbano preoccupano, ci rendono ansiosi fino a chiederci: che cosa ci riserva il futuro? Dove andremo a finire? La luce del faro illumina sull’avvenire ultimo del mondo, ci ricorda dove andiamo e il senso del cammino da percorrere per giungere alla meta desiderata: il regno di Dio e della libertà degli uomini. Dio chiama gli uomini in Cristo a condividere la sua signoria sul mondo, cioè la sua gloria, che è la nostra compiuta libertà. Facciamoci una buona idea di Dio Padre e di Gesù Cristo e del regno di Dio che viene. (Giuseppe Pirola s.j.)