La parabola del Buon Samaritano e le sue risonanze - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

«Chi è il prossimo?»: dall'astratto al concreto

04/02/2007
Con il racconto del buon Samaritano si opera uno spostamento di significato: dall’astratto al concreto. Il dottore della legge domanda: «Chi è il mio prossimo?» (10,29) questa prospettiva è astratta e per così dire non impegnata, ci si colloca nell’ordine del sapere. Gesù invece domanda «Chi ti sembra sia stato il prossimo di colui che incappò nei briganti?» (10,36). E subito dopo aggiunge: «Va' e anche tu fa' lo stesso» (10,37).
Dall’ordine del sapere si è passati all’ordine del fare.
Il dottore della legge si aspettava un chiarimento teorico, ed eccolo rinviato ad un impegno pratico. Difatti l’amore verso il prossimo non è teoria, è pratica e immediata nel tempo.
Riguardo alla domanda «Chi è il mio prossimo?» certamente si rispondeva: erano i sacerdoti, i leviti e gli israeliti a pieno titolo: dopo si può dubitare, ma è certo almeno che non si poteva includere un samaritano, considerato un nemico e piuttosto pericoloso.
Al contrario l’escluso diventa il modello di amore per il prossimo. Ora appare evidente che ci debba riportare a Matt. 25 che mette in contrasto i credenti che conoscono Gesù ma non l’hanno servito e gli altri, gli esterni, che senza conoscerlo, l’hanno servito nei piú piccoli. Ma è proprio questa l’opposizione oppure è meglio rapportarsi a Lc 10,25 in cui è «un dottore della legge»: (il punto centrale: «un dottore della legge») che non conosce Gesù e che però deve conoscere l’Antico testamento che gli dice… ama il tuo prossimo come te stesso. Vivendo l’amore degli altri, di coloro che sono «al di fuori», come il buon samaritano possono anch’essi avere accesso alla vita eterna. Lo stesso modo di vedere è suggerito da Lc. 10,37 dove il dottore della legge indica il samaritano come «colui che ha avuto misericordia»: Inoltre il «Benedictus» proclama espressamente che egli è intervenuto per «fare misericordia ai nostri Padri» (Lc. 1,72). E i nostri Padri non erano certamente i cristiani!
 

L’INVIDIA E LO STRUTTURALE

 
Il racconto del samaritano descrive una forma particolare di incarnazione dell’amore del prossimo. Questa, come nel racconto dell’ultimo giudizio – in Mc. 9,41 che dà valore a un solo bicchier d’acqua dato nel nome di Cristo, consiste nel soccorso concreto offerto ad individui nel bisogno.
Bisogna guardarsi da una lettera letteralistica del racconto del buon samaritano. Ciò che il racconto sollecita è l’amore del prossimo, di chiunque si tratti. Ma è un racconto parabolico e non bisogna limitare il volto dell’amore a colui che viene descritto simbolicamente.
Inoltre il contesto del racconto mette in guardia contro il rischio di rimanere ad un livello astratto quando ci si interessa del prossimo. Difatti nelle scuole degli scribi non si finiva mai di discutere anche chi si doveva interessare del prossimo.
Non si rischia forse anche oggi di perdersi in speculazioni astratte e distaccate sulle trasformazioni di ordine «strutturale» o «sistemico» o «legale» con infiniti dibattiti, mentre ci sono individui che, a milioni, soffrono assai concretamente di miseria e di ingiustizia?
Infine, mediante il rovesciamento dei ruoli che il racconto del buon Samaritano opera, collocando il prossimo dalla parte del soggetto piuttosto del beneficiario, l’amore del prossimo non diventa forse un impegno per tutti e non soltanto per gente eccezionale collocata nei posti di comando o capace di nuovo ordine di pensare «un nuovo ordine economico mondiale»? (che del resto ha sempre fallito restando solo nella carta). Non è proprio una delle ricchezze più notevoli di questo racconto quella di realizzare una specie di «democratizzazione» dell’amore del prossimo, per cui ogni individuo senza differenze di religione, di nazione o di razza è chiamato ad assumere, nel quotidiano come nello straordinario, forme e volti così diversificati come possono essere i doni, gli atteggiamenti, le risorse, le intuizioni e le generosità di ciascuno!
In altre parole: uscire da una posizione esclusivamente religiosa e entrare in una posizione politica avvertita da tutti senza distinzione. (Giovanni Battista Chiaradia)