Punti di vista - di Don Adelio Cola

Il mondo è malato, senza dubbio: possiamo ancora curarci?

07/07/2007
«È un disastro, guardi! Nessuna epidemia! Lasciamo la porta della farmacia aperta, anche se piove e fa freddo, perché qualche anziano passa in carrozzella e forse tira dritto perché non arriva al campanello! Ma niente! C’è una penuria di lavoro spaventosa!»
Così il farmacista vede il mondo dal suo «punto di vista».
 
Da un altro punto di vista le cose si vedono ben diverse, non possiamo dire contrarie, perché lasciamo giudicare a Chi vede tutto.
Noi, che vediamo soltanto l’esterno delle persone, siamo portati a concludere, dal nostro punto di vista, che il mondo, il nostro almeno, quello del benessere, è gravemente ammalato. E dentro ci siamo tutti! L’epidemia dilaga e s’allarga a macchia d’olio. Difendersi e prevenire è difficile. Curarsi, lo è ancora di più. La farmacia spirituale avrebbe molto lavoro, se fosse frequentata!
L’epidemia alla quale siamo esposti si chiama con nomi diversi: consumismo, erotismo, vita godereccia. Quest’ultima definizione è forse quella che corrisponde meglio delle altre all’ideale coltivato da molti (dalla maggior parte?).
Come difendersi dal contagio? La risposta è facile; difficile è l’attuazione.
Questa specie di demoni, sentenziò un giorno Gesù, si vince soltanto con la preghiera e il digiuno”.
Troppe persone hanno dimenticato la cura preventiva della preghiera: in famiglia e in chiesa, almeno la domenica.
E’ la solita predica!”, sento sussurrare da qualche lettore. Nessuna meraviglia: quella che sta leggendo è e vuole essere una ‘predica’, che fa da cassa di risonanza della sentenza di Gesù, il Maestro. Egli sì che se n’intendeva di malattie e di epidemie umane. E del resto dichiarò d’essere “venuto non per i sani ma per gli ammalati”, per noi insomma.
E la cura per guarire qual è?
Consiste nell’assunzione d’una buona dose, possibilmente (secondo la possibilità e convenienza individuale, perché la cura è personalizzata!) “abbondante, scossa, traboccante”  di preghiera-sacramenti.
Ma io prego!, dice Tizio, e vado ai sacramenti, aggiunge Caio, ma…non riesco a guarire!”, conclude Sempronio.
Non ho finito, riprendo io, e mi rifaccio nel caso specifico all’esperienza della Chiesa, della quale riferisco il materno consiglio; “State lontani dai pericoli costituiti dalle occasioni prossime volontarie di peccato”.
“E impossibile!”, obietta uno.
Se tu vuoi, è possibile. Ma non fidarti di te stesso. Fatti aiutare dal tuo confessore”. “Fa presto lei! Ma quando lo trovo il tempo? E poi, non creda di trovare sempre pronto il confessore, se uno vuol confessarsi!”
“E’ vero, ma tu prova e non smettere di provare. Prima o poi vedrai il risultato”. “Sarà come dice lei ma…”
“Lascia stare i ma! Ce l’hanno fatta tanti come te. Dunque, perché non tu?”
Chissà se la pulce messa nel suo orecchio lo convincerà a provare!
 
Cordialmente
Don Adelio Cola