Prete e parlare di politica

Un prete può (o deve) parlare di politica? Dipende…

06/12/1999

Il sig. E.B. nell'inviarmi la fotografia che qui riproduco, mi internetta: "La mia città a suo tempo s'è riempita di questi manifesti di una novella Giovanna d'Arco; adesso gli stessi signori di quei manifesti si oppongono al rientro di Craxi gravemente ammalato. E Ciampi rifiuta la grazia. Vorrei sentire cosa ne pensa Lei, se si arrischia di parlare di politica come prete."

Rispondo volentieri; ma prima vorrei proprio chiarire: cos'è questa storia del rischio per un prete a parlare di politica? Ma, prima cosa, cosa e' un "prete"? E' una persona consacrata a evangelizzare, cioè a predicare (per dirla col Papa Giovanni XXIII) " la verità, la giustizia, la carità nella libertà", amministrando i Sacramenti.

E cosa e' la politica? Liberiamoci dall'equivoco, oggi purtroppo frequente: la "politica" non è la "partitica". La politica è "amministrazione della cosa pubblica"; la partitica invece è quanto si riferisce ai partiti, cioè a gruppi di "cittadini, associati liberamente per concorrere con metodo democratico e determinate la politica nazionale" (Costituzione. art. 49). I partiti sono fatti di uomini che possono diventare anche politici e quindi possono e devono "fare" politica; ma come "politici"! Come "partitici", invece, possono solo "concorrere a determinare la politica"; ma la politica (si noti) "nazionale" , non di parte! Il che non è quello che succede sempre da noi. Ed è contro verità e giustizia! La partitica - in altre parole - non si può sostituire alla politica.

Manifesti per la terrorista Silvia Baraldini

Un prete, in Italia, non può appartenere a nessun partito e nemmeno essere un politico. Ma un prete è cittadino e, come tale, ha il diritto, e anche il dovere, di compiere gli atti politici di tutti gli altri cittadini, come, p.e., votare e anche esprimere liberamente il suo pensiero circa la politica Ma, come sacerdote, deve vedere tutto - e quindi predicare -, quindi anche i fatti politici e partitici, sotto il profilo della verità, giustizia e carità nella libertà. E' un rischio! Ma è un rischio che, come sacerdote, deve correre. Il primo esempio l'ha dato S. Giovanni Battista; ma poi tutti i martiri da Giovanni Fisher e Tommaso More (1535) fino al Beato gesuita messicano Agostino Pro (1927) e agli ultimi beatificati dal Papa attuale. Vittime di perseuzioni cuente. Ma ci può essere persecuzione anche incruenta, come talvolta succede ai nostri giorni. E, purtroppo, non a caso, si vede oggi anche qualche sacerdote che, forse per interesse o per timore, o spesso per un malinteso senso di pace e di fratellanza, lasciano correre e non insorgono contro azioni pubbliche, che sono decisamente contro verità, giustizia, carità e libertà, quindi immorali. Certamente insorgere è pericoloso, con pericoli di vario genere; ma è dovere sacrosanto.
Detto questo, rispondo al quesito.

Manifesto dei Comunisti Italiani per il rientro della terrorista Silvia Baraldini in Italia
Quei manifesti dicono chiaramente la loro origine partitica. Io non posso, soprattutto perché non ne ho gli elementi, entrare nel merito; cioè se era bene o male che il governo si interessasse tanto per fara rientrare in patria una terrorista non pentita, spendendo per il solo trasporto (un aereo apposito, oltre 400 milioni) dieci volte tanto di quello che avrebbe speso con un viaggio di linea (42 milioni, comprese le guardie). Pare che i motivi di salute abbiano prevalso sui torti della persona. Bene: ammettiamo pure. Quella terrorista non pentita facciamola pur rientrare, ma non esaltiamola e non sollecitiamo tutti (tacendo la verità) a esaltarla, quasi fosse un modelloo da seguire, se non proprio Giovanna d'Arco, come hanno fatto i Comunisti Italiani, "la sinistra che conta" con quei manifesti e con tutto il resto. Questo è diseducativo e immorale. Ora, l'altro caso. I motivi di salute (veri o presunti, al vedere la Baraldini in tv), se valgono per una persona antisociale (terrorista non pentita), devono valere anche per un ex capo di governo, che nonostante gli errori, è riuscito a condurre a termine un'intera legislatura (cosa che nessuno è mai riuscito a fare dopo la guerra in Italia), certamente ammalato grave e senza quelle possibilità di cura che la terrorista poteva avere in America. I giudici americani hanno sbagliato a condannare? non potrebbero aver sbagliato anche i giudici italiani. Ma non sono i motivi di salute che devono prevalere? Si dirà che anche il Presidente dello Stato, Ciampi, ha rifiutato la grazia (e avrà avuto i suoi buoni motivi); però è anche vero che gli ha inviato un messaggio di augurio: molto sintomatico! Da sacerdote, rivelo l'immoralità di quella esaltazione e l'incoerenza nei due casi.
Come cittadino, non posso non notare la faziosità di quella "sinistra che conta" (cosa?), che continua a manifestarsi senza ritegno, anche nell'interpretare contro verità più recenti parole di Ciampi, peraltro molto diplomatiche, ma certamente non attaccabili: "le critiche alla magistratura non devono tradursi in lesione dei valori essenziali e costituzionalmente e protetti" e "il lavoro della magistratura deve svolgersi nella fiducia dei cittadini". Berlusconi ha ripetutamente dichiarato: "Non ho mai attaccato la magistratura" e "L'uso politico della giustizia da parte di un ristretto gruppo di magistrati [quindi non la magistratura] è un cancro che si deve rimuovere dal corpo della democrazia" e per questo "mi sono rivolto all'autorità giudiziaria per verificare se abbia agito correttamente" un certo giudice. Nel commentare, sia Veltroni che i suoi compagni non hanno mai accettato la distinzione "magistratura" e "singoli magistrati". Cioè, pur di dare addosso al loro avversario, sono andat i e continuano ad andare contro la verità e contro la giustizia. Questo, non altro, è quello che anche come sacerdote devo impugnare.
Sempre a disposizione. Cordialmente
P. Nazareno Taddei sj