La festa dell'Assunta - di P. Giuseppe Pirola sj

Una festa che ci parla di chi è Dio, e di chi è l'Uomo

14/08/2007
La festa che celebriamo ha una lunga storia sin dall’antichità cristiana. In origine si chiamava festa del beato transito della Madonna o della dormizione della Madonna: parole che evitano di menzionare la morte della Madonna, per significare il suo passaggio immediato dal termine della sua vita terrena alla gloria del Cielo o di Dio Padre. Oggi questa tradizione cristiana è divenuta verità di fede, con la proclamazione di Pio XII del 15 agosto 1950 del dogma dell’Assunta, o definizione come verità di fede che Maria Santissima, dopo la fine della sua vita terrena, è stata assunta in anima e corpo nella gloria di Dio Padre insieme a suo Figlio. Festa dell’Ascensione del Signore Gesù, e festa dell’Assunzione di Maria sua madre, festa della gloria del Figlio di Dio fatto uomo e della madre sua, associano Madre e Figlio.
 
Dire che Maria Santissima è stata assunta in cielo in anima e corpo, significa credere a un privilegio che Dio Padre ha concesso in dono alla Madonna, un privilegio suo ed esclusivo rispetto a tutti gli altri uomini e donne, come unica ed esclusiva fu la missione affidatale dal Padre, di essere la Madre di Gesù, il Cristo figlio di Dio e Redentore degli uomini. Perciò la Madonna, che è stata associata alla missione del Figlio di Dio e suo, è stata associata alla gloria del Figlio, ed è passata cioè immediatamente dal termine della sua vita terrena alla gloria della resurrezione e della vita eterna, senza dovere subire la corruzione del suo corpo, come invece è il comune destino degli uomini, che muoiono, il loro corpo si corrompe nella tomba, e risorgeranno dopo la fine del mondo, per giudizio divino.
 
Possiamo meditare e pregare insieme su questa verità di fede. In primo luogo infatti la festa che celebriamo è la festa di un evento che crediamo e lo crediamo perché l’Assunzione di Maria Santissima è opera di Dio, che manifesta chi è Dio, rivela la sua identità nel gesto che compie per glorificare la madre del Figlio suo. Chi è Dio Padre allora? Come lo conosciamo attraverso questo suo intervento nella persona di Maria Santissima per sottrarre il suo corpo alla corruzione del sepolcro e immediatamente introdurla in anima e corpo nella sua gloria eterna? Che cosa ci manifesta e ci rivela di Dio e della sua identità con questo suo gesto?
 
Rivela la fedeltà di Dio alla sua promessa e alleanza con gli uomini. Il Padre è il Dio fedele alla sua alleanza con il suo popolo, Israele, che non ha lasciato scomparire e perire Israele, nonostante la pena dell’esilio babilonese e la diaspora dopo la caduta di Gerusalemme per mano dei Romani; il Dio fedele alla Nuova alleanza in Cristo Gesù e nella Madre sua Maria con il popolo della nuova alleanza, o l’umanità intera. Fedele a chi? A chi ha compiuto la missione di salvezza degli uomini che Dio Padre, in perfetta obbedienza o libera e totale condivisione dell’amore suo di Padre per i suoi figli peccatori: in primo luogo Gesù che avendo amati gli uomini li amò sino alla fine, come dice il racconto dell’ultima Cena alla vigilia della sua passione e morte; poi a sua madre, che disse il sì alla stessa missione al momento dell’annunciazione e della sua presenza sul calvario alla morte del figlio in croce. Chi è Dio Padre? Il Dio che è fedele e associa nella stessa gloria chi è fedele al suo amore per gli uomini peccatori, e lo condivide nell’esercizio della sua missione. La gloria del Figlio e della Madre rivela chi è Dio Padre, fedele a chi condivide il suo amore per gli uomini fino a dare la vita per loro, per la loro liberazione dal peccato e dalla morte e per il loro futuro ingresso nella gloria cui ogni uomo è chiamato e destinato da Dio Padre stesso.
 
Ma la stessa festa e lo stesso evento rivelano chi è l’uomo e la persona umana. Qual è questa gloria cui ogni uomo, libero dal peccato e dalla morte è destinato dal Padre? È la gloria che non destina il corpo umano alla morte definitiva e alla corruzione della tomba, cioè al nulla, destinando solo l’anima spirituale e immortale alla gloria e alla vita gloriosa ed eterna. Questa divisione tra anima e corpo, quasi che l’uomo fosse composto di due parti divisibili, l’una inferiore e l’altra superiore, l’una di origine terrestre e l’altra di origine celeste, non rappresenta la visione cristiana dell’identità di ogni persona umana. Ogni uomo o donna nella sua singolarità, è legata nell’indivisibile integrità e interezza della propria identità personale, da un lato alla condizione peccatrice e mortale, in cui siamo e viviamo tuttora, liberi di accogliere la proposta salvifica o liberatrice di Dio Padre in Cristo e Maria, dall’altro alla gloria della liberazione della nostra identità personale dal peccato e dalla morte e alla resurrezione o eterna vita gloriosa presso Dio e con Dio.
 
La nostra identità personale non è divisibile o scomponibile. O salviamo la nostra persona o la perdiamo per intero. La festa dell’Assunzione di Maria santissima ci richiama a questa verità della nostra santa fede. Disprezzare il corpo a favore dell’anima non è da cristiano. Considerare il corpo umano come parte inferiore, pericolosa per l’anima, da mortificare, perché fonte di ignobili passioni, non è cristiano; cristiano è tenere ferma la condizione umana nella sua integrità, tra ciò che è peccato e offende la dignità umana nella sua unica e indivisibile identità, e conduce alla morte la stessa identità umana, e ciò che in quella indivisibile identità è il seme della gloria della resurrezione e della vita gloriosa eterna.
 
Celebrando questa festa dell’Assunta possiamo elevare il nostro spirito fino a conoscere più profondamente chi è Dio Padre, contemplando nella preghiera il suo gesto di glorificazione di Maria santissima; ma guardando la Madonna ci possiamo specchiare in lei per riconoscere nella nostra nudità di uomini e donne il segno della gloria che splende sul nostro corpo, il corpo della nostra persona unica e indivisibile. Una contemplazione che chi è libero dal peccato, a Ferragosto può fare in spiaggia, o al sole di montagna, liberandosi anche dall’idea o dal timore della mortalità del nostro corpo, che non è affatto l’ultimo insuperabile destino. La Madonna ci invita alla sua festa, una festa che sia anche per noi una gioia integra e intera, senza più ombre.       
 
Giuseppe Pirola s.j.