L'empietà - di Mons. Giovanni Battista Chiaradia

Predica conclusiva della trilogia sulla negatività nel quotidiano

29/09/2007
Nell’analisi del male siamo giunti alla terza parola: «empietà», nel greco della Sacra Bibbia «asébeìa».
Nell’Antico Testamento l’empietà può riferirsi al singolo atto di disprezzo dell’altro, sia Dio o persona, o come atteggiamento di allontanarsi da Dio o dal prossimo.
Anche un torto commesso nei confronti dei propri simili è, soprattutto in Israele, un grave peccato ed una violazione complessiva dei comandamenti di Dio.
In questo senso, empietà e ingiustizia sono molto vicini, come appare nella parabola del Buon Samaritano dove il poveretto incappato nei banditi è lasciato sanguinante per terra, senza aiuto dal sacerdote e dal levita.
 
Anzi, l’empietà contro Dio e il prossimo può diventare bestemmia.
La parola greca «blasfemia», a partire da Platone, prende il significato anche di «denigrare» «calunniare», «far del male al prossimo».
 
Riguardo alla calunnia, la lettera di Giacomo, nel Nuovo Testamento, sferza duramente i peccati della lingua: «La lingua nessun uomo la può domare, è un male ribelle e pieno di veleno mortale. Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti ad immagine e somiglianza di Dio» (Giac. 3,8).
 
Paolo, nella lettera ai Romani (1,30 ss.), nel tema dei «rapporti innaturali» scrive: «Dio li ha abbandonati in balia di una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno... oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ribelli ai genitori, senza cuore, senza misericordia».
Violentare la natura è grave bestemmia.
 
In tutto il Nuovo Testamento la voce «bestemmia» e il verbo «bestemmiare» ricorrono 50 volte.
Bestemmiare Dio è una mancanza gravissima e si comprende come nel giudaismo la condanna a morte era basata sulla bestemmia a Dio.
Marco, nel suo Vangelo (4,64), racconta che quando il sommo sacerdote interrogò Gesù chiedendogli «Sei Tu il Cristo, il figlio di Dio benedetto?» e Gesù rispose «Si io lo sono», si stracciò le vesti per l’orrore e disse: «Avete udito la bestemmia? Che ve ne pare?»
E tutti risposero: «È reo di morte!».
Questo fu il motivo della invocazione di Gesù: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!»
La bestemmia sarà quindi perdonata?
Sarà perdonata se ci sarà penitenza dura e conversione, come tutti i peccati.
Ma trattandosi dell’offesa direttamente a Dio c’è un passo biblico inquietante nel Vangelo di Marco 3,28: «In verità vi dico, [è Gesù che parla] tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non avrà perdono in eterno».
Cos’è la bestemmia contro lo Spirito Santo?
Tutti hanno avuto il dono della «Grazia» che ci rende figli di Dio, ma oltre la «grazia», Paolo ci dice che ci sono i «carismi».
Li presenta come una speciale capacità di servizio per la vita della comunità, profezia come dono della parola e dell’insegnamento, il servizio nei diversi campi della comunità, il dono delle lingue, la possibilità di servire la comunità nei diversi campi del quotidiano.
Se una persona di livello sociale ed intellettuale interpreta il suo compito frutto esclusivo della sua volontà e non come dono dello Spirito Santo, anzi lo deride, lo bestemmia non solo a parole, ma anche nei media (giornali, riviste e sedi particolari di incontri), inoltre si ammanta di indegnità di comportamento, commette bestemmia contro lo Spirito Santo: e questa non verrà perdonata.
Mi si chiede: «Ma se interverrà il Cristo figlio di Dio, come si esprime Marco nel suo Vangelo 10,45: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”, non verrà perdonata anche quella bestemmia contro lo Spirito Santo?»
Rispondo: «C’è un inquietante enigma in quella frase perché il Cristo ha detto “per molti” e non “per tutti”».
 
Cordialmente
Mons. Giovanni Battista Chiaradia