Chi è santo - di Don Adelio Cola

Piccola guida alla Santità

02/11/2007
Non tirarmi fuori scuse, non dirmi che queste cose non sono per te, che non sei obbligato e che non ne vuoi sapere!
Il Vangelo è stato scritto per i santi, dici tu.
Ed è vero. Soltanto che tu forse non sai che il Signore ci vuole tutti santi. Non tutti magari con la esse maiuscola, per poi essere venerati sugli altari, ma santi nel vero significato della parola, questo sì.
E che vuole dire ‘santo’?
‘Santo’ significa ‘separato’, ‘diverso’ dagli altri. Non separato perché vive nel deserto o sulla cima dei monti, lontano da tutti. Ci sono stati anche dei santi che sono vissuti così, ma erano eccezioni del loro tempo. Di solito i santi sono ‘gente comune’ come tutti gli altri.
Già i primi cristiani ‘scandalizzavano’, nel senso che meravigliavano, i non battezzati per il loro modo di vivere.
“Ma cosa fate di particolare, chiedevano questi ultimi, di diverso da noi?”  La risposta era sbalorditiva: “Nulla!” Mangiamo e beviamo, infatti, come tutti ma con moderazione; ci sposiamo e maritiamo come tutti, ma il nostro matrimonio è santificato da un sacramento; lavoriamo e traffichiamo come tutti, ma osserviamo giustizia e carità; ci divertiamo come tutti, ma rispettando le leggi civili e morali; paghiamo le tasse come tutti, o quasi tutti, e obbediamo alle autorità legittime perché rappresentano l’autorità di Dio.
Insomma la ‘diversità’ stava solamente nel modo mantenuto nella condotta d’ogni giorno, vissuta nel timor di Dio.
La diversità ed anche la separazione dei santi consiste anche oggi, come allora, nel fatto che esse sono di carattere interiore. Succede anche talvolta che chi li vede, prima o poi s’accorge che sono ‘diversi’ dalle persone comuni e allora conclude: “Ma quello/quella lì è un santo/santa!” E perché? Perché non è come tutti gli altri.
Tace, per esempio, quando lo schiaffeggiano, non si vendica quando lo flagellano, accetta con pace le conseguenze delle sue scelte impopolari, preferisce fare il bene anche quando sarebbe facile evitare la condanna per aver scelto di fare il proprio dovere invece che cedere alle tentazioni della superbia e dell’egoismo. Insomma, come ti sarai reso conto da quanto detto finora, è santo chi si sforza di comportarsi come s’è comportato Gesù, che è il modello d’ogni santità. Dio è Santo per definizione.
Ma è difficile!
Non solo, ma è impossibile!
E allora?
Gesù sapeva tutto di noi e conosceva le nostre difficoltà ed impossibilità di tendere da soli alla santità. Eppure ci vuole tutti santi (“Certo la Volontà di Dio è questa, che vi santifichiate”, I Tess 4,3).
Egli ha promesso che ci sarebbe stato sempre accanto per sostenerci nei momenti di debolezza, e che ci avrebbe dato la forza di essere coerenti con il nostro battesimo anche nelle circostanze più difficili.
Che c’entra adesso il battesimo?
C’entra perché è stato quella la circostanza  nella quale abbiamo promesso, con la delega da noi concessa inconsciamente a genitori e padrini, di farci santi, o meglio di accettare la volontà di Gesù che ci chiamava alla santità.
E’ Lui in definitiva che ci fa santi, ma esige la nostra collaborazione. Ecco la formula, facile e semplice come quasi tutte le formule, ma che ci impegnerà tutta la vita: Impegnarci con tutte le nostre forze per santificarci, come se la nostra  santificazione dipendesse da noi, MA implorare ed accettare la santificazione da Dio, che è l’unico che può farci santi.