L'ottimismo - di Don Adelio Cola

L'esempio di Cristo per viviere con coraggio, pazienza e fiducia

09/02/2008
L'ottimismo è quella cosa che, viene la voglia di dire, c’era una volta e oggi non c’è più!
Ma non è vero. Leggo le espressioni degli ultimi interventi del Papa e mi confermo nella certezza che c’è ancora spazio per l’ottimismo.
Oggi questa parola sembra fuori luogo: tutto va male, l’aria è irrespirabile, l’acqua è inquinata, i frutti della terra sono avvelenati dallo smog…
Non parliamo delle condizioni in cui vive la maggior parte delle nostre famiglie. Dico nostre e quindi quelle che conosciamo e che vivono attorno a noi, anche senza allargare il pensiero a continenti lontani: il lavoro per tutti non c’è, quando c’è è precario e male retribuito, i giovani per conseguenza non possono fare progetti per il futuro, molti non possono fare famiglia, chi vive in affitto stenta ad arrivare a fine mese, deve privarsi delle comodità non solo ma rinunciare ai confort più comuni…
L’elenco dei motivi che dovrebbero dissuadere dal coltivare l’ottimismo potrebbe essere molto più lungo.
Per la verità, quando si vuole dipingere la vita in modo negativo, siamo portati ad esagerare i disagi e le fatiche quotidiane necessarie per tirare avanti con dignità.
È pur vero però che, per quanto si esageri calcando le tinte e mettendo in evidenza le oscurità delle situazioni concrete, moltissime persone vivono male e molte al limite dell’indigenza.
Le malattie e le disgrazie colpiscono frequentemente proprio le persone più bisognose.
E allora dove va l’ottimismo?
Con quella parola non vogliamo affermare che bisognerebbe camminare per le strade del mondo ad occhi chiusi per non vedere e non accorgerci che le cose vanno male. Diciamo che l’ottimismo aiuta a non disperarci e a sopravvivere con coraggio, pazienza e fiducia.
Queste tre condizioni e virtù, nessuno le trova e le compra al mercato. Si ottengono con l’impegno personale e con la preghiera a Chi ci può sostenere.
Ed ecco la predica!
«Voi preti, mi pare di sentirmi dire, avete sempre parole per tutti i guai della vita! Dite di pregare e così tutto si aggiusta!»
Non è vero.
Anzitutto le nostre parole non sono nostre: è Gesù che ce le suggerisce. Egli è fedele e mantiene la promessa: «Chiedete e otterrete, anzi continuate a chiedere e otterrete!».
Continuare quanto? Finché otterrete…quando Dio vorrà!
Se quello che chiediamo, al di là di quanto sembra a noi, è per il nostro vero bene, il Signore prima o poi ci accontenterà.
E qual è il nostro bene «vero»?
È questo il mistero che ci fa soffrire! Noi non lo sappiamo. Dio lo sa e dobbiamo fidarci del suo giudizio. Noi conosceremo e vedremo di là il motivo per il quale spesso non abbiamo ottenuto quello che abbiamo chiesto con la preghiera, anche quando quest’ultima era umile perseverante e sottomessa alla Volontà di Dio.
Magra consolazione!, potrebbe concludere qualcuno. Ma la vita cristiana vissuta alla luce della verità che siamo figli di Dio ci rende ottimisti anche nelle circostanze buie della vita.
Norma di comportamento suggerita dai santi, che sono i veri e autentici ottimisti da imitare, è la seguente: «Faccio tutto come se tutto dipendesse da me e aspetto tutto da Colui che può risolvere tutto». Per conseguenza sono ottimista perché ho fiducia nella divina Provvidenza.
Chi ci sostiene in quei brutti momenti è l’esempio di GESÙ IN CROCE: Egli soffre nella certezza che il Padre lo sa e che Gli prepara la RISURREZIONE, che tre giorni dopo lo glorificherà.
 
Don Adelio Cola