La festa del Corpus Domini - di P. Giuseppe Pirola sj

Un Dio con noi fino alla fine del mondo

13/06/2009
Le feste del Corpus Domini e del Sacro Cuore, il venerdì della settimana seguente, vengono dopo la festa di Pentecoste, ma hanno tutte un senso in comune, che potremmo riassumere citando le ultime frase di Gesù detta agli apostoli prima dell’Ascensione: andate e annunciate il vangelo ad ogni creatura, battezzandole nel nome della Santissima Trinità, e aggiunse accomiatandosi: Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo. Gesù Cristo è salito al cielo, cioè è entrato nella sua gloria e siede alla destra del Padre; ma non abbandona i suoi né li lascia soli a compiere la missione che ha loro trasmesso. Il Cristo è e sarà presente e operante con la sua comunità per tutto il tempo della storia umana fino alla fine del mondo.  
Nel giorno di Pentecoste, Gesù ha dato prova di questa sua presenza: non ha lasciato soli gli apostoli riuniti insieme con Maria sua madre, e tutta la comunità cristiana che iniziò a svilupparsi e diffondersi nel mondo, sin da quel giorno; egli effuse sulla prima comunità lo Spirito Santo, donato perché fosse la guida interiore dell’intera comunità, il popolo di Dio nella sua articolazione tra autorità e comunità ecclesiale, nel compimento della missione iniziata da Cristo stesso. Lo Spirito Santo è infatti la terza persona della Santissima Trinità, ed è lo Spirito del Cristo risorto, primo vincitore del peccato e del destino di morte. Il segno sacramentale di questa presenza è la cresima che rende tutti adulti nella vita di fede e nella pratica della missione cristiana, e l’ordine per la missione affidata a sacerdoti e vescovi. 
La festa del sacro Cuore, anche se legata alle apparizioni private a Margherita Maria Alacoque, ricorda agli uomini che l’hanno dimenticata questa presenza del Cristo e della sua missione di misericordia, che libera da peccato e destino di morte non solo il mondo ma la stessa comunità ecclesiale; gli uomini della comunità cristiana, peccatori e mortali quanto tutti, non sono stati lasciati soli da Cristo, perché possono sempre fare affidamento sicuro e garantito sulla misericordia del Cristo e del Padre, e riprendere sempre daccapo a praticare la loro missione di misericordia e perdono per tutti, pieni di speranza, nonostante peccati e angosce si ripetano ad ogni generazione. Il segno sacramentale di questa presenza è la confessione o sacramento del perdono divino che è sempre a disposizione dell’intera comunità cristiana per sé e per il mondo.
Il Corpus Domini celebra la presenza del Cristo risorto nel pane consacrato, il cui segno sacramentale è l’eucarestia, la libera oblazione di Cristo al Padre per la liberazione degli uomini da peccato e morte, di cui facciamo anamnesi o memoria della sua operosa presenza in ogni santa messa che celebriamo, e che nella comunione che riceviamo tiene insieme l’intera comunità.
Cristo davvero non ci ha lasciato soli: resta in comunicazione con noi, mediante il suo Spirito, continua la sua opera di liberazione dal peccato e dal destino di morte, che ci angoscia, che è opera di misericordia per la comunità e per il mondo.
Ma che presenza di Cristo è mai questa? Gli apostoli avevano goduto della presenza visibile del Cristo Dio e uomo. L’apostolo Giovanni nella sua prima lettera lo sottolinea: noi che abbiamo visto, udito, toccato con le nostre mani il Verbo di vita…non solo prima ma anche dopo la resurrezione di Cristo, in particolare in risposta alla domanda incredula di Tommaso. Questa presenza di Cristo nella comunità ecclesiale per la continuazione della sua missione nel mondo non è invece affatto una presenza visibile né del Padre, né del Cristo o del suo Spirito; è una presenza mediante i santi segni, segni che aprono una comunicazione interiore tra Cristo e la sua comunità per la continuazione della sua missione nel mondo.
Gli uomini dicono perciò che Dio non si vede; che né la sua presenza né i suoi interventi nel mondo e nella stessa comunità si possono osservare o controllare. Qualcuno si spinge fino a dire che allora Dio non c’è; qualche teologo dice che Dio è assente dal mondo e dalla sua comunità, confondendo la sua invisibile presenza con l’assenza dal mondo e dalla sua comunità, un’assenza che sconfina nell’accusa finale e cioè che Dio non si interessa di quel che fanno gli uomini e li lascia ai loro affanni o alle loro azioni e risultati conseguenti. Un grande teologo come Bonhoeffer invece, anziché cadere in confusioni o seminarle, ha spiegato che Dio prima di tutto non ci ha lasciato soli, è vivo, presente, operante nella comunità per la liberazione del mondo da peccato e destino e angoscia di morte, ma la sua presenza non è sostitutiva dell’opera nostra; non è presente nel senso che fa tutto da solo; perché Dio è non solo un signore, ma il Signore per eccellenza; e poiché è Signore, non vuole essere presente e operante se non nel pieno rispetto della nostra libertà o libera accoglienza da parte nostra della sua presenza e comunicazione mediante i santi segni e libera sequela nella pratica della sua missione. Ci chiama a collaborare con la sua opera, ma vuole una nostra libera collaborazione.  
Il rapporto tra Dio-Trinità e noi non è quello tra Biancaneve e i sette nani: se così fosse, noi rimarremmo sempre, sostituiti in tutto, ben curati e provveduti da Dio, ma sempre bambinoni, come i nani della fiaba. Ignazio di Loyola, fondatore dei gesuiti, invitava i suoi a fare tutto come se Dio non ci fosse, e a ringraziare Dio come se Dio avesse fatto tutto, perché senza Dio non avremmo potuto fare niente, cioè attribuirci il merito di avere liberato noi da soli gli uomini da peccato e destino e angoscia di morte, mente noi stessi cristiani siamo esposti agli stessi rischi dei non credenti. Agostino ci ricorda che quel Dio che ci ha fatti senza il nostro intervento, non ci può né vuole salvare senza di noi o il nostro libero consenso. E per tornare alla Bibbia, non dimentichiamo quanto ci dice: “Ho posto nelle tue mani la tua vita e la tua morte”. Quelle mani sono la nostra libertà di fronte a Dio stesso. Dio non vuole servi vuole amici, vuole avere un rapporto libero con noi; e solo un rapporto libero tra Dio e noi è un rapporto costitutivo della comunità cristiana, apostolicamente fecondo, a vantaggio della libertà di tutti gli uomini. In questo senso Dio non ci ha lasciati soli dopo la venuta e l’opera di Cristo nel mondo e il dono dello Spirito per continuare e diffondere lo stile di fraterna vita comunitaria e la sua opera missionaria per tutti gli uomini..       
P. Giuseppe Pirola sj