L'Anno Sacerdotale (5) - di Mons. G.B. Chiaradia

Sull'Avvento

30/10/2009
Penso un AVVENTO che punti sul comportamento quotidiano di Gesù, nella sua presenza fisica come tipo di parola silenziosa che delinea la sua entità, iniziando dalla nascita che Luca ci tramanda nel suo Vangelo:
«Maria diede alla luce il Suo Figlio primogenito, lo avvolse in fasce, lo pone nella mangiatoia perché, per loro, non c’era posto nell’albergo».
Silenzio, imperturbabilità e regalità s’incontrano in questa narrazione.
Il punto massimo è il gesto della Madre di adagiare il neonato in una mangiatoia.
È qui che nasce il presepio.
La regalità del Messia sta in una mangiatoia.
Qui inizia il «grund», direbbe Papa Ratzinger, la base del Cristianesimo: sei grande se diventi piccolo, anzi un nulla.
Una meditazione sulla «mangiatoia» come posto regale, è la base del nostro presentarci all’altro.
 
Poi il Bambino lo vediamo a 12 anni.
Un dì di pasqua a Gerusalemme si allontana dai genitori per tre giorni. Lo trovano nel tempio, in mezzo ai dottori, intento ad ascoltarli e a interrogarli.
Lo stupore ora diventa parola: in tre anni di vita pubblica Gesù parla nelle sinagoghe e nel tempio.
La sua conoscenza della Scrittura e la sua sapienza metteva in stupore i suoi ascoltatori.
Bisogna stupire per essere ascoltati.
 
Il suo discorso è semplice, sa rendere comprensibili i più sottili concetti con immagini che sono familiari.
Tutta la Galilea si rispecchia nel suo discorso: la semina, la trebbiatura, gli olivi, i greggi, i campi, le vigne. Non dimentica nulla.
Così anche noi non dobbiamo dimenticare nulla: le strade, le scuole, le piazze, gli ospedali, i tuguri, le panchine come dormitori, le case dell’inverosimile dove regna la nostra sconfitta, la sconfitta della nostra parola, delle nostre processioni.
Cammina sempre per trovare qualcuno o qualcosa da salvare: dietro a Lui c’è sempre gente, come quel giorno in cui si volta e vede tanta gente che ha fame.
Un bimbo ha un po’ di pane e Lui lo divide per una folla: e ne rimane anche.
Fossimo capaci anche noi! Che sconfitta per noi cristiani la fame!
 
Un AVVENTO che mi ponga sulle Sue tracce: un avvento pensoso, silenzioso, nel frastuono di una ricorrenza inquietante.
La mangiatoia è necessario urgentemente considerarla per non finire, prima o poi, nel nulla.
ETIMOLOGIA della parola dal latino «adventus» che viene dal di fuori, straordianrio, che si accosta a passo veloce, sopraggiunge veloce, irrompe.
Mons. Giovanni Battista Chiaradia