Il ricco epulone senza nome - di Don Gigi Di Libero sdb

Inquietudine e insoddisfazione: per non cadere nell'orgia degli spensierati

25/09/2010
Nella liturgia domenicale del 26 settembre 2009, ventiseiesima domenica del tempo ordinario mi sono imbattuto in alcune espressioni che mi hanno fatto pensare per il richiamo diretto alla nostra vita di ogni giorno e a tanta gente che osservo nei diversi ambienti della vita.
Nella preghiera iniziale ci si rivolge a Dio come a colui che “chiama per nome i suoi poveri”, mentre non ha nome il ricco epulone, e lo si prega di porre fine all’“orgia degli spensierati”.
Proprio così!
Come collegare le due parti della preghiera?
Certo, nel vangelo che viene proclamato si legge del ricco epulone (il riccone di turno e sempre ostentatamente proposto anche a noi da pubblicità, televisione e stampe di alta moda e di elevato e notevole status symbol) il quale nella sua vita passa da un godimento ad un altro, gozzovigliando, con chi è alla sua altezza, in mille modi e senza misura. Non disprezza i poveri e gli indigenti … solo non rientrano nella sua cerchia di attenzione e nemmeno vengono mai a tentare i suoi occhi o la su attenzione con qualsiasi tipo di richiamo: semplicemente per lui non esistono, non vengono presi in considerazione, non sono degni di occupare nemmeno un attimo della sua vita e delle sue preoccupazioni.?Non li vede nemmeno, ecco tutto.
Ma sono davanti alla sua porta … vicino a lui e ai suoi amici goderecci e completamente inebriati da piaceri, ricchezze e forse alcolici e droghe oltre ogni misura…
Lazzaro c’è, è lì in carne ed ossa, accanto alla sala da pranzo, ai suoi atri lussuosi, agli ambienti dei grandi affari che il ricco frequenta quotidianamente, giorno e notte … lo si può dire letteralmente!
Ma Lazzaro lui non lo vede… è inesistente… è fuori di prospettive e di angolo d’osservazione e di interesse …
Eppure i suoi cani conoscono bene il povero Lazzaro… e vanno loro a consolarlo e a fargli compagnia… certo a loro modo… ma riescono ad essere provocanti e conturbanti almeno per il Signore che racconta la parabola e che chiama il povero volutamente con un nome proprio che rimarrà glorioso sino a quando verrà annunciato il suo Vangelo! Forse adesso capisco, e voi insieme con me, perché preghiamo Dio di far cessare l’“orgia degli spensierati”: perché non vedono ciò che dovrebbero vedere e non si preoccupano di ciò che veramente li dovrebbe interessare…
Sono, come dice il dizionario dei sinonimi alla voce spensierato, beati, scanzonati, scapigliati, agiati, comodi, facili, disinvolti, sbarazzini, sbrigliati, oziosi, vacanzieri… Signore ti prego turba la mia falsa coscienza e la mia idiota spensieratezza…
Turba il mio cuore con le sofferenze di chi mi vive accanto e le nasconde per umiltà o per vergogna o per disperazione perché non ne può più di essere rifiutato, umiliato, emarginato e reso inesistente dalla spensieratezza dei tanti che, al contrario, marciano verso la vera solitudine eterna e la disperazione totale…
Signore apri i miei occhi da epulone su i poveri e su coloro che hanno bisogno di un mio sorriso, di una mia carezza, di qualcosa che ho in sovrappiù, della mia vita, di me stesso …
Signore ti prego guariscimi dalla mia spensieratezza … rendimi capace di accorgermi del dolore e della disperazione di chi vive accanto a me per condividere qualcosa con lui, quel poco che ho.
Signore, inquietami per tempo... prima che non sia più possibile rimediare, prendere decisioni, cambiare vita….
Ben opportunamente la liturgia di domenica ci fa anche pregare così: “fa’ che aderiamo in tempo alla tua Parola”!
Solo allora la mia gioia, condivisa e donata, sarà autentica e mi farà rivivere!
Ti prego rendimi santamente inquieto e insoddisfatto di me e delle mie ricchezze!