AVER FEDE...

...da chi dipende...da Dio o da noi?..

16/09/2012

Pietro riconosce che il suo Maestro è il Cristo, il Messia, e Gesù immediatamente gli svela la causa della sua professione di fede. Essa non è frutto di acuta intelligenza o risultato di scientifiche indagini, ma dono del Padre: “Il Padre mio che è nei cieli te l’ha rivelato”.

Riflettiamo su questo problema: Dalla fede con le opere da essa ispirate deriva la salvezza; Dio vuole tutti salvi, e allora perché non tutti oggi hanno la fede? Da chi dipende, da Dio che non la concede a tutti? Risolvere il problema con questa formuletta, sarebbe semplicistico non soltanto ma offensivo verso la Volontà di salvezza universale di Dio.

E allora quali sono le cause per cui oggi molti non credono? Anche duemila anni fa tra i testimoni dei miracoli di Gesù riferiti dal vangelo, molti non cedettero in lui. Alcuni per superbia personale e attaccamento alle ricchezze del mondo; dalle quali il Maestro esigeva il distacco del cuore; altri ancora perché avrebbero voluto vedere e toccare la sua divinità e gli chiedevano una testimonianza del Padre. Attese, pretese e richieste che, se fossero state esaudite, avrebbero convinto tutti...  Eppure “anche se risuscitasse uno dai morti e comunicasse loro la sua esperienza della Verità, non crederebbero”.   

E allora? Allora risposta non c’è, o meglio c’è e diversa per ognuno, perché ognuno ha la sua storia personale, la sua psicologia, l’educazione ricevuta, la vita trascorsa tra difficoltà e incertezze, in ambienti sociali favorevoli o contrari alla crescita lenta e certa di quella fede che Dio è disposto a concedere a tutti come dono da coltivare poi personalmente. La cultura della fede prevede preghiera, frequenza sacramentale, vita buona secondo il Vangelo. A questo punto si scopre che la fede e la vita secondo la fede è un impegno molto serio e ‘scomodo’. C’è che la accetta e si converte e chi decide di differire la decisione. Attenzione, però, perché il tempo futuro non è in mano nostra!

Pietro, dice Gesù al capo degli apostoli che in particolari circostanze difficili giurerà per tre volte di non conoscerlo, quando ti ravvederai, conferma i tuoi fratelli [nella fede]”. Qual è stato l’errore di Pietro quella volta? Quello di essere stato imprudente e presuntuoso e di non essersi ricordato che nel tempo della tentazione bisogna chiedere al Signore la forza di resistere e di vincere con il suo aiuto. Pietro ha imparato la lezione e ripete, attraverso gli evangelizzatori di oggi, che la fede si alimenta anzitutto con la preghiera.