L'ANNO DELLA FEDE/2 di mons. Giovanni Battista Chiaradia

… il cristianesimo: voler bene, a chiunque sia, anche quello che …

25/11/2012

L’anno della fede non è l’anno dei discorsi, dell’ascesa ai colli dove, vigile, da secoli, un santuario t’interroga chi sei.

L’anno della fede è un anno tutto tuo, che devi avvertire dentro di te, dalla testa ai piedi, come periodo in cui la tua vita, la strada di tutti i giorni deve ricevere una scossa.

Naturalmente se ne hai bisogno, per distruggere il tuo perbenismo che t’accorgi, forse, non valga tanto.

Se ti accorgi che la tua giornata è sempre nel parallelo, che non si alza neppure di un dito, punta in alto. Questo “alto”, non c’è bisogno che te lo dica io, lo sai meglio tu, che cosa è.

Invece di prendere come esempio un santo della storia cristiana, prendo Voltaire, spirito polemico nei confronti della Chiesa. Voltaire affermava: “Stimo che la Chiesa non consista né nelle opinioni di una metafisica intellegibile, né in vari apparati, ma soltanto nella adorazione e nella giustizia: fare il bene, ecco il culto, essere sottomessi a Dio, ecco la dottrina.

Se il mussulmano gli grida: “Guai a te se non farai il pellegrinaggio alla Mecca”, e il prete lo ammonisce:”Sventura a te se non ti rechi alla Madonna di Loreto”, egli ride della Mecca e di Loreto, ma soccorre il povero e difende l’oppresso.

Si capisce che un simile giudizio è paradossale, ma esprime molto bene l’esigenza del tempo che è invaso, in ogni parte del globo, dalla miseria. Penso che noi tutti abbiamo la percezione che anche qui, tra di noi, in questo centro storico, ricco di memorie, la miseria, in questo tempo, ha fatto la sua dimora, anzi il suo seggio regale.

Spesso le apparenze non la evidenziano perché la dignità della persona, il volto sicuro e sereno, il vestito appropriato, nascondono il tormento del continuo, angoscioso quotidiano.

Quanto e come non lo so. Ma basta un colpo d’occhio per rendersi conto che se non è proprio fame, quel viso, quelle mani che non riescono a frenare un continuo nervosismo, ti presentano certi interrogativi che fai presto a capire di che tipo sono, tanto che, per non restare solo nelle parole, il tuo gesto di bontà, anonimamente inteso, può trasformare, almeno un poco quel volto, quelle mani che ti parlano di sofferenza e di paura.

Essere capaci di interpretare quei segni di paura è molto semplice per la persona che non vive solo per se stessa, ma per l’altro, l’altra, chiunque sia, anche di altre religioni, in un abbraccio totale.

È questo il cristianesimo: voler bene, a chiunque sia, anche quello che ti ha fatto del male: anzi, lo devi amare maggiormente.