PENTECOSTE: LO SPIRITO… di don Gigi Di Libero sdb

…sarà Consolatore, Luce e Fuoco...

24/05/2015

Nella domenica della solennità di Pentecoste, in tutte le comunità, i Cristiani fanno memoria, con gioia grande e speranza certa, della realizzazione della solenne e meravigliosa promessa di Gesù: dopo la mia morte risorgerò perché l’ultima e definitiva parola del Padre è la vita eterna per tutti, poi salirò nella gloria della Trinità accanto al Padre mio e allo Spirito, Amore infinito, per prepararvi un posto e per inviarvi come dono grande, lo Spirito Santo.

Lo Spirito sarà il Consolatore di ogni vostra ansia e paura, Luce per illuminare ogni vostra ricerca di Verità e Fuoco per rendervi forti e vittoriosi in ogni ricerca autentica di amore e di pace.

Sono certo che in Messa domenicale si annunceranno e mediteranno questi grandi temi “portanti” della Fede cristiana perché ogni credente possa davvero farne quotidiana esperienza … e tutti sappiamo quanto ne abbiamo bisogno e lo desideriamo vivamente!

Personalmente, in questa semplice “predica”, vorrei fare una scelta un poco diversa anche se nella prospettiva e nella speranza di ricevere lo Spirito Santo che dona la gioia vera.

Incontrandomi e parlando con tanta gente, ogni giorno e con incontri molto diversi proprio per le condizioni, la mentalità e le esperienze di tutti questi uomini e donne di ogni età e condizione, sono spinto ogni anno a meditare la Pentecoste, la discesa dello Spirito Santo, in una prospettiva che la Bibbia ci suggerisce e che permette … di considerarci tutti, credenti … indifferenti …  distratti e lontani … atei … credenti non praticanti, toccati e provocati.

La nostra comune e quotidiana esperienza ci radica sempre più drammaticamente in una realtà di divisione generata da vorace fame di potere che si sviluppa e radica nella violenza e nel sopruso che crea ogni forma di dominio e di schiavitù.

Non voglio essere né drammatico né pessimista, ma tutti insieme sappiamo per esperienza che questa voracità parte dai nostri cuori e si radica e intreccia drammaticamente nel vissuto familiare e sociale: inimicizie, discordie, dissensi, gelosie … e sofferenza grande per questi atteggiamenti, subendoli e in quanto creano conseguenze sbagliate e nefaste.

Quale speranza resta per ciascuno, per ogni amicizia, per ogni famiglia, per ogni società?

Questo nella Genesi è esattamente l’ultimo amplissimo “cerchio di sviluppo del peccato” che allontana l’umanità da Dio e dal suo progetto creativo di amore a tutti i livelli: si tratta della torre di Babele

“Un tempo tutta l'umanità parlava la stessa lingua e usava le stesse parole.

Emigrati dall'oriente gli uomini trovarono una pianura nella regione di Sennaar e vi si stabilirono.

Si dissero l'un l'altro: 'Forza! Prepariamoci mattoni e cuociamoli al fuoco!'. Pensarono di adoperare mattoni al posto delle pietre e bitume invece della calce. Poi dissero: 'Forza! Costruiamoci una città! Faremo una torre alta fino al cielo! Così diventeremo famosi e non saremo dispersi in ogni parte del mondo!'.

Il Signore scese per osservare la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Disse: 'Ecco, tutti quanti formano un sol popolo e parlano la stessa lingua. E questo non è che il principio delle loro imprese! D'ora in poi saranno in grado di fare tutto quel che vogliono! Andiamo a confondere la loro lingua: così non potranno più capirsi tra loro'.

E il Signore li disperse di là in tutto il mondo; perciò furono costretti a interrompere la costruzione della città. La città fu chiamata Babele (Confusione) perché fu lì che il Signore confuse la lingua degli uomini e li disperse in tutto il mondo.” (Genesi 11, 1-9)

Ora appare evidente che il miracolo delle lingue avvenuto il giorno di Pentecoste… non rappresenta solo l’opposto della frattura di Babele, ma manifesta soprattutto, per chi è disposto a salire a Gerusalemme, l’attualizzazione, attraverso il dono dello Spirito, dei nuovi e perenni significati della parola “capirsi nelle diversità” e finalmente incarnare un mondo di comunione e di vicendevole rappacificazione.

“Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo.

A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua.

Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei?

E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?

Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».” (Atti degli apostoli, 2, 3-11)

Realmente siamo di fronte al grande dono dello Spirito Santo che si manifesta col “dono delle lingue”: l’unità a cui l’umanità aspira e sospira in un travaglio tremendo che a volte, come oggi, si fa più sensibile che mai.  La risposta di Gesù con il dono dello Spirito Santo è la comunione di amore e di pace che vicendevolmente ricerchiamo e finalmente possiamo rendere concreto e duraturo proprio generato dal sangue di Cristo sulla croce e dalla sua risurrezione.

Comprendiamo perché lo Spirito è Consolatore, è Spirito di Verità, in grado di stabilire con certezza i livelli di giustizia come sono intesi da Dio.

Questa è la novità della Pentecoste cristiana: l’Alleanza nuova e definitiva è fondata non più su una legge scritta su tavole di pietra, ma sull’azione dello Spirito di Dio.

Lo Spirito è fermento di giovinezza: con ragione il Cardinal Suenens affermava: “Credo alle sorprese dello Spirito”.

Termino con questa toccante e forte preghiera del Cardinale Carlo Maria Martini:

Affidarsi allo Spirito significa riconoscere che in tutti i settori

arriva prima di noi, lavora più di noi e meglio di noi;

a noi non tocca né seminarlo, né svegliarlo,

ma anzitutto riconoscerlo, accoglierlo, assecondarlo, seguirlo.

Anche nel buio del nostro tempo, lo Spirito c'è e non si è mai perso d'animo:

al contrario sorride, danza, penetra, investe, avvolge, arriva là dove mai avremmo immaginato...

don gigi di libero sdb

gigidilibero@gmail.com