TV e licenza di uccidere

Da un tragico fatto accaduto a Biella, si analizza l'incidenza della TV nel seminare l'assenza di valori che conduce all'attuale degrado della gioventù

21/06/1996

La sig.na G .G . mi chiede cosa penso dei quattro suicidi (genitori e nonni) di Biella.
Cosa pensare?

Comincio a rispondere con due notizie dell'altra sera, 14 giugno. Al Maurizio Costanzo Show, il sig. Costanzo attacca con insolita veemenza due del pubblico, una giovane e un anziano che, con due diversi punti di vista quale risposta al problema (che in quel momento si dibatteva) del degrado della gioventù, portano la ragione della trascuratezza dei valori; e il Costanzo conclude la sua indegna filippica con queste precise parole: "Non capite che il discorso dei valori è retorica?"

La sera stessa, sulla stessa Rete, il giornalista Mentana attacca il Presidente della Repubblica che, proprio quel mattino, ha denunciato la violenza nella tv come estremamente dannosa per i bambini, invitando il Governo a prendere provvedimenti: "Con quale diritto?" si chiede il nostro giovane saputello, più abile carrierista che saggio informatore?

Trattandosi di Canale 5, "Colpa di Berlusconi!" grideranno i soliti, non sapendo che Berlusconi non ha il potere (ma non si sa perché) di estromettere quei due... informatori, soprattutto il Costanzo, i quali, sono antiberlusconiani nella loro azione televisiva, ma soprattutto sono dei corruttori della mentalità popolare, proprio grazie al successo di simpatia che sono riusciti a raccogliere presso un pubblico ormai in gran parte massificato, con le loro indubbie qualità televisive.

Non so se Berlusconi c'entri o non c'entri; so solo - e la frase dell'altra sera ne e' la prova - che l'attività di Maurizio Costanzo, come quella di sua moglie con la trasmissione di ragazzi, collabora enormemente a diffondere una mentalità non solo erronea, bensì deleteria, circa i comportamenti della vita concreta. Altro che "retorica"! Cosa c'entra questo con la domanda che mi e' stata fatta? C'entra e come!

Veniamo al caso di Biella. Io conosco solo quello che ho letto dai giornali; il che, per quanto abbondantissimo e sproloquiato, m'e' sembrato reticente su vari aspetti e quindi non si sa esattamente quale possa essere il giudizio retto.

Rispondo quindi come se quello che ho potuto sapere corrispondesse al vero: i due genitori separati (tra i quali la mamma all'origine del tutto) e i due nonni si suicidano per vergogna, alla vigilia del processo, nell'ormai prevista impossibilità di poter di mostrare la propria innocenza, accusando quindi della morte una giustizia che prende per buone le denunce circa abusi sessuali sui due bambini, rispettivamente figli e nipoti, fatte dagli stessi bambini. Tre elementi: i suicidi, i bambini, il giudice.

Il suicidio e' un atto moralmente grave e illecito; e' un furto gravissimo fatto direttamente a Dio; e' un appropriarsi di una proprietà ch'e' solo dell'autore della vita.

Ma quelle quattro persone - pare riconosciute "perbene" da tutti, compreso il parroco - si suicidano per provare la propria innocenza. Si noti: non è che fanno una falsa testimonianza; non è che comperano veri o falsi testimoni; non è che cercano di convincere il giudice: no! si ammazzano, cioè si tolgono l'unico bene prezioso e personale che l'uomo ha (sia pure in gestione e non in proprietà). E, questo, solo per dimostrare di essere innocenti. Cosa potevano fare di più?

La Chiesa negava i funerali ecclesiastici ai suicidi, tanto è grave quel peccato! Ma il parroco, secondo me, ha fatto bene a celebrare i funerali in chiesa. Perché? Mio papa', medico condotto apprezzatissimo nella montagna di Bardi (PR) e ricordato ancora a quasi 50 anni dalla morte, mi diceva che il suicida e' praticamente uno squilibrato mentale e, come tale, non imputabile di colpa.

Quei quattro potevano essere, tutti e quattro e allo stesso modo, squilibrati mentali? Direi di si'; ma a causa della televisione che crea mentalità anche erronee con le sue comunicazioni inavvertite e che da qualche tempo parla dei suicidi, senza mostrarne la gravità morale dell'atto, spesso anzi additandoli come meritevoli di lode e come protagonisti di gesti ammirevoli. Quei poveri quattro hanno assorbito dalla tv quelle lezioni malvagie.

Come studioso di questi problemi, da oltre 40 anni io parlo delle cause della mentalità massmediale, che influiscono per circa l'80% sui comportamenti umani. E quelle ripetizioni di informazione sui suicidi, fatte in quel modo (e lo sottolineo: fatte in quel modo), formano mentalità. Squilibrati mentali, quindi, non per le consuete cause neurologiche, bensì per le cause psicologiche create da certa tv ignorante, quando non complice. La libertà d'informazione non è, ne può essere, libertà d'uccidere.

Analoga causa si può trovare nelle denunce dei bambini; denunce quindi certamente inattendibili o quanto meno molto ma molto dubbie, anche prima della prova d'innocenza data dal suicidio degli accusati. E il giudice? Qui la risposta e' meno semplice. Un giudice può e deve giudicare "in scienza e coscienza". Quel giudice - si dice - ha solo 29 anni! E' da pensarci un momento. Comunque, supponiamo pure che la coscienza (di ventinovenne, figlio della... nuova mentalità massmediale) ci sia stata; ma c'e' stata anche la scienza? e quale scienza? Il giudice s'e' circondato di cosiddetti esperti o, pare meglio, esperte.

Ma fino a che punto, anche questi o queste, sono "scienza"? La scienza (non basta la cultura) non e' tale se non e' comprovata dall'esperienza; e quale esperienza suggerisce di interrogare quei bambini in quel certo modo (per quanto si è saputo), senza un controllo diretto dei genitori; abituati anch'essi dalla tv, i bambini, a una mentalità televisiva di "lotta" e di "rivalsa" con i genitori?

Che colpa ne hanno tutti questi? Chiediamoci piuttosto che colpa ne hanno certi responsabili televisivi, come il sig. Costanzo che predica contro i valori perché retorica, o anche il dr. Mentana, il quale accusa di illegittimità un Presidente della Repubblica che, una volta tanto, prende una posizione indiscutibile in favore della "protezione civile" del cittadino. La quale protezione non può essere solo protezione circa gli effetti, bensì anche - e principalmente - circa le cause.
Cordialmente.

P. Nazareno Taddei sj