La giornata delle comunicazioni

Alla luce anche della Redemptoris Missio, si capisce quale dev'essere il rapporto tra il messaggio cristiano e la nuova cultura creata dalla comunicazione moderna

13/10/1996

Oggi, domenica 13 ottobre 1996, per i cattolici italiani è la Giornata delle Comunicazioni Sociali, che quest'anno è dedicata alla donna.

I giornali cattolici e i pulpiti delle chiese ne hanno parlato in tutti i modi.

Ma questa della donna è un'applicazione, come ogni anno viene fatto per uno o per altro aspetto dei mass media.

Il fatto è che, alla base di tutto, c'è il problema che il nostro Papa ha toccato magnificamente e in maniera rivoluzionaria, oltre che su base seriamente scientifica e non solo culturale, all'art. 37 della Redemptoris Missio: "Il primo areopago del tempo moderno e' il mondo della comunicazione (...)?

Occorre integrare il messaggio cristiano in questa "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna. E' un problema complesso, poiché questa cultura nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare: con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici".

Qui e' veramente tutto il problema dell'odierna comunicazione, anche da parte della Chiesa. Tutto il resto sono più o meno chiacchiere; e la crisi sempre più invadente del secolarismo, dell'egoismo, della menzogna nei rapporti individuali anche sociali, lo prova in abbondanza.

Ma non tutti, nemmeno tra i cattolici e responsabili, sono convinti di questo.

Lo dice il Papa stesso nel testo citato: "E' stato un po' trascurato questo areopago."

E infatti, anche quando questo testo viene citato, non viene citato per intero; generalmente si tralascia proprio il punto essenziale, ch'é quello che ho citato.

In pratica, il Papa dice: la "Nuova evangelizzazione" è problema di "nuova cultura", cioè di "nuovi linguaggi" dipendenti dai nuovi strumenti, di "nuove tecniche" del fare comunicazione, non di usare quei nuovi strumenti, "nuovi atteggiamenti psicologici" cioè nuova mentalità.

La mentalità creata dai mass media - che perciò noi chiamiamo mentalità massmediale - oggi è confusione di idee; è praticamente materialistica; allontana sempre di più da una visione superiore ed eterna della vita; rifugge dal considerare come primarie la verità, la giustizia, la carità, nella libertà. Non e' tanto, quindi, problema di "nuovi contenuti", di nuova teologia (se è quella vera perché scienza e non cultura), di nuove strutture.

Ma quanti tra i cattolici, ivi comprese le persone responsabili, si sono preoccupate di studiare quei nuovi linguaggi, quelle nuove forme di comunicazione, quella nuova mentalità? Sembra che credano di saper già tutto.

Al massimo, si arriva a parlare di "rinnovamento della teologia" e/o della "morale"; di polisemia..., ma non è questo il problema.

Certamente, l'esistenza di quei nuovi linguaggi e di quelle nuove forme di comunicazione esigono dei cambiamenti. Ma questi non si possono improvvisare; e la nuova mentalità massmediale deve essere ben conosciuta per poter essere contrastata dove dev'essere contrastata e utilizzata dove può essere efficacemente utilizzata.

Non si può quindi pretendere che trovino nuove strade pastorali quelle persone che sono già pienamente vittime di quella mentalità e tra queste, s'incontrano anche spesso sacerdoti e parroci, come s'è visto anche nelle elezioni politiche di aprile.

Spesso, poi, questi sacerdoti magari non hanno smesso quella concezione paternalistica, autoritaria, assolutista, che non ammette critiche e discussioni e che oggi e' tanto deleteria e fuori cultura.

Come la mettiamo, allora, noi cattolici, se non possiamo fidarci nemmeno (talvolta, è chiaro) di qualche nostro prete o educatore o di qualche pubblicazione di cattolici?

La risposta non e' semplice; però si possono affermare con sicurezza due cose: la prima, anche ciascuno di noi deve responsabilizzarsi personalmente su questi problemi (p.e. la rivista che io dirigo, "Edav - educazione audiovisiva", può essere un valido aiuto); la seconda, pregare e pregare, perché il Signore illumini i pastori del Suo gregge e le sue stesse pecorelle...
A risentirci!

P. Nazareno Taddei sj