Giubileo e business

Il Giubileo è un affare di miliardi oppure c'entra anche la fede?

16/11/1997
A.V. mi internetta: Pare che il Giubileo sia un fatto di miliardi piu' che di fede. Cosa ne dice?
Rispondo: si, e' una tristezza. Ho visto anche il servizio su Panorama di due settimane fa, che titola pressa poco con parole simili alle Sue.
Cosa pensare?

Penso che si debba pensare da cristiani, cioè secondo la verità della cose. Il Giubileo e' un fatto religioso e di fede. Gia' il Giubileo ebraico era impostato sul fatto che la terra apparteneva al Signore e il popolo doveva seguire l'esempio di Dio che aveva liberato dalla schiavitù il suo popolo.

Il Giubileo cristiano, poi, detto Anno santo e iniziato nel 1300 col Papa Bonifacio VIII e da celebrarsi ogni 100 anni, era liberazione da colpa e da pene pro poenitentibus et confessis (per quelli che si erano pentiti e confessati).
Con l'andare dei secoli, cambiarono i riti e anche le scadenze dei Giubilei.

Cominciarono i grandi pellegrinaggi verso Roma, “alle tombe degli apostoli”. I pellegrini, detti “romei” seguivano itinerari precisi, a piedi, dalle varie parti d’Europa, forniti tipicamente della “pellegrina” (mantello), del “bordone” (bastone), della “scarsella” (bisaccia). Li muoveva la pietà e la devozione, con vero e grande sacrificio.
Nel frattempo, com’è anche oggi, l’acquisto delle indulgenze plenarie è stato reso assai più accessibile, senza bisogno di correre a Roma per acquistarle.
E allora, perché il Giubileo del 2000?
 
Il significato di questo Giubileo lo dice chiaramente il nostro Papa nella Lettera Apostolica del 10 novembre 1994 (“Tertio millennio adveniente”) con la quale lo annuncia, ben sei anni prima, perché ci si possa preparare degnamente sul fondamento della vita cristiana, la Ss.ma Trinità: “La Chiesa implora dal Signore che cresca l’unita” tra tutti i cristiani delle diverse confessioni. (·) Si vuole suscitare una particolare sensibilità per tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese.
 
Grande manifestazione, quindi, di fede, di pietà e di carità (unione) in un mondo sempre più dissacrato e distratto. Ci sarà un’enorme afflusso di pellegrini da tutto il mondo e non solo dall’Europa.
 
Ed ecco: pellegrini o non piuttosto turisti?
Comunque, pellegrini o turisti, ci sono problemi materiali da risolvere: i viaggi, gli alloggi, il mangiare e bere, i ricordini, ecc.; e, poi, dal momento che, soprattutto dall’estero, si arriva fino a Roma, volete escludere Firenze, Napoli, Venezia, ma anche Assisi, Norcia, Padova (che è poi sulla strada di Venezia), ecc. ecc.?
Non tocca alla Chiesa risolvere questi problemi materiali e anche, in senso sano, turistici ; ma la Chiesa non li può ignorare. Nasce così il dato di fatto; o, se si vuole, il pericolo o l’equivoco; o, meglio, la tristezza di cui dicevo, perché non si intende il problema come andrebbe inteso.
 
In concreto, i problemi materiali diventano DI FATTO - volere o non volere – “business”. Non sarebbe la prima volta che anche alcuni uomini della Chiesa hanno approfittato - in buona o mala fede - di situazioni spirituali per fare “business”. Non a caso la Chiesa ha condannato e condanna la “simonia”, che “consiste nell’acquisto o nella vendita delle realtà spirituali” (Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2118, 2121). Forse questo “business” non si può dire proprio “simonia”, ma ci siamo molto vicini, almeno nello spirito.
Che dire?
Tocca agli uomini di Chiesa (di qualsiasi tipo e livello) organizzare quei servizi di varia ospitalità? Di per sè, direi di no. Però è anche vero che preti, frati, suore & simili sono spesso in grado di offrire maggiori possibilità di mettere in rilievo le esigenze spirituali; non solo, bensì, spesso, anche di offrire occasioni migliori, prezzi - diciamo pure - più onesti. Ma occorre precisare che, per quanto riguarda onestà, ci sono anche ottimi laici, onesti e desiderosi di servire e non di guadagnare, anche se un onesto margine di vantaggio economico è più che lecito.
 
Ed ecco, allora, la linea di demarcazione essenziale e inviolabile per chiunque religioso o laico: “offrire”, non “sfruttare”; “servizio” non “business”. Per chi non è credente, poco importa un simile discorso; ma chi crede deve cercare di non cascare nelle grinfie di chi non crede (religiosi o laici), tanto meno può associarsi in qualche modo al loro lavoro, diventando così complice di chi, nella sostanza, tradisce la Chiesa e Dio stesso.
Per tutti, comunque, vale ricordare che quel Cristo - che, acceso d’ira contro i mercanti del tempio, li ha cacciati a frustate - è ancora vivo.
 
E “chi ha orecchie da intendere intenda!”
 
Ma occorre sottolineare che mercanti forse peggiori! sono quelli che considerano il Giubileo come un grande avvenimento di massa, una magnifica occasione di “business”, una splendida e ricca manifestazione turistica, sia pure con visita e applausi al Papa e anche visita alle Basiliche. E’ quello che spesso fanno i media, contribuendo così a formare una mentalità scorretta nella gente.
 
Che il Giubileo sia esclusivamente una manifestazione di preghiera e di fede è difficile da capire, oggi, dato il clima quantitativistico e secolarizzato che il diavolo è riuscito a creare mediante false ideologie (specchietto per le allodole), potenziate dai media.
 
Toccherebbe ai media e ai poteri che li sorreggono (oggi facilmente identificabili) rendersi conto di questa loro gravissima responsabilità; e proprio essi dovrebbero agire per diffondere la sana concezione. Ma non c’è da illudersi.
E allora tocca a ciascuno di noi, per quello che può: dal voto civile al rifiuto di certa stampa, al boicottaggio dei prodotti pubblicizzati da certe trasmissioni.
 
L”embrassons nous” e la tolleranza non possono essere per il male.
 
P. Nazareno Taddei sj