Il caso Di Bella...

Alcuni punti di riflessione sul caso Di Bella e su come lo stesso è stato trattato dai mass-media

18/01/1998

Alcuni visitatori mi hanno domandato cosa penso del caso Di Bella.
Mi sono chiesto allora se fosse argomento per una predica. Ma considerando insieme la mia missione di sacerdote e la mia esperienza di studioso di mass media, m'è sembrato che fosse addirittura doveroso per me rispondere, dati i grossi pericoli di confusione mentale e conseguente alterazioni di giudizio che si nascondono dietro molte campagne della cosiddetta informazione.

Propongo alcuni punti di riflessione.

a) Il caso di un prof. Di Bella, che ÷ lo si dice e lo si scrive con argomenti documentabili ÷ nel silenzio di massa, da 30 anni studia seriamente e applica felicemente con scienza e coscienza il frutto dei suoi studi, quasi improvvisamente riempie tutti i mass media e, quel che e' peggio, diventa un caso di parte: non si capisce bene se politico col pretesto della scienza; oppure se - diciamo - di scienza col pretesto della politica.
E mi chiedo: perché proprio in questo momento?

b) Sono i media a creare il subbuglio. Cose inaudite. Si parla di carabinieri messi in moto, di cartelle cliniche rifiutate, di sperimentazioni scientifiche preliminari indispensabili per poter proseguire (come se 30 anni non contassero nulla), di richiesta di dimissioni di un ministro che sembrerebbe patetico se non fosse cosiâ incaponito, di accordi raggiunti e poi smentiti, ecc. ecc..

Vero? non vero?
I media, particolarmente oggi, non sono attendibili se non per qualche aspetto e in piccola parte: una loro seria "lettura" mette spesso in dubbio l'oggettività della loro informazione.

Quindi, dovrei rispondere: Non so cosa dire, perché non so come le cose stanno veramente.

c) Ma proprio i mass media - o, più esattamente, qualche po' di televisione - hanno offerto modo sapere, almeno qualcosina di come è la situazione reale. Mi riferisco soprattutto alle due trasmissioni di Canale 5, ESCLUSIVO5 del 13 gennaio, a qualche pezzo di vari Tg e di PORTA A PORTA di Rai1, del giorno successivo.

Qui si sono potuti vedere e sentire i protagonisti della vicenda. Ma - si noti bene! - si deve ricordare che si tratta di riprese televisive, che quindi "l'immagine di una seggiola non è una seggiola". Quindi, per capirci qualcosa, bisogna vedere: a) CHI e COME ha organizzato e diretto la trasmissione (Costanzo e Mentana nel primo caso; Bruno Vespa nel secondo); b) COSA e COME è stato detto dagli uni e dagli altri protagonisti della vicenda.

Seguendo questi criteri, non è difficile trarre conclusioni: il business prevale sulla verità dei fatti e la politica (padrone o schiava?) segue su questa strada.

Non è questa la sede (come invece è, p.e., il mensile "Edav-educazione audiovisiva" che dirigo) per dimostrare la validità di queste conclusioni; ma poiché mi si chiede "cosa penso del caso Di Bella" e non di dimostrare chi ha torto o ragione, dirò che assistendo a quelle diatribe tra ministro, prof. Di Bella e rispettivi sostenitori, ho pensato al caso analogo, occorsomi personalmente negli anni 60, ai tempi del dr. Bonifacio.

Il mio amico Sergio Vertice, sposato con due figli, ha un tumore al fegato. Viene operato, ma senza esito.
Continuano invece i dolori: inenarrabili. I parenti sentono del siero del dr. Bonifacio, pressoché introvabile; tanto più che i dottori non ne vogliono sentir parlare. Io sono a Roma; mi si prega di andare a Battipaglia a cercare di avere il siero.

Vado infatti e vengo ricevuto. Il dr . Bonifacio, guardando la cartella clinica e sapendo dell'atto chirurgico, scuote il capo e senza molte speranze mi dà la prima dose della cura. Tutto gratuitamente. La cura ferma il tumore (che era già in metastasi) e fa diminuire enormemente i dolori. Torno a Battipaglia per la seconda dose. Faccio un giorno e mezzo di fila. Il dr. Bonifacio è ammalato, ma chi lo sostituisce (il figlio?) gli va a riferire dell'esito.

E' soddisfatto oltre ogni attesa e mi fa consegnare la seconda dose, raccomandando che venga somministrata accuratamente così come egli ha stabilito e di evitare l'ulteriore intervento chirurgico progettato, che a suo dire sarebbe deleterio. I dottori praticamente boicottano la seconda fase della cura e sollecitano il secondo intervento, che chirurgicamente riesce benissimo.

Ma Sergio muore.

Cambiate nomi e aggiungete una analoga totalitaria presa di posizione politica (del business).

A proposito di attendibilità dei media, cito una frase del servizio su Di Bella, pubblicato proprio questa settimana su "Primo Piano" (1998, n¡ 2, pag. 27), dove nel sommario si legge: "storia di un caso (poco) scientifico diventato politico". In una breve rassegna delle "illusioni" passate, circa il "Siero Bonifacio, bloccato dai nas", si legge (ecco la frase): "Migliaia di persone sperimentano questo magico intruglio, ma senza alcun successo."

Non posso dire ch'è falso? Finirà così anche il caso Di Bella? Ma questa volta il business è tra titani: 30% di aumento in Borsa della Casa farmaceutica della somatostatina... Vedremo come finirà sulle spalle di chi spera di poter essere curato.

Proprio tutto ciò giustifica questa predica; proprio come predica (spiegazione del Vangelo: "sia il vostro dire: sì sì, no, no" e "sono venuto a testimoniare la verità") e non come mia opinione personale.

Sempre a disposizione.
Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj