Serve il Giubileo?

Ancora il solito ritornello: il Giubileo serve a qualcosa di spirituale o è soltanto business?

02/07/1998

Il sig. E.F. mi internetta: "A cosa serve il Giubileo, se basta una preghiera già stabilita dopo la Comunione per ottenere l'indulgenza plenaria? Serve solo per fare o per far fare soldi?"

Le rispondo con una domanda: "Una festa di venticinquesimo o di cinquantesimo, o addirittura per gli 80 anni del nonno, serve solo per far guadagnare un po' di soldi ai ristoranti o ai negozi dei regali?"

Mi pare che il paragone funzioni.

Mi devo spiegare. E' vero che un'indulgenza plenaria oggi si ottiene facilmente e, comunque, molto più facilmente dei tempi in cui l'idea del Giubileo e' nata nella testa di Bonifacio VIII nel 1300 ; e' vero anche che (purtroppo!) per parecchia gente il Giubileo e' un business e non sempre ammirevole o lodevole , chiunque siano - laici, ma anche religiosi - quelli che al business si abbarbicano.

Tuttavia, il Giubileo, soprattutto quello del prossimo 2000, ha tutta la ragione di esistere, ben al di là del business.

1. Per capirlo, se siano buoni cristiani, almeno un pochino, basterebbe anche solo il fatto che il Papa ha invitato a prepararvisi con ben tre anni di riflessione e di preghiera; e, non certo, preparazione materialistica: punti d'accoglienza da organizzare, oggetti religiosi da vendere, città - e non solo sacre - da visitare, ecc.. Ed e' ovvio che il vero tono del Giubileo lo da' il Papa.

2. Tant'e' vero che il Giubileo non si celebrerà solo a Roma, bensì si potrà lucrare in molte altre città del mondo: non e' dunque che il Papa vuole che tutti vengano (o vadano) a Roma come, per i musulmani, la visita della Mecca una volta in vita. E allora?

3. Intanto, il Giubileo non è un Sacramento. Quello del 2000, in particolare, è anzitutto una festa per celebrare i 2000 anni da che Cristo, figlio di Dio e Dio egli stesso, s'e' fatto uomo per vivere in tutto e per tutto la vita degli uomini, compresi i sentimenti, ma escluso il peccato. L'ha fatto per ristabilire la pace tra Dio offeso e l'uomo offensore; e l'ha fatto morendo in croce nel modo che tutti sappiamo. Non vi pare una ricorrenza da celebrare, perché ci coinvolge tutti, ben più di un grosso compleanno del nonno (80, 90 anni!) o d'un cinquantesimo di matrimonio?

E ricordiamo che è nella morte, e non nella resurrezione, che s'e' compiuta la salvezza. In che senso?

La resurrezione e' certo il culmine nella vita di Cristo; ma perché ha dimostrato, e tutt'oggi dimostra, che quello che aveva detto Cristo era vero. Senza resurrezione, Cristo avrebbe potuto essere solo un meraviglioso ciarlatano, dotato di grandi poteri parapsicologici, come l'ipnosi che, di per sè, e' in grado di guarire tutte le malattie psicosomatiche e, per le altre, vai un po' a vedere com'e' successo.

Ma quando Egli ha detto: "Ammazzatemi e io risorgerò dopo tre giorni" e l'ha fatto, vuol dire che Egli era veramente Dio, padrone del mondo, della natura, della sua stessa propria morte. 2000 anni: ecco quello che celebriamo col Giubileo.

C'e' stato qualche anno fa un film, "Jesus Christ Superstar", che ha scandalizzato tanti buoni cattolici perché non c'era dentro la resurrezione. Questo motivo di scandalo è una delle solite, terribili, cantonate di gente ignorante in fatto di cinema, che prende lucciole per lanterne. Il film, infatti (un musical preso dal teatro), emblematizza i giovani degli anni in cui e' stato fatto (1973), i quali si domandano ( come Giuda a uso tempo) che significato abbia dopo due mila anni quella morte di croce.

Non sarebbe stato meglio che Dio avesse trovato una soluzione più pratica e meno crudele (che è poi la stessa domanda che s'e' fatto Scorsese con l'altro film ritenuto scandaloso, per incapacità di leggerne lo specifico linguaggio, "L'ultima tentazione di Cristo")? Il significato di quella morte, significato che dura ancor oggi, e' l'AMORE, perché non c'è amore più grande che dare la vita per chi si ama." Quindi la morte, non la resurrezione.

Orbene, questo Giubileo è per celebrare nella forma più solenne possibile proprio quei duemila anni che non hanno perso nemmeno una briciola di valore.

4. Certamente c'e' il rischio (e forse qualcosa di più del rischio); ma è anche vero che chi vuole sfruttare non onestamente la circostanza dovrà fare i conti col Padreterno; e che, poi, non è che tutto il male del business onesto venga per nuocere.

5. Ma c'e' anche un altro aspetto: il fatto dell'indulgenza. L'indulgenza è una partecipazione al tesoro infinito dei meriti di Cristo e di tutto il Suo Corpo mistico, attraverso la Chiesa, che ha avuto da Gesu' il compito di legare e di sciogliere.

La Chiesa, a remissione totale (indulgenza plenaria) o parziale (indulgenza parziale), la concede al cristiano che compie determinate opere. Praticamente e' una sorta di sconto di tutta o parte la pena del purgatorio meritata fino a quel momento. L'indulgenza non e' la "penitenza", cioè il perdono dei peccati; questo lo si ottiene con la confessione (Sacramento della penitenza) ed eventualmente con i cosiddetti "Atti di perdono" (che può essere perfetto o imperfetto); bensì e' una riduzione della pena che resta da scontare per i peccati commessi, sia pur perdonati.

La Chiesa concede le indulgenze a determinate condizioni (p.e. essere battezzati, liberi da scomuniche, compiere quanto stabilito per quell'indulgenza, avere l'intenzione almeno generale di lucrarla). E' ovvio, dunque, che l'indulgenza e'efficace anche ( in termine tecnico) "ex opere operantis", cioè in proporzione della disposizione d'animo con la quale uno si appresta a lucrarla.

E' chiaro che uno che affronta tutto un viaggio per andare a lucrare l'indulgenza, se proprio non lo fa solo per turismo, e' in uno stato d'animo migliore, più intenso, di uno che dica: "Beh, diciamo questa preghierina tanto per avere l'indulgenza plenaria, dato che ho fatto la comunione!". Analogamente, però, per uno che fa il viaggio solo per turismo o curiosità artistiche o naturali. E chi fa la Comunione - come purtroppo si vede spesso anche oggi - senza avere le necessarie disposizioni? Lasciamo giudicare al buon Dio; ma per quanto possiamo dire noi, si può anche pensare che l'indulgenza non attacchi molto.

Concludendo, quindi, il Giubileo serve e come!... Ma, come sempre e per ogni altra circostanza della vita, alla base ci deve essere una vera disposizione cristiana, sincera, reale, non formalistica o moralistica.

E quindi: buon Giubileo, con grande sentimento nel cuore!

Sempre a disposizione. Cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj