I giudici contraddicono

L’educazione proposta dalle Sacre Scritture è in contrasto con i Codici. Chi ha ragione?

10/08/2000

Il sig.V.C. mi internetta: "Lei nella predica sull'assassinio di Varenna afferma che bisogna usare la verga; ma i giudici da poco hanno sentenziato che anche dare solo uno schiaffo è reato che può mandare in prigione. Come la mettiamo? Chi ha ragione?" - M.C. mi internetta chiedendo se è giusto che uno che si difende con le armi o uccide per legittima difesa finisca in galera.

Rispondo ad entrambi, perché c'è qualcosa in comune.

Anzitutto al sig. V.C.: non pretendo d'aver ragione contro nessuno; ma ricordo - e ripeto qui - i testi della S.Scrittura che ho citato allora e rilevo la frase con la quale ho chiuso quelle citazioni: Dio nella S. Scrittura insegna: "La verga della correzione caccerà la stoltezza dal cuore del ragazzo." (Prov. 22,15) e ancora: 'Ci vuole la sferza per la schiena degli stolti '(ivi 26,3) e ancora:"La verga e la correzione danno sapienza, ma il ragazzo sfrenato fa vergogna a sua madre" (ivi 29, 15) e addirittura: 'Chi risparmia la verga odia suo figlio' (Prov. 13,24). Quanti oggi usano la verga o la usano come va usata? (Anche un uso cattivo è diseducativo come il non usarla.)

"Della decisione dei giudici ho appreso solo quello che è stato detto in tv e, come si sa, la tv e in genere i media sono tutt'altro che la bocca della verità. Ma se quello che ho sentito corrisponde a quello che è stato decretato, preferisco - con S. Pietro - obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini.

Mi pare infatti che, come minimo, si debba distinguere tra uso e abuso della verga.Inoltre, c'è modo e modo di usarla.Qualche tempo fa, ho avuto l'occasione di fare il baby-sitter. Una volta, volendo far capire alla bambina di quattro o cinque anni che aveva commesso una mancanza e che quindi occorreva riparare in qualche modo e che, per farlo, serviva una punizione adeguata, le dissi: "Adesso ti darò uno schiaffetto sulla manina destra, perché la tua mancanza è stata piuttosto grave e tu devi imparare a non commetterla più." Come le dessi uno schiaffo, le toccai leggermente la mano. Lei mi disse subito: "Non mi hai fatto nemmeno male!" Le soggiunsi: "Il castigo non è per far male, ma per far capire che hai sbagliato." Da allora, quando commetteva qualche mancanza, le chiedevo semplicemente: "Quale manina?" e, a seconda che la bambina ritenesse d'aver fatto una mancanza grossa o piccola, mi offriva la destra o la sinistra per il solito schiaffetto; se poi non riteneva d'aver sbagliato si rifiutava di darmene una e le nascondeva sotto le ascelle. Capivo così che dovevo spiegare; e non è sempre facile. Erano veri schiaffi, ma dati in modo da non provocare dolore.

Cosa avrebbe detto un giudice, per ipotesi, uno di quelli di cui sopra, al quale eventualmente qualcuno mi avesse denunciato? Se la legge è quella che è apparsa dai media, m'avrebbe condannato; ma sarebbe stato giusto? E il dovere di educare dove va? Si può dubitare anche della scienza ed esperienza di quei pedagoghi che pare abbiano difeso quelle decisioni.

L'esempio del vecchio pedagogo delle turbe psicologiche, che prima di morire ha ritrattato tutto, dovrebbe bastare. La legge va certo rispettata. Anche in caso di non buona interpretazione da parte del giudice; ma, in questo caso, in coscienza, solo per evitare il rischio eventuale di incapparvi. Tuttavia, anche in quel caso, avrei potuto io rinunciare a educare in quel modo quella bambina? Se il caso fosse stato questo, avrei dovuto obbedire a Dio più che agli uomini, accettandone le conseguenze.

Analogo discorso per la legittima difesa: è un sacrosanto diritto secondo la legge di Dio e anche la nostra. Castigare comunque chi cerca di difendersi, di fatto, è proteggere i malviventi. E ne abbiamo chiare prove proprio di questi tempi. Ma è ovvio che ci può essere un abuso anche nel diritto di difesa. Se c'è abuso, ovviamente, la difesa non è più legittima.

Ma come si fa a stabilire quando e dove c'è abuso? Bisogna forse farsi ammazzare per dire che lo sparare era difesa legittima? Non ho sufficiente competenza per dire se certe decisioni giudiziali dipendono da leggi mal fatte o da cattive applicazioni.

Certo è che la legge di Dio non è sempre rispettata dalla giustizia umana: in questi e anche in altri settori (p.e. nella giustizia del lavoro). Mi si risponderà che la giustizia in Italia non è tenuta a seguire l'etica.E io dico ch'è proprio questo la radice del male. Discorso certo delicato per il contesto nel quale si muove e per la mentalità materialistica che oggi domina nell'attuale società. Ma va pur affrontato.Che il buon Dio ci aiuti tutti e particolarmente illumini i responsabili delle leggi e delle loro applicazioni, che in fondo siamo noi a eleggere.

Sempre a disposizione, molto cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj