Natale di guerra

Anche in questo Natale, tanti sono i luoghi insanguinati dagli odi e dalle guerre. E Gesù cosa ci dice?

21/12/1998

Con le bombe su Bagdad e sull¹Irak, al momento sospese, e con le silurate, tutte di parte (altro che difesa della verità e della giustizia!), contro Clinton, ma anche con le tragiche sparatorie che insanguinano tanti luoghi del mondo, viene veramente da chiedersi se questo Natale non sia una festa di odi e di morti attorno alla culla di Betlemme.

Gesu' ha detto: "Non sono venuto a portare la pace, ma una spada!" (cioè: la guerra) (Mt. 10,34). In Luca (Lc. 12, 51) quelle stesse parole sono precedute da quest'altre (12, 49-50): "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!

C'e' un battesimo che devo ricevere e come sono angosciato, finché non sia compiuto!" Se Lui e' venuto a portare fuoco, sofferenza (battesimo), spada, questi rombi di missili sono un omaggio alle sue parole...!?! E questo è proprio quel Gesù, la cui povera nascita ricordiamo in questi giorni di Natale.

Ma è quello stesso Gesù che dirà un giorno: "Beati gli operatori di pace! (Mt. 5,9)" e invierà i discepoli a portare la pace (Mt. 10, 13). Cos'è? Gesù che si contraddice, oppure nella sua bocca le parole "pace" e "spada (guerra)" vogliono dire altre cose? Il discorso è serio; molto più serio di quello che possiamo pensare noi, al caldo delle nostre case (non tutte si spappoleranno come quella di Via Vigna Jacobini di Roma, ma questo è un avvertimento!) e lontani dalle zone di guerra.

Come già detto altre volte, Gesù è già nato, morto e risorto circa 2000 anni fa. Quindi il Natale, sotto questo profilo, è solo un ricordo. Gesù, invece, nasce - per così dire - ancora , ma sacramentalmente, nell'Eucarestia a ogni santa Messa, perché quel pane e quel vino, alle parole di Gesù fatte proprie dal sacerdote, diventano il Suo corpo e il Suo sangue.

Possiamo quindi chiedergli che, arrivando sulla terra migliaia e migliaia di volte a ogni ora del giorno, impugni decisamente proprio quella spada per far finire quelle guerre e quegli odi e dia pace ai morti e ai sopravvissuti.

Ma il Natale ha un altro significato molto reale. Ce lo insegna l'Avvento, cioè le quattro settimane che la Chiesa ci fa vivere in preparazione di esso: l'Avvento che noi viviamo è, per così dire, un farci fare l'abitudine, o meglio la preparazione, per l'altro vero Natale, cioè la nuova reale venuta di Gesù alla fine della vita e dei tempi, quando apparirà sulla terra come giudice dei vivi e dei morti.

Qui allora troviamo il vero significato di quella "pace" e di quella "spada" che ho citato. Infatti il contesto delle parole di Gesù che ho citato è la dedizione decisa a Lui, re dell'universo; è il discorso del radicalismo del Regno: "Nessuno può servire a due padroni" (Mt. 6,24), "Voi siete il sale della terra, ma se il sale perde il suo sapore a cosa serve?" (Mt. 5, 13), "Se il tuo occhio destro ti scandalizza, levalo" (Mt. 5, 24).

Quando Gesù verrà come giudice e supremo salvatore, giudicherà ciascun essere umano e il mondo intero circa la fedeltà ai suoi insegnamenti; se cioè avranno bruciato come Lui nel fuoco della verità, della giustizia e della carità e avranno vissuto come Lui quello stesso battesimo di passione.

Questo è discorso che ci interessa tutti, perché prima della fine dei tempi tutti dovremo presentarci al Suo tribunale, dovremo cioè festeggiare il nostro Natale. Non a caso, gli antichi cristiani chiamavano "dies natalis (giorno natalizio)" il giorno della morte. E' tutto un orizzonte vastissimo e nuovo, luminoso, che si apre agli occhi del nostro pensiero.

E' in questa visione e in questa luce che dovremmo pensare al Natale. Forse noi stiamo ancora pensando ai doni che stiamo per fare o per ricevere; ma, per carità, non fermiamoci al loro aspetto quantitativistico, materialistico; spalanchiamo lo sguardo, i polmoni e il cuore: quei doni devono ricordare il grande dono che c'ha fatto Dio, facendo nascere Gesù Cristo come Salvatore, come cioè Colui che, pur venendo come giudice al "dies natalis" nostro e del mondo, ci ha dato la speranza della felicità infinita: "venite benedetti"!

Questo vale solo per i cristiani? Vale per tutti. "Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi" e la Chiesa spiega che per entrare nel Regno occorre il battesimo; ma il battesimo è sì di acqua, ma può essere anche di sangue e di desiderio; e quanti, convinti della propria religione, di fatto, inconsciamente, desiderano di essere con la verità e la giustizia e la carità, cioè con Gesù.

Anni fa, una suora italiana in India, diede "l'acqua di Gesù" al capo dei bramini dei templi di un'isola sacra che mi aveva permesso di visitarli nell'ora segreta del pasto degli dei. Quella suora aveva chiesto semplicemente: "Vuoi l¹acqua di Gesù?" e il capo bramino aveva risposto: "Sì" e aveva usato lo stesso boccettino di plastica col quale battezzava i bimbi moribondi che uscivano violentemente dal grembo delle madri accorse per sgravarsi lì nel luogo sacro.

Io la rimproverai d¹aver precipitato troppo il battesimo d¹un capo di religione non cristiana che vi restava aderente; ma quel boccettino lo portai alla Casa Generalizia di quelle suore, perché venisse conservato come reliquia del loro apostolato.

Sempre a disposizione, cordialmente con tanti buoni auguri.
 
P. Nazareno Taddei sj