Quorum e senso civico

La partecipazione del cristiano ai referendum è un dovere?

24/04/1999

Il sig. N.M. mi re-internetta: "Il referendum non ha raggiunto il quorum. Ha quindi avuto ragione Lei: si poteva essere cristiani anche non votando".

Rispondo: nossignore! Io non ritengo affatto d'aver avuto ragione, né posso essere soddisfatto che il quorum non sia stato raggiunto, anche se politicamente non so quanto sia o non sia importante.

Forse può essere soddisfatto Lei e chi, come Lei, s'era posto il problema in termini moralmente ben precisi. Ma quanti possono essere stati, oltre Lei?

Qualcuno, certo; ma penso molto pochi. Sono rimasto impressionato della presa di posizione di qualche politico del "no" prima e dopo l'annuncio dell'esito definitivo circa il quorum.

Prima, quando sembrava che il quorum fosse stato raggiunto, sentendosi schiacciati dalla vittoria del "sì", cominciavano a mettere le mani avanti per inficiare la validità di quei voti; dopo, quorum non raggiunto, hanno brindato alla vittoria, come se i non votanti avessero votato "no". Menzogna! Se ce ne fosse bisogno, vale la pena di ripetere: è necessario che il cristiano sia cosciente di non fidarsi di chi mette la menzogna a sistema della propria azione politica.

Questo è l'ultimo eclatante esempio. Occorre infatti chiarire: il referendum c'è stato e ha dato come preciso risultato tra quelli che hanno votato (metà paese): una vittoria schiacciante del "sì". Il risultato non è valido ai termini di legge, perché il quorum non è stato raggiunto; ma il fatto resta ed è validissimo come informazione civile e sociale. In altre parole, gli italiani che con senso civico si sono sentiti in obbligo di votare, pur forse non condividendo il favore per quel referendum, hanno dimostrato di rifiutare la proposta dei comunisti e di quelli che a loro si sono associati (in qualche caso tradendo le proprie origini); ha detto chiaramente quello che pensa non tanto circa proporzionale o maggioritario, quanto piuttosto circa una certa parte politica, che usa il sistema del due pesi e due misure, del "la ragione è sempre mia, e gli altri sono imbecilli", del "tutto diritti e nessun dovere", della lotta e non della collaborazione di classe; in una parola, tutto ciò che non è verità giustizia carità nella libertà.

Questo è un dato di fatto ineccepibile; come, del resto, è ineccepibile l'altro dato di fatto, che cioè il quorum non è stato raggiunto.

Ma quest'altra metà di italiani, che non ha votato, non ha detto né "sì" né "no". Al massimo, quel silenzio lascia capire che quella metà di italiani non votanti o possiede un senso civico erroneo o non sa farlo funzionare correttamente o addirittura non ne possiede affatto: per ignoranza o per leggerezza, o per spregiudicatezza o per il vizio di seguire la strada più comoda

.Ma non è lecito, secondo verità e giustizia, appropriarsi di quel silenzio, per fargli dire quello che non ha detto; non è lecito confondere i due fatti, come stanno facendo quei certi politici. Tutto questo evento è molto triste. Ed esso avviene, mentre ogni giorno ci scorrono sotto gli occhi le immagini di un intero popolo straziato nel fisico e negli affetti; e quei nostri politici stanno dalla parte di chi opprime, non di chi è oppresso.

Così, la nostra tristezza diventa forte preoccupazione, perché se metà degli italiani pensa di risolvere i problemi della nostra società - che sono poi i nostri problemi, dalle tasse, ai rincari, alla scuola, alla sicurezza - lasciando carta bianca, col proprio silenzio, a quei politici, è difficile coltivare speranze, perché "chi tace non dice niente" e ci sarà purtroppo qualcuno che parla per lui. Questa è realtà cui il cristiano deve attendere come cristiano e come cittadino. Dobbiamo far qualcosa. Impresa non facile.

Ma come i cristiani a Lepanto contro l'armata turca (1571), preghiamo anche noi la Madonna che ci aiuti e lei ci aiuterà.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj