Parlare di Guerra?

La guerra era indispensabile o no? Rispondere a questa domanda è parlare di guerra

27/06/1999

Il sig. D.G . mi internetta: "In questi mesi di guerra, Lei non ne ha mai parlato, mentre ne hanno parlato tutti, compreso il Papa. Come mai?"

Mi giustifico: non ho mai scritto, anzitutto perché nessuno me lo ha chiesto; ma poi, proprio perché non sapevo prendere posizione né pro né contro.

Certamente nessuno può volere la guerra; ma altrettanto certamente nessuno può essere contro, quando essa è veramente inevitabile per motivi di inte-ressi superiori, sociali e morali.

Ma questa guerra nei Balcani era veramente inevitabile e i motivi erano veramente d'ordine superiore? Qui è il punto. Il mondo s'è diviso subito tra i pro e i contro. La nostra brava gente, preoccupata solo di non andarci di mezzo, s'è schierata più o meno tutta o da una parte o dall'altra, senza però approfondire l'autenticità delle ragioni che ciascuno portava.

Da una parte, per i capi del comunismo italiano - il cui sistema era ed è sempre quello della menzogna - la guerra non solo era evitabile, bensì era immorale permettere che essa si attuasse e che l'Italia in qualche modo vi partecipasse.

E hanno dato il via al pacifismo, in cui sono cascati, ingenui e illusi, anche molti cattolici, compresi alcuni preti. Eppure si dovrebbe sapere che i movimenti che finiscono in "ismo" hanno sempre qualcosa da nascondere e che, nella storia degli ultimi decenni, il pacifismo è lo strumento di chi vuole la guerra.

Non a caso, in una precedente circostanza, il Papa che pur invocava la pace, aveva preso nettamente le distanze dai pacifisti accorsi sotto le sue finestre. Dall'altra parte, poi, chi stava per la guerra delle bombe portava come ragione la necessità di fermare gli orrendi e ostinati comportamenti di Milosevic & soci.

Ma chi mi diceva da che parte fosse tutta la ragione? Certamente era necessaria un'azione decisa contro la pulizia etnica; certamente era necessario non fidarsi di un macellaio perfido come Milosevic; certamente erano stati inutili - per quanto s'è saputo - i vari tentativi diplomatici; e certamente era stato troppo tardivo l'intervento del 24 aprile.

Ma io non riuscivo a sapere se questa guerra fosse stata veramente inevitabile e se le ragioni apportate per giustificarla fossero solo quelle di umanità. Mons. Turan, Segretario per i rapporti del Vaticano con gli Stati (quindi, ben autorevole e credibile: cfr "Il Regno" di giugno, riportato in "Avvenire" del 25 giugno) riporta così il pensiero del Papa (che non è quello che è stato fatto apparire dai media): "la Santa Sede non ha condannato in sé l'operazione della Nato cominciata il 24 aprile, condividendo l'opinione che tale iniziativa poteva essere interpretata come un intervento a scopo umanitario al fine di mettere termine alle insopportabili violazioni dei diritti umani più elementari delle popolazioni del Kossovo."Questo, pur nel linguaggio diplomatico, è dire pane al pane e non schierarsi né per gli uni né per gli altri, pur riconoscendo nettamente quello che c'è di vero da una parte e dall'altra.

Del resto, il Papa vede le cose da una specola ben più alta di quella del cittadino comune: le sue fonti di informazione non sono solo quelle di cui disponiamo noi; quindi Egli può sapere meglio di noi come stanno le faccende. Nessuno può giudicare quello che non conosce; e come possiamo noi giudicare di problemi enormi, di cui conosciamo solo qualche aspetto, magari vistoso ma secondario e, per di più, presentato in modo precolorato? I media, sono un dono di Dio, ma oggi, da noi, purtroppo non sono la bocca della verità, e sono schierati a pagamento, checché se ne dica, anche quando - a parole - si presentano come indipendenti.

Di più, essi purtroppo hanno creato una specie di presunzione collettiva: tutti ci riteniamo in grado di sparare un sì o un no, di tagliare con l'accetta un vaso sanguigno, che perfino un bisturi raffinato e competente rischia di mutilare per errore.

E allora?

Direi: primo punto, in certe grosse faccende, è più sicuro fidarci del Papa (di quello che dice, non di quello che gli fanno dire i media), che di altri, compresi noi stessi.

Secondo punto, va ricordato che nel mondo - per quel poco che si sa, perché di questo nessuno mai parla - si sta sviluppando una campagna subdola, ma decisa, di destabilizzazione dei valori della famiglia e, in genere, dei valori cristiani: fa paura una crescita della popolazione planetaria che si ritiene sproporzionata alle risorse.

Così, accanto alle battaglie contro la natalità presso i popoli più fecondi (America Latina, Africa, India), è in atto la guerra - nonostante che i media cerchino di farci credere il contrario - in favore (non contro) dell'Aids, dell'omosessualità di massa e della droga di massa: tutti sistemi per ridurre, nel tempo, le nascite.

C'entra la Serbia con questa guerra non di bombe? Chi lo può dire? Certo è che - a quanto pare - quegli strumenti lì non si erano ancora diffusi, come invece già in molta parte dell'Europa.

Occorre dire, comunque, che anche noi cristiani dobbiamo tenere più aperti occhi e orecchie sul mondo che ci circonda, perché altrimenti anche noi - magari per un errato senso di solidarietà o di pacifismo - finiamo per collaborare con le forze del male.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj