Musulmani e/o Cristiani

Delle considerazioni su alcune recenti polemiche tra cattolici e islamici

20/10/2000

Un sacerdote, U.F., presidente di una pregevole opera d'accoglienza, mi internetta una lunga lettera inviata a 24 indirizzi oltre il mio. Ne trascrivo le frasi essenziali:" Non saprei a chi rivolgermi, con le polemiche sorte ultimamente tra cattolici e islamici. Non saprei a chi trasmettere alcune riflessioni che ho recepito da giovani in situazioni di grave disagio sociale. (...)

L'obiettivo da raggiungere è quello di promuovere uno spirito di fratellanza universale a prescindere dalla ideologia religiosa professata. "E' triste dover constatare che in uno stato confusionale così grave e drammatico che sta sconvolgendo la realtà sociale di tutto il mondo, qualcuno pensi ancora di fare delle discriminazioni attribuendo a determinate ideologie la responsabilità della terribile caduta di valori nell'umanità.

"Alla base della immigrazione selvaggia dai Paesi extracomunitari, in prevalenza di cultura e fede islamica, sta una triste realtà di esseri umani che fuggono dai loro Paesi perché l'unica risorsa che hanno a casa loro è quella di morire di stenti e di fame. (...) La voce del Cristo si innalzò potente richiamando e proclamando la fratellanza di tutti gli esseri umani con lo stesso diritto alla vita. (...)

"La loro [dei martiri] testimonianza di sacrificio in tre secoli ha sconvolto e cambiato il codice civile romano. Oggi ci troviamo in una analoga situazione. (...) Il messaggio del Cristo di ieri deve essere corrispondente a quello di oggi nel significato e come valore: liberiamo l'umanità dalla schiavitù del danaro. I cristiani spinti dalla realtà evangelica sono chiamati a dare una loro testimonianza di vita senza alcuna discriminazione e in qualsiasi ambito di convivenza. Il Cristo voleva certamente questo. Il suo messaggio deve essere rivolto a tutti gli uomini di buona volontà. (...) Non sarà forse che i gerarchi della Chiesa manifestano paura perché sentono che il loro potere sta enormemente calando?"

Mi pare che l'argomento sia interessante per tutti.

In sostanza, se non erro, don U.F. si riferisce senza nominarli ad alcuni avvenimenti recenti: la manifestazione leghista, più fanatica che assennata, contro la moschea di Lodi e le dichiarazioni del card. Biffi (che però non sono proprio quelle che risultano dai giornali) sul pericolo islamico.

Egli dice: Cristo ("via, verità e vita") ha insegnato con forza la fratellanza e i martiri cristiani hanno dato la vita per seguirlo sulla sua strada. Anche noi, cristiani odierni, dobbiamo percorrere la stessa via.

Non tutti lo fanno (perché schiavi del denaro) e quindi dobbiamo pur cercare di far qualcosa. Dico "se non erro", perché gli accenni a chi muore di fame e alla schiavitù del denaro potrebbe nascondere tutt'altro ragionamento, che, in questo caso, non avrei capito e quindi me ne dovrei scusare.

Se dunque la sostanza della lettera è quella che ho inteso (di altra eventuale non potrei dire non avendola capita), affermo che la si deve condividere pienamente e con tutto il cuore, ricordando e sottolineando anche le dichiarazioni in merito del card. Sodano ("La Chiesa non fa discriminazioni per persone di diversa religione"). E soltanto dalla mia ultima predica, si può capire quanto sinceramente e intensamente io sia convinto della necessità del rispetto per i seguaci di tutte le religioni, anche a prescindere da chi viene da noi per fuggire dalla fame o dalle malvessazioni..

Ma quella toccata da don U.F. è solo una faccia della medaglia - e certamente di importanza fondamentale - dell'intero problema attuale, relativo all'arrivo sempre più massiccio in Italia di persone di diversa religione. L'altra faccia della medaglia, altrettanto legata a Cristo, è quella del rispetto e della salvaguardia che si deve anche ai fedeli della nostra religione.

Anche a prescindere dalla malavita che è aumentata con quell'afflusso, il problema è altrettanto vasto e grave. Non si può dimenticare il pericolo religioso e morale derivante dai matrimoni misti, che sono trattati e affrontati senza la dovuta preparazione.

Ma ormai è davanti agli occhi di tutti la campagna contro la Chiesa e la nostra fede sollevata con la scusa del rispetto verso le religioni diverse dalla nostra; basta ricordare il fenomeno già in atto in alcune scuole: per non offendere quel qualche extracomunitario presente ormai più o meno ovunque, non si deve parlare della nostra religione e nemmeno p.e. della festa, al punto che a scuola non si deve parlare di Gesù Bambino e farsi gli auguri di Natale.

Può darsi che gli extracomunitari siano più vittime che artefici di queste aberrazioni; ma è certo che, almeno in alcuni casi già avvenuti, sono loro che pretendono che si stabiliscano da noi pubblicamente usi e costumi che non sono i nostri, anzi a scapito dei nostri.

Accettare con mente e cuore aperti, quindi, non può significare permettere che si calpestino fede, riti e costumi nostri. Essi devono avere il diritto di esercitare la loro religione; ma non possono pretendere che noi siamo impediti in qualche modo di esercitare la nostra, come chiaramente avviene nei loro Paesi. Tutto ciò significherebbe tradire la nostra religione.

Anzi direi che proprio questa faccia ha avuto e ha i suoi martiri, i quali sono morti e muoiono appunto per la loro fedeltà alla sequela di Cristo.

E' quindi necessario che ambedue le facce godano della stessa considerazione; far prevalere solo l'una o l'altra è correre il rischio del settarismo o da una parte o dall'altra, il che sarebbe proprio contro lo spirito di quella fratellanza che Cristo ci ha insegnato.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj