L'Aldilà

In replica ad una domanda che sembra di per sè una predica, si affrontano problemi cruciali come la Creazione, l'Aldilà, l'Inferno e il Paradiso

21/10/2003
Il sig. P.T. mi internetta: «Caro P. Nazareno, mi riferisco alla Sua predica “Paradiso e inferno” del 3 settembre 1999. Penso di conoscere abbastanza bene le dottrine teologiche della Chiesa moderna sull'aldilà, e lei le ha magistralmente spiegate... ma chissà perché non mi ha mai convinto questo aldilà astratto fatto di non-materia, di non-luoghi e di non-tempi, espresso solo negativamente e affermando che le immagini tradizionali del Paradiso e dell'Inferno sarebbero pure allegorie di una condizione di esistenza aspaziale e atemporale per noi inconcepibile se non attraverso appunto metafore...
«Chissà perché, ma io rimango dell'idea che non c'è nulla di grossolano e di semplicistico pensare che esista un altro mondo, un altro universo, un altro spazio di esistenza che noi chiamiamo “ultraterreno”  fatto con i suoi tempi, i suoi spazi, la sua particolare corporeità, certo diverso dal nostro, eppure in certo modo comprensibile a noi e in certo modo anche imparentato con il mondo che vediamo e tocchiamo... non mi ha mai convinto questa schizofrenia del pensiero che ci obbligherebbe a immaginare un mondo spirituale totalmente contrapposto e “altro” al mondo della materia...chissà perché ho sempre pensato che Chi è all'origine dell'Universo (o del Multiverso, tanto per seguire certe moderne teorie cosmologiche) abbia seguito una certa coerenze e unitarietà nella sua
Creazione... quindi io continuo a credere in un Paradiso fatto come un meraviglioso giardino posto in un cielo infinito, anche se non si tratta di un giardino e di un cielo come quelli che vediamo nel nostro mondo, ma infinitamente più belli e più grandi, e immortali, dove gli uomini giusti e le innocenti vittime della storia godono anche fisicamente di gioie immensamente più grandi di quelle che potremmo provare noi qui. E continuo a credere in un abisso fiammeggiante e oscuro dove soffrono fisicamente e non solo spiritualmente gli uomini nemici di tutto ciò che è giusto, buono e vero, nudi e miserabili come li rappresentavano un tempo i dipinti e le illustrazioni della tradizionale cultura cristiana e religiosa in genere, e come venivano rappresentati anche i giusti vestiti di luce, come di fatto continuo a vederli... e non penso minimamente che il mio modo di credere sia in opposizione a quello della Chiesa Cattolica, anche se certo “modernismo” mal inteso - che pensa a “modernizzare” ciò che non ha nessun bisogno di essere modernizzato - si ferma su sottili disquisizioni metafisiche, magari lasciando perdere questioni molto più concrete sulla morale e sull'evoluzione del mondo moderno... ma non voglio dilungarmi troppo su una questione che per me è fin troppo semplice e non richiede eccessive elucubrazioni. Grazie di avermi dato l'opportunità di esprimere il mio pensiero e la mia fede.»
 
Rispondo.
 
Caro sig. P. T, vorrei dire quasi quasi che non ho nulla da obiettare, se non qualche piccola precisione… di termini, forse più che di concetti.
Va da sé, penso, che anche Lei sia d'accordo nel dire (e di fatto Lei lo dice) che l'aldilà è un altro mondo, del quale noi non abbiamo esperienza (diretta) e che quindi - almeno fino a un certo punto - se mai è problema di immaginazione e non di espressione di conoscenza di quella realtà. Voglio dire che - come ho già accennato - salvo forse qualche termine, non c'è discrepanza tra il Suo e il mio pensiero. Quindi, Lei immagini pure come vuole il Suo aldilà, ch'è poi sempre quello che penso anch'io (ma forse non lo immagino a quel modo); e la sostanza non cambia. Cosa può dire Lei e cosa posso dire io? Parlo di «dire» e non di «immaginare».
«Dire»: quindi «parole» (o termini, se vuole).
Lei «dice»: «aldilà 'astratto» io dico: «aldilà 'concreto».  Chi dice che «non-materia, non-luoghi e non-tempi»  è «non-concreto»? In questo nostro mondo, certamente sì; ma in quel modo che anche chiama «ultreterreno»? Come fa a,dirlo, se non c'è stato?
Abbiamo però qualche punto di riferimento nella «assenza di materia»  in quella parte di noi uomini che è la spiritualità, come accennavo anche nella predica che Lei cita; anche da noi, in questo nostro mondo, ci sono le idee che sono «non materia», perfino «non luogo e non tempo»: le idee, il mondo dello spirito.
Chi è nella materia è l'uomo, ma con anche le sue idee. Le idee sono nella materia, nel luogo e nello spazio, non per loro stesse, non per la loro natura, bensì per il fatto di essere da l'uomo e nell'uomo. Ma il mondo da cui provengono e della cui natura sono costituite è il mondo di Dio, Spirito purissimo, quindi Idea senza limiti, infinita, il (o la) quale, per potersi diffondere nella Sua non diffusibile unità, bontà, verità, ha inventato il finito. Come? proprio mediante la materia: di qui il tempo e lo spazio.
Lasciamo quindi stare le «moderne teorie cosmologiche» , che non hanno niente da dire se non su un Creato che già esiste; e lasciamo stare anche un «modernismo», spesso più vecchio (non antico) del più vecchio, ignorante e superbo, vecchiume.
Un'altra parola: quel «negativamente», che Le dà  fastidio applicato all'aldilà. Dipende dalla parola «infinito», che è l'unica che ci permette di definire Dio, «Colui che è», tutto diverso da noi che non siamo, ma abbiamo l'essere: in-finito, non-finito, cioè senza materia, quindi senza spazio, senza tempo.
Le dà fastidio che «le immagini tradizionali del Paradiso e dell'Inferno siano pure allegorie di una condizione di esistenza aspaziale e atemporale per noi inconcepibile se non attraverso appunto metafore...»? Noti bene che la parola «infinito» è negativa solo perché non esiste la forma positiva per dire quell'altro mondo, che non è come il nostro, perché è il mondo di Dio; ma la realtà che quella parola indica è la più positiva, la più immensa, la più luminosa e sfolgorante, la più piena di bellezza, di  verità,  di giustizia, di bontà, … Lei continui pure, se desidera, a immaginarsi, e fino a un certo punto a «credere in un Paradiso fatto come un meraviglioso giardino posto in un cielo infinito, anche» - però - «se non si tratta di un giardino e di un cielo come quelli che vediamo nel nostro mondo, ma infinitamente più belli e più grandi, e immortali (…). E continui» pure a immaginarsi e non a «credere in un abisso fiammeggiante e oscuro», purché sia convinto che quella realtà sarà diversa da quella che Lei immagina, pur sapendo che nella sostanza, ma non nei modi, sarà quella. Salvo quanto precisato, Lei può dire tranquillamente: «non penso minimamente che il mio modo di credere sia in opposizione a quello della Chiesa Cattolica».
Certo «non c'è nulla di grossolano e di semplicistico pensare che esista un altro mondo, un altro universo, un altro spazio di esistenza che noi chiamiamo 'ultraterreno'  fatto con i suoi tempi, i suoi spazi, la sua particolare corporeità, certo diverso dal nostro, eppure in certo modo comprensibile a noi e in certo modo anche imparentato con il mondo che vediamo e tocchiamo...», purché ci si renda conto che la schizofrenia di cui lei parla non esiste, perché nessuno la «obbliga a immaginare  un mondo spirituale totalmente contrapposto e 'altro'  al mondo della materia». Come vede, sempre questione di termini: «immaginare» e «credere».
 
Confondere tra «immaginare» e «credere» è una confusione che talvolta succede anche a chi è buon cristiano. Va detto, però, che anche l'immaginazione e la fantasia, oltre che le nostre esigenze psicologiche personali, ce l'ha date il Signore, così come ci ha dato la ragione e la volontà per «credere».
 
Sempre a disposizione, cordialmente

 

P. Nazareno Taddei sj