Vergognarsi di essere europeo?

Si esaminano i termini della polemica che ha recentemente attraversato l'Europa sulla cristianità o meno del nostro continente

12/11/2004
Il sig. TR mi internetta: «Mi vergogno d'essere cittadino di questa Europa che rifiuta di mettersi sotto il nome di Dio. Si può, e come si fa, a rinunciare ad essere tale cittadino e farne conoscere la precisa ragione?»
Il problema mi interessa personalmente: anch'io non accetto di dichiararmi cittadino di una tale Europa, che ha dichiarato ufficialmente di non riconoscere il supremo divino potere, autore e architetto di tutto l'universo e di ciò che vi è contenuto (v. la predica  192, "Europa senza Dio", con il documento Natalizio di Mons. Maggiolini, Vescovo di Como).
Rispondo volentieri, dunque, ma con molta tristezza e non solo per una ragione sentimentale personalistica, bensì, come sto per dire, per una grave preoccupazione sociale: purtroppo,  giuridicamente, non c'è nulla da fare; o, meglio, occorrerebbe rinunciare alla cittadinanza italiana e chiedere la cittadinanza di una nazione che non sia alcuna di quelle europee.
E come si fa?
Infatti, la situazione giuridica è che chiunque sia cittadino di qualsiasi nazione europea, oggi è automaticamente anche cittadino europeo. Che poi questa Europa rifiuti di riconoscere Dio è tutt'altra faccenda: problema di uomini, non di realtà oggettive.
Ringraziamo dunque non già chi ha voluto la magnifica idea e il magnifico proposito di un'Europa Unita, bensì chi - come l'on. Prodi & ci, comprese le sue Sinistre- ha accettato (se non proprio voluto) un'Europa così bambinescamente afasica dell'ordine universale.
Il mio timore non è solo mio personale e sentimentalistico, bensì poggia su ben più vaste basi.
Eccole! Il Papa, come più volte aveva affermato di non doversi fare la guerra in Iraq, così ripetutamente ha indicato che all'Europa Unita si riconoscessero le basi dell'origine cristiana. L'una e l'altra indicazione sono state dichiaratamente rifiutate: della prima, circa l'Iraq, è facile costatare le terribili conseguenze; ed è ovvio che ci si debba aspettare altrettali conseguenze per la seconda.
Il Papa è Vicario di Cristo; non è un'autorità politica; bensì è la massima autorità religiosa per i comportamenti secondo coscienza, per il bene comune, anche in campo civile e politico.
«Qui est causa causae est causa causati  (l'autore della causa all'origine è responsabile di tutto ciò che ne deriva)»: i  responsabili, diretti e/o indiretti del secondo rifiuto al Papa hanno nome e cognome; ma non è questo il punto è che, analogamente al primo rifiuto (delle cui conseguenze siamo già tutti testimoni), dovremo ricordarne il nome quando dovremo costatare le conseguenze del loro insulso operato e, come minimo, cercare (per quando dipende da noi) di escluderli nel loro intento di venirci a governare.
Già a questo punto, la coscienza dovrebbe essere valida e severa guida per quei cattolici, anche sacerdoti e, Dio non voglia, vescovi,  che s'illudono di servire il bene e il Piano di Dio, dando formale collaborazione a chi rifiuta di riconoscere Dio nell'ordine universale, come le odierne Sinistre italiane.
 
Come cristiani, tutti viviamo in un momento di grande e delicata responsabilità sociale, civile e morale. Attenti a non rifiutare di vedere nelle vicende d'ogni giorno e d'ogni specie i segni del Piano di Dio. Ovviamente, non bastano i buoni sprazzi di sentimento; occorre un po' di dovuta intelligenza e più d'un po' di buona volontà  e di coraggio, guardando al Cristo della Passione.
 
Con tutta cordialità e sempre a disposizione.

 

P. Nazareno Taddei sj