Cristiano e Politica

Ancora su cristiani e politica e, in particolare, come comportarsi alle prossime elezioni

30/03/2000

La sig. ra A.L. mi internetta: "Quali sono, secondo Lei, i criteri ai quali si deve ispirare un cristiano nelle prossime elezioni?"

Ho già trattato di questi argomenti in alcune mie precedenti Prediche. Le cito le prediche:
 
Sono di qualche tempo fa, ma confermo quanto vi dicevo.

Tuttavia rispondo volentieri. Anche riguardo alla politica, il criterio di fondo è quello della "verità, giustizia, carità, nella libertà".

Anzitutto, la "libertà":

a) Io sono "libero" nel senso che non devo lasciarmi condizionare, nel voto, da parenti, conoscenti, amici, superiori: sono e devo sentirmi libero di votare come, in coscienza , mi pare sia secondo verità e giustizia;

b) per la legge civile sono libero di non votare; ma, per la legge divina, direi che non lo sono. Dico, cioè: sono obbligato a votare, a meno che non ci siano, ovviamente, proporzionati impedimenti. Segue allora "verità" e "giustizia".

Perché sono obbligato a votare?

a) Perché, secondo "verità", io sono cittadino, cioè faccio parte di una comunità, la quale ha dei doveri verso di me, ma verso la quale anch'io ne ho. E' quindi secondo "giustizia" che io li osservi.

b) Nelle circostanze come le attuali, le cose non vanno proprio come dovrebbero andare per il bene di questa comunità, perché c'è il predominio di interessi di parte, e non della comunità. Infatti, nell'astensionismo generale, quelli che votano sono in gran parte gli interessati a far andare le cose in quella maniera.

Secondo "verità" e "giustizia", quindi, io devo intervenire per quanto posso. E quello che posso, oggi, è solo votare. Ma votare è inutile. Rispondo: non è inutile, perché spesso anche un solo voto decide (si pensi ad alcune circostanze politiche anche abbastanza recenti).

Comunque, se votare forse è inutile, non votare è certamente dannoso; e sappiamo che per la morale cattolica si deve scegliere il "certo", perché il "dubbio" non determina ed è contro la morale il detto che "in dubio libertas (nel dubbio si è liberi)". S. Paolo (lettera ai Romani 1, 18-20) dice: "Essi sono senza scusa per il fatto che, pur avendo conosciuto Dio, si sono perduti nei loro ragionamenti e ritenendosi savi sono divenuti stolti".

Ma il problema grosso è: per chi votare?Anche qui posso e devo seguire il criterio della "verità, giustizia, carità, nella libertà".Di fatto, oggi, in Italia, non si può votare per le persone che si ritengono più adatte; si può votare solo per quelle che i partiti hanno designato. In altre parole: nonostante tante parole, non vige la politica; ma vige la partitica. Non è molto democratico, perché i partiti dovrebbero servire alla politica, non sostituirsi ad essa.

E' triste, ma è così.E allora?La politica si interessa dei problemi della popolazione; la partitica invece si interessa di vincere sull'avversario. Allora, basta guardare un po' attentamente quello che dicono i capi dei partiti e i candidati (giornali, radio e tv): c'è chi propone iniziative per migliorare la situazione e c'è chi propone solo di vincere l'avversario, dicendo parole suggestive, ma non portando argomenti; c'è chi parla e parla, senza dir niente, cercando solo di tirare dalla sua, facendo solo un po' di nebbia e c'è chi porta argomenti; c'è chi dice bugie, che spesso hanno proprio le gambe corte, ma le dice talmente bene che non ti accorgi (questi sono i più pericolosi, perché vuol dire che non hanno come guida del loro agire la verità e la giustizia); occorre quindi un po' di malizia per riuscire ad accorgersene, in fondo, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

C'è qualcuno che applica il sistema del "se vuoi fare l'arrogante,accusa il tuo avversario di esserlo" (l'ho imparato 30 anni fa al Festival del Cinema Sovietico a Lipsia, dove facevo parte della giuria a nome dei giornalisti cinematografici italiani) e simili cose: certamente contro verità e giustizia, perché seguono il sistema della menzogna.

E' facile capire per chi devo votare e per chi devo non votare.A proposito di menzogne, i politici sono un po' come i commercianti: si dice che le loro bugie non sono nemmeno peccato, perché tutti sanno che le dicono ed è quindi come non le dicessero.

Però, attenzione!

a) Purtroppo, oggi, sommersi come siamo dalla pubblicità, la gente ci casca e quindi non si puo' nemmeno invocare più il criterio che le bugie del commerciante non sono peccato, perché non si riesce più a capire dove stanno.

b) La politica è una cosa seria: da essa dipende non solo il maggior benessere di chi sta già bene, bensì la sussistenza di chi non ha mezzi e la giustizia sociale in tutti i suoi aspetti. Non si può lasciarla abbandonata alle chiacchiere, tanto meno alle menzogne.Facciamoci un po' più furbi.

E dove mettiamo la "carità"? Anche la carità è un obbligo del cristiano. Voi pensate che la eserciti uno che permette - per quanto sta in lui (cioè non votando o votando male) - che la sua comunità vada a catafascio, proteggendo il malcostume in tutti i sensi, la delinquenza, diffondendo il secolarismo, appoggiando le campagne contro la religione e Dio stesso, contro il matrimonio e la famiglia; e sotto il pretesto della democrazia, della tolleranza, cose veramente nobili, che poi sono le prime a vedersi calpestare?

Votare e votare bene è un impegno di verità, di giustizia, di carità e una condizione di libertà. Richiede certamente un po' di sforzo; ma credo che ci voglia un impedimento enorme per venir meno a un impegno così imponente.

Se non sappiamo come fare, facciamoci aiutare da chi conosciamo come persona onesta e più competente di noi. Ma poi dobbiamo decidere noi, senza - ripeto - lasciarci condizionare da nessuno.Agiamo onestamente, secondo coscienza. Ripeto: onestamente; e ripeto: secondo coscienza.

Sempre a disposizione, cordialmente
 
P. Nazareno Taddei sj