CONFESSIONE: CHIARIMENTI


09/02/2015

Domanda (gennaio 2015):«In confessione e obbligatorio dire con esattezza il numero esatto dei peccati, p.e.: io mi sono masturbato due volte invece erano tre, la assoluzione è ugualmente valida?»

Risponde Don Ciro Savino

Il Codice di Diritto Canonico dice al Canone 988 - §1.: “Il fedele è tenuto all'obbligo di confessare secondo la specie e il numero tutti i peccati gravi commessi dopo il battesimo e non ancora direttamente rimessi mediante il potere delle chiavi della Chiesa, né accusati nella confessione individuale, dei quali abbia coscienza dopo un diligente esame”.

La riposta del Codice è chiara a riguardo, tuttavia, non ritengo che l’assoluzione sia da ritenersi invalida. Conosciamo le difficoltà e la delicatezza del momento della confessione, anche la vergogna per certe situazioni intime e delicate e la fatica nell’affidarle al confessore. A tal proposito vorrei richiamare le parole di Papa Francesco nell’udienza del 19.02.2014: «“Ma padre, io mi vergogno...”. Anche la vergogna è buona, è salute avere un po' di vergogna, perché vergognarsi è salutare. Quando una persona non ha vergogna, nel mio Paese diciamo che è un “senza vergogna”: un “sin verguenza”. Ma anche la vergogna fa bene, perché ci fa più umili, e il sacerdote riceve con amore e con tenerezza questa confessione e in nome di Dio perdona. Anche dal punto di vista umano, per sfogarsi, è buono parlare con il fratello e dire al sacerdote queste cose, che sono tanto pesanti nel mio cuore. E uno sente che si sfoga davanti a Dio, con la Chiesa, con il fratello. Non avere paura della Confessione! Uno, quando è in coda per confessarsi, sente tutte queste cose, anche la vergogna, ma poi quando finisce la Confessione esce libero, grande, bello, perdonato, bianco, felice. E' questo il bello della Confessione!... Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n'è andato da casa sua con i soldi dell'eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada”»

d. ciro

cirosavino@gmail.com