GIUDICARE È PECCATO?


20/02/2015

Domanda (febbraio 2015):«Premesso che giudicare il prossimo è sempre peccato, mi riesce però difficile capire quando è peccato grave e quando veniale. Me lo potreste spiegare magari con qualche esempio?»

Risponde mons. Giovanni Battista Chiaradia

Sono d'accordo con Lei: giudicare il nostro prossimo, soprattutto usando espressioni negative, a volte cattive, diminuisce o mette a rischio la qualità della vita dei nostri fratelli e quindi è peccato grave. Nessuno ha il diritto di giudicare, distruggere, sminuire con maldicenze l'altro, gli altri: solo Dio può giudicare.

Nel Vangelo il Signore dice: “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?.” Questo insegnamento ci indica chiaramente che prima di giudicare, di condannare, come cristiani, dobbiamo esaminare noi stessi, il nostro comportamento, senza essere indulgenti. Purtroppo, troppe persone hanno l'abitudine di 'chiacchierare', anche pesantemente, di esprimere pareri o giudizi severi e non danno spazio alla misericordia e alla comprensione.

Un cuore 'grande' non si immischia nella vita degli altri, non condanna con le sue sentenze, ma dimentica, perdona, ama l'altro e vuole il suo bene. Senza amore per il prossimo nessuno entrerà nella vita eterna: 'Chi non ama, dice Gesù, rimane nella morte'.

Da quello che ho espresso ritengo e credo che Lei condivida che giudicare l'altro, gli altri è sempre peccato. Non farei distinzione tra peccato veniale e mortale, perché qualsiasi giudizio alla persona nasce da un cuore arido, chiuso all'altro: è solo rinunciando ai giudizi che si diventerà capaci di sentimenti fraterni. Molto, poi, dipende anche dal nostro modo di parlare con il quale noi, fragili esseri umani, esprimiamo considerazioni, senza voler colpevolizzare nessuno.

Possiamo esprimere pareri e opinioni su fatti, gesti che vanno contro la morale, l'etica religiosa, i Comandamenti, senza però mettere in cattiva luce il prossimo.