Come distingue un cristiano tra coscienza e leggi?

Risponde Don Adelio Cola

09/05/2007
Domanda
 Il sig. S.G. chiede: «Per un cristiano, magari impegnato in politica, quando e come distinguere tra propria coscienza, valori umani e valori cristiani, bene comune e leggi dello stato»?
 
Rispondo alla Sua domanda sulla coscienza.
Lo faccio volentieri in modo sintetico, certo che Lei sia in grado di vedere anche più in là delle poche parole che, come il solito!, userò.
Questa non è la sede per trattati di morale, tanto più che qui la riflessione esigerebbe conversazioni personali con i singoli…, partendo dalla loro esistenzialità, eccetera eccetera…
Trattazione dell’argomento la può trovare in qualsiasi “trattato di morale cattolica”; Gliene segnalo soltanto uno in italiano, che troverà con facilità presso sacerdoti e/o in seminario: Bernard Haring, La Legge di Cristo (oppure: Liberi e Fedeli in Cristo), Morcelliana 1968, 3 volumi.
 
1. Criterio personale che distingue BENE morale da MALE morale è la coscienza personale hic et nunc ["qui e ora", NdR]…
2. …a condizione che essa sia vera e retta, certa, illuminata, educata e soggetta alla legge morale.
3. Condizioni previe: conoscere bene, per quanto personalmente possibile, la portata dei termini della questione (“valori umani e cristiani, bene comune e leggi dello stato, eccetera)
4. Non improvvisare il giudizio secondo la pubblica opinione o il tornaconto personale o del gruppo di appartenenza…(attenzione al relativismo opportunistico!)
5. Consigliarsi con persone competenti, affidabili e degne di fede…
6. In dubbio: scegliere e agire non perché si è in dubbio ma dopo aver risolto il dubbio con prudenza illuminata…
 
Nota: Le ricordo gli esempi dei due santi, uno ecclesiastico e l’altro laico, del tempo di Enrico VIII.
Trascrivo per Sua comodità:
«Quando l’autorità civile, come spesso accade nei nostri tempi, crede di essere la fonte creatrice di ogni diritto e nel legiferare non tien conto di alcun diritto preesistente (positivismo giuridico!), la coscienza del singolo deve esaminarne le leggi e i comandi abbastanza spesso con diffidenza. Solo quando l’autorità si ritiene a sua volta legata dalla coscienza morale, la coscienza dei sudditi potrà accordarle la presunzione di diritto. Le leggi e gli ordini obbligano solo quando concordano con la morale. Non è l’autorità civile, ma la coscienza soggetta alla norma morale, l’istanza ultima delle decisioni morali»  (B. Haring, I, p.200).
B.Haring a p. 333 del primo volume, dopo aver trattato della «Libertà di fronte alle leggi impossibili e delle leggi ingiuste», parla della «Sottomissione per il bene comune. Se la legge è ingiusta, mentre la prestazione prescritta è moralmente indifferente o buona, di per sé, cioè per motivi intrinseci, non obbliga. Essa però lega la coscienza nella misura in cui l’esige l’ordine generale, la cura di evitare lo scandalo, l’amore ordinato di se stesso, il desiderio di risparmiarsi una grave inquietudine o una pesante punizione…»
 
Può anche consultare sull’argomento alcune delle prediche di P. Nazareno Taddei sj:
Vergognarsi di essere europeo? (12/11/2004)
Coscienza: ancora interrogativi (27/01/2004)
Europa senza Dio? (02/06/2003)
1° Maggio e verità (04/05/2002)
La coscienza (28/11/2001)
Elezioni e Papa in Siria (08/05/2001)
Cristiano e Politica (30/03/2000)
Dubbio politico di un cristiano (11/04/1999)
Votare o non votare? (15/12/1998)
È cristiano astenersi dal votare? (16/04/1996)
Dio e politica (08/04/1996)
 
Auguri d’ogni bene nel Signore. Cordialmente.
Don Adelio Cola (Torino 9 maggio 2007)