Quali colpe per il male nel mondo?

Rispondono Don Adelio Cola e Padre Giuseppe Pirola sj

21/11/2007
Il sig. R. S. scrive: « mia figlia, la più grande, di 15 anni, che frequenta gli scout e partecipa alla messa domenicale, non partecipa più alla vita della nostra parrocchia e sta passando quella fase di ribellione alle regole; fra le altre cose ha messo su il fidanzatino e a scuola e altri amici che incontra le prongono continuamente riflessioni contrarie alla morale Cristiana su temi importanti come la sessualità, la droga, la vita, la fede, ecc. L'altra sera al rientro dalla messa domenicale (XXXII del tempo ordinario, Vangelo "dei Sadducei") mi ha posto una domanda che mi ha messo in difficoltà: <Papà, perché muoino i bambini piccoli, quali colpe hanno, perché tanti giovani anche "bravi" muoino negli incidenti, perchè c'è tanta violenza nel mondo?>
Ho risposto che da quando nel mondo è entrato il peccato per la libertà che Dio ha lasciato all'uomo purtroppo il male la fà da padrone; tante volte poi il Signore permette certe "croci" per un bene che nell'immediato non riusciamo a vedere.
Però queste risposte non mi sono sembrate soddisfare al Sua richiesta (o forse sono io che non le trovo esaustive).
Padre, può darmi un aiuto?»
 
Rispondono Don Adelio Cola e P. Giuseppe Pirola sj:
 
L’esistenza del male nel nostro mondo è sempre stato motivo di domande problematiche, come quelle che Lei riferisce e che Le sono state rivolte da Chiara.
Quello che particolarmente impressiona è che “le disgrazie”, come siamo soliti definirle, colpiscano gli innocenti. Anche gli antichi hanno cercato risposta a tale problema e tra di essi l’autore d’un salmo del Vecchio Testamento, che ha trovato soddisfazione soltanto nella fede in Dio. Infatti, se noi riflettiamo, come si suol dire, limitandoci a considerare le cose dai tetti in giù e cioè riferendoci alla nostra breve vita nella terra che ci ospita, non riusciamo a spiegarci il motivo per cui i buoni e gli innocenti rimangano spesso vittime di soprusi e di gravi malattie e di incidenti che talvolta li portano alla morte.
Alla base dei nostri ragionamenti c’è un’idea che si potrebbe esprimere con una specie di proverbio popolare: “Chi fa bene trova bene e chi fa male trova male!” Sarebbe bello se succedesse sempre così! Purtroppo, però, le cose di solito non vanno in questo modo! E perché? Le risposte, che Lei ha dato a Sua figlia sono giuste ma difficili da accettare perché non corrispondono alle nostre attese. Noi vorremmo che si realizzassero subito le conseguenze della giustizia umana (almeno quando essa è …giusta!): “Bene al bene e male al male!”, ma, come si esprime un altro proverbio: “Dio non paga al sabato!” , come erano soliti fare i padroni d’una volta alla fine della settimana con i loro operai. Il Signore, cioè, di solito non ricompensa subito in questa vita chi vive bene. Egli praticherà la perfetta giustizia dopo la nostra entrata nella vita eterna.
E’ difficile e meritorio rinunciare alla nostra mentalità ed accettare PER FEDE la Volontà di Dio. Non dobbiamo pensare che “le disgrazie” che ci colpiscono siano punizioni di Dio, oppure che esse ci dimostrino che Egli ci ha dimenticati.
Alla domanda rivolta a Gesù, riferita dagli evangelisti, su chi avesse peccato (e quindi fosse stato punito) per il fatto che il figlio di genitori d’un cieco fosse nato senza aver mai potuto aprire gli occhi alla luce del sole, il divino Maestro rispose: “Né lui, né i suoi genitori ma soltanto perché si manifestasse la potenza di Dio”.
La risposta di Gesù valeva per tutti gli handicappati del suo tempo; vale anche per tutti coloro che rimangono vittime d’ingiustizie e di “disgrazie” nel nostro tempo.
Del resto, perché - possiamo chiederci - Gesù, innocente, Figlio del Padre, ha sofferto tanto in vita dalla nascita in una stalla alla morte in croce? Non certamente perché avesse peccato e quindi dovesse scontare delle responsabilità personali e perciò fosse stato abbandonato dal Padre e castigato in quel modo, tant’è vero che con la sua Risurrezione fu esaltato sopra tutte le creature in terra e in cielo.
Il mistero del dolore umano e della sofferenza, che colpiscono quaggiù buoni e cattivi, rimane tale e cioè mistero senza soluzione, se non accettiamo con FEDE che la risposta e la sua soluzione completa la conosceremo soltanto dopo la nostra breve vita terrena.
Per adesso ci conviene:
1. fare di tutto per prevenire, per quanto dipende da noi, le cause del male che potrebbe minacciare noi stessi e coloro che vivono con noi,
2. accettare con FEDE e tanta cristiana pazienza le prove della vita,
3. fidarci della promessa di Gesù che alla fine il bene trionferà e i buoni saranno ricompensati con un’eternità felice, in cui Egli stesso asciugherà le nostre lacrime e non ci saranno più sofferenze e morte. (Don Adelio Cola, 20 novembre 2007)
 

 
La prima risposta che ha dato è buona, ma va corretta l'idea che il male che colpisce ad es. i bambini sia colpa dei bambini, sia pena di una colpa; a esprimersi così si fa credere che il male sia la pena che Dio infligge per la colpa fatta, una legge che varrebbe per peccatori e innocenti. A sua figlia è stata suggerita una cosa vera, che la presenza delle sofferenze degli innocenti è uno scandalo o un'ingiustizia; la conclusione però - "Dio quindi non c'è" - è falsa. Sua figlia le sta riferendo un'obbiezione contro l'esistenza di Dio, un'obbiezione che le serve non per liberarsi dal male tanto meno per liberare dal male gli innocenti, ma per liberarsi di Dio, per essere libera di fare quel che crede.
La prima domanda che suggerirei: "figlia mia, mettiamo che Dio non ci sia: il male di cui parli resta lo stesso un problema da affrontare e risolvere o no? E come risolverlo? Con quale uso della libertà libereremo dal male noi e tutti le altre vittime del male?"
Comincia così il discorso sulla doppia faccia della libertà, l'essere padroni delle proprie decisioni con cui uno vive come decide e vuole, e diventa quell'uomo che vuole diventare (onesto, rispettoso della volontà altrui, amico degli altri, magari pronto a collaborare con chi vuole liberamente il mondo dal male e da sofferenze ingiuste ecc) oppure no e finisce con il subire alla fine l'effetto perverso individuale e sociale delle sue decisioni private. Potrà poi spiegare a sua figlia che la droga non libera certo la gioventù dal male, cioè dal rovinarsi la vita; che il sesso va bene, non se è il risultato di una passione cieca momentanea, sesso che si fa perchè si è perso il controllo di sè; ma se va con l'amore e l'amore rispettoso tra persone, per non ridurre la donna a preda e vittima del maschio, contro il movimento di liberazione della donna, ecc. Domandi a sua figlia: le scelte di vita che vuoi fare aiutano a liberare il mondo dal male di cui ti lamenti fino a imputare a Dio la causa di quel male che c'è, e che anche se Dio non ci fosse, ci sarebbe comunque? E non bisogna egualmente trovare, insieme ad altri, se non insieme a Dio, un'altra strada per eliminarlo?
Le sto suggerendo domande per avviare un colloquio con sua figlia. Le raccomnderei di starla ad ascoltare.Tutt' al più continueremo il dialogo anche tra lei e me, se lo troverà utile. (Giuseppe Pirola s.j., 20 novembre 2007)