Non riesco a confessare tutti i peccati: che posso fare?

Risponde Padre Giuseppe Pirola sj

06/06/2008
Domanda: «ho un problema: le mie confessioni sacramentali, da qualche tempo a questa parte, sono un po' reticenti. Ci sono cioè dei peccati, che io riconosco come tali, ma che io non riesco in nessun modo a dire al confessore - che peraltro è una persona di cui ho stima e fiducia.
Sono distrutta dal senso di colpa, ma più che altro mi piacerebbe trovare un modo per uscire da questo empasse.
Aiuto! e grazie. S. 27.05.08»
 
 
Risposta: La prima cosa che Le suggerisco, per poterle rispondere, è, se quando dice che certe cose sono peccato, sa con esattezza se sono peccati gravi o mortali, o di peccati leggeri o veniali. Nella confessione sacramentale può essere reticente quanto vuole; confessi quei peccati che ritiene o giudica di dovere confessare per migliorare la sua vita cristiana o che le togliessero la serenità. Per i peccati mortali, di cui sia certa, che siano mortali, d'averli fatti, di ricordarli nel momento della confessione, ha l'obbligo di confessarli una volta sola, dicendo ho peccato in forma grave contro questo o quel comandamento, senza scendere a particolari ulteriori, che lei non ha alcun obbligo di raccontare, né il confessore di chiedere. Il primo giudizio sulla sua vita cristiana o no, tocca a Lei darlo, non giudicandosi da sé stessa, o facendosi giudicare da altri uomini, ma solo in base alla parola di Dio. Ricorda? chi mi giudica è il Signore e io accolgo il suo giudizio. Le ho ricordato la dottrina della Chiesa. Il problema della reticenza in questo caso nasce dal fatto che lei non sappia giudicare con certezza se e quale tipo di peccato abbia commesso, e quindi non sa cosa debba dire o non dire al confessore, per fare bene la sua confessione. 
Ma il problema della reticenza può derivare da un altro motivo, fondamentale per una libera e buona confessione. Lei si confessa a Dio; il sacramento della confessione è innanzitutto incontro e esperienza della misericordia di Dio, non un colloquio con un prete, ed ha per oggetto la sua vita cristiana, non fatti psichici o altro; il prete ascolta la sua confessione e, ove veda che lei ha le disposizioni (pentimento e proposito) per essere assolta, le da la certezza con l'assoluzione orale che Dio l'ha perdonata. E quel che conta è il perdono di Dio, che l'aiuta a continuare fedelmente e con gioia nella sua vita cristiana. 
P. Giuseppe Pirola s.j. (6.06.08)