Gesù approverebbe la mia dipendenza dagli psicofarmaci?

Risponde P. Giuseppe Pirola sj

29/12/2009
«Salve, vorrei porre questa domanda che mi assilla. Sono un giovane di trent’anni. Sono molto fedele, prego regolarmente, vado a Messa, faccio la comunione. Però a causa di eventi passati poco piacevoli durante l’infanzia e l’adolescenza, spesso accuso depressione e ansie varie. Prendo da tanti anni psicofarmaci in misura molto discontinua e comunque a dosi blande. Premetto che le cure sono iniziate sotto prescrizione medica circa una decina d’anni fa. Purtroppo mi ritrovo ancora adesso che senza farmaci non riesco ad andare avanti. Chiedo a Dio la guarigione ma non arriva, mi ritrovo ad essere dipendente altrimenti mi tocca trascinarmi sia nel lavoro che nella vita privata. Secondo lei è “cristianamente” accettabile questo? Cosa penserebbe Gesù a riguardo dato che lui raccomandava tanto di affidarsi a lui per trovare conforto? Faccio peccato? La preghiera mi aiuta molto però purtroppo non basta per potermi fare vivere in maniera accettabile nella società odierna. Gesù approverebbe in quest’era gli psicofarmaci se servono per condurre una vita normale?»
 
 
Risponde P. Giuseppe Pirola sj
 
Io credo che Gesù accetti che lei viva una vita normale ricorrendo agli psicofarmaci, convivendo cioè con la sua malattia che ha lontane origini psichiche. Non si tratta di liberarsi da una dipendenza - me lo dice lei stesso - ma di curare la propria salute. Siccome è un buon cristiano le ricordo che le guarigioni del vangelo sono miracolose, sono cioè segno dell'identità di Gesù che è perciò il Cristo o il messia promesso agli Ebrei per la salvezza di tutti gli uomini. Questi segni il Signore li può fare anche oggi, ma non ha mai promesso di farli sempre a chi li chiede; e ha anche invitato a vivere le difficoltà della vita nella fede e amore costante per il Cristo, a portare con coraggio le croci che la vita ci riserva. Fraternamente
 
Giuseppe Pirola s.j.